Hans Kluge, direttore della sezione europea dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, ha rilasciato un'intervista al Telegraph sul post-lockdown europeo, il rischio di una seconda ondata di contagi e come ci dobbiamo preparare. "La decisione di togliere le restrizioni dev'essere guidata dai dati della sanità pubblica", spiega. "Sono molto preoccupato per una 'doppia ondata': in inverno potremmo avere una seconda ondata di contagi di COVID-19 assieme a un'altra di influenza stagionale o di morbillo". Dobbiamo prepararci a quello che verrà dopo. Molti paesi adesso stanno dicendo "non siamo come l'Italia", ma può succedere che vengano colpiti dalla seconda ondata, avverte Kluge. "Singapore e il Giappone hanno capito presto che non è il momento di festeggiare, ma è ora di prepararsi. Dobbiamo ampliare la capacità di risposta della sanità pubblica, degli ospedali, dei pronto soccorso e dei reparti di terapia intensiva. È quello che stanno facendo i paesi scandinavi. Loro non escludono una seconda ondata, ma sperano che sia localizzata e che possa essere gestita tempestivamente", spiega Kluge. Una seconda ondata (o anche una terza) è infatti molto probabile, avvisano gli esperti. E con un nuovo picco di contagi tornerebbero anche le restrizioni e i lockdown. "Questo virus potrebbe diventare un altro virus endemico della nostra società", spiega Mike Ryan, Executive Director dell'OMS. "Questo virus potrebbe non scomparire mai", precisa Ryan, che fa notare che la stessa cosa è accaduta con il virus HIV. La pandemia del nuovo coronavirus ha creato paure e disordini a livello internazionale, come inevitabilmente accade con le nuove malattie. È successo lo stesso 40 anni fa con l'AIDS, fa notare un articolo pubblicato su Science. Anche in questo caso, come accadde con l'AIDS, il cammino per controllare le infezioni più gravi di SARS-CoV-2 e ridurre la mortalità richiede strategie mediche ma anche sociali. Combinare queste strategie per la prevenzione è la lezioni più importante che abbiamo imparato dall'HIV. Per far fronte all'epidemia di AIDS sono stati determinanti il cambiamento del comportamento sessuale, la promozione dell'uso del preservativo e l'intervento del governo. Nel caso del COVID-19 i primi passi sono già stati fatti con l'intervento del governo attraverso le misure di restrizione e la promozione del distanziamento sociale, il cambiamento dei nostri comportamenti, l'uso delle mascherine nei luoghi pubblici affollati e al chiuso, l'igiene personale, etc. Questi comportamenti cambieranno quando capiremo meglio le regole della trasmissione del SARS-CoV-2, di cui ancora sappiamo molto poco. Una cosa è certa: dobbiamo imparare a convivere con questo virus, perché non scomparirà facilmente. "Speriamo per il meglio e prepariamoci al peggio", conclude Hans Kluge. Qui il nostro approfondimento su Fase 2 e ondate di ritorno.