Science ieri ha pubblicato una ricerca di un gruppo cinese che ha sperimentato un vaccino sviluppato in modo tradizionale che sembra funzionare sugli animali. Nei primi test preclinici condotti sugli animali, e in particolare sui macachi, ha funzionato proteggendo i primati dall’infezione da SARS-CoV-2. I ricercatori riportano che quando il vaccino è stato testato sui topi si è rivelato in grado di suscitare circa 10 volte più anticorpi contro la proteina “spike” del virus (quella che penetra nelle cellule) rispetto a quelli trovati nel siero dai pazienti guariti da COVID-19. Il vaccino, denominato “PiCoVacc”, è stato ricavato ricavato da virus inattivati purificati: si fa crescere il virus in laboratorio, lo si purifica e poi utilizzando delle sostanze chimiche o dei procedimenti fisici basati sul calore lo si inattiva in modo che non sia più in grado di replicarsi, quindi sia del tutto innocuo, ma ancora capace di stimolare correttamente il sistema immunitario. In questo caso, sostanzialmente, non si inietta più nel paziente un virus ma delle proteine inerti che stimolano una risposta contro il virus dal quale provengono. Da una procedura di questo tipo è arrivato, ad esempio, il vaccino contro la poliomielite messo a punto da Jonas Salk che, dall’aprile 1955 in poi fece crollare i casi di polio dai 58mila del 1952 ai 2500 del 1957 e ai 61 del 1965. Il team di scienziati cinesi ha lavorato su ceppi isolati da 11 pazienti ricoverati in diversi Paesi, dall’Italia alla Spagna. Così come per altri vaccini in sperimentazione, gli studi clinici sull'uomo dovrebbero iniziare entro la fine dell'anno. [Leggi l'articolo sul Corriere della Sera]