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Più democrazia contro la crisi: otto proposte per l’Italia

26 Ottobre 2011 3 min lettura

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Più democrazia contro la crisi: otto proposte per l’Italia

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Si può dire di tutto per commentare queste settimane surreali della storia d'Italia, ma non si può certamente affermare che non ci siano proposte sul tavolo della discussione politica.

Il Governo resta sordo ai suggerimenti dell'opinione pubblica, dei grandi gruppi, delle parti sociali, ma il dibattito è vivo, acceso e riguarda tutti. E finalmente unisce, perché parla dei problemi veri, della vita quotidiana, dell'economia e della giustizia sociale, di ciò che non è più accettabile e di ciò che, invece, non si può tagliare.

Abbiamo assistito con piacere e frustrazione al susseguirsi di proposte, alcune sacrosante, altre irricevibili.

Abbiamo notato un genuino interesse per il futuro del Paese, lontano dai particolarismi. E nello sfacelo generale abbiamo piantato qualche seme di speranza e abbiamo maturato la consapevolezza che, pur in un vuoto generale di classe dirigente, ci sono persone e soprattutto idee che ci tirerebbero fuori dai guai in tempi ragionevoli.

Qui le proposte di Alesina e Giavazzi, qui quelle di Civati che ha anche lanciato l'iniziativa per l'abolizione dei vitalizi. Segnaliamo, inoltre, l'iniziativa di Repubblica Agenda per l'Italia, le idee dei lettori.

Pur provenendo da basi teoriche ben diverse, quasi tutte le proposte sono state unite da un 'paradigma': il costo zero. E in questa espressione, del tutto ragionevole in tempi di crisi, abbiamo notato un'insidia, ossia l'idea che nel fornire ricette per uscire dalla crisi economica si usasse di nuovo l'economia come parametro onnicomprensivo.

Una proposta che è a costo zero dal punto di vista economico non è necessariamente 'gratis': i costi, a volte, sono altrove, e non sono inferiori.

Avere lo stesso denaro nel portafoglio ma avere meno diritti, meno prospettive di sviluppo e meno libertà di contrattazione lavorativa non vuol dire aver proposto riforme a costo zero, ma vuol dire aver anteposto l'economia alla politica, ossia aver nuovamente riprodotto il fondamento del neo-liberismo. Se la ricetta coincide col male, non servirà a guarire.

Per questo motivo abbiamo deciso di inserirci nella discussione provando a dare il nostro contributo con otto idee. Siamo partiti da un principio in cui crediamo fortemente: la qualità della democrazia è precondizione necessaria per uno sviluppo sostenibile e di lungo termine.

Senza rappresentanza non c'è pluralismo; senza pluralismo non c'è concorrenza; senza concorrenza non c'è trasparenza; senza trasparenza non c'è giustizia sociale; senza giustizia sociale non c'è equità; senza equità non c'è democrazia; senza democrazia non c'è rappresentanza.

Le nostre proposte hanno l'obiettivo di spezzare questo loop. Abbiamo provato a immaginare misure 'a costi zero': non solo gratuite (o con un ritorno certo del capitale investito), ma anche capaci di estendere i diritti individuali -collettivi invece di comprimerli.

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1. Modifiche legislative in tema di corruzione: ripristino falso in bilancio, introduzione dei reati di corruzione in affari privati, traffico di influenze illecite e autoriciclaggio, contrasto all'evasione fiscale sul modello statunitense. Blocco della prescrizione al rinvio a giudizio.

2. Tracciamento elettronico di tutte le transazioni superiori ad 500 euro.
3. Una legge rigorosa sul conflitto di interessi a tutti i livelli amministrativi.
4. Accesso ai dati e trasparenza sui procedimenti obbligatorio per tutte le pubbliche amministrazioni.
5. Incompatibilità totale tra le cariche elettive (legislative, esecutive), a partire dalle circoscrizioni fino alle istituzioni europee.
6. Accesso garantito alle reti di banda larga nei Comuni superiori a 1000 abitanti (una ricerca condotta da Ericsson, dimostra come ogni 10% di incremento di penetrazione di banda larga, genera un aumento del 1% del PIL; così come, per ogni 1000 nuovi utenti di banda larga, si creano 80 nuovi posti di lavoro).
7. Sgravi fiscali per la solarizzazione degli immobili, per chi costruisce edifici a impatto energetico zero per chi ristruttura migliorando l'efficienza energetica, per il recupero degli edifici storici e rurali abbandonati.

8. Obbligo di discussione di tutte le leggi di iniziativa popolare entro 6 mesi dalla consegna in Parlamento, previo filtro di legittimità da parte della Corte di Cassazione.

Dino Amenduni (con la collaborazione di Massimo RibaudoBruno SaettaAntonio ScalariPaolo Sinigaglia e Vincenzo Marino che ha solo sparato qualche IMHO e che ovviamente sottoscrive)
@valigiablu - riproduzione consigliata

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151 Comments
  1. carmelina

    bravi !!! sono con voi andate avanti e mandiamo a casa tutti i politici corrotti , mafiosi ,venduti.

  2. Ilda Marino

    Concordo con tutti i vostri otto punti Aggiungerei veramente a costo zero il ripristino a tutti i livelli di etica e moralità e di punizioni esemplari per chi non tiene un comportamento onesto

  3. Michele Nigro

    Legautonomie promuove una raccolta di firme per una petizione a sostegno della proposta per un Senato delle Autonomie. L’iniziativa mira a dare rappresentanza alle autonomie regionali e locali, consentendo in tempi più rapidi decisioni di indirizzo politico da sottoporre a tutti i livelli istituzionali di governo, dando così applicazione alla trasformazione federalista della Repubblica. Con la riforma si otterrebbe una riduzione fisiologica del numero dei Parlamentari eletti (512 alla sola Camera) e anche un freno ai costi della politica, con i nuovi Senatori già eletti per le istituzioni che rappresentano, dunque già titolari di un’indennità. Questa proposta, una delle tante sul tema e mai realizzata è a mio parere la "madre" di tutte le Riforme da farsi.

  4. Vincenzo

    suggerisco una possibile nona proposta: progressivo passaggio nel campo dell'assistenza ai disabili dalle indennità monetarie all'offerta di pacchetti di servizi. Farebbe crescere il terzo settore

  5. Nazzareno Prinzivalli

    Completamente condivisibile la filosofia, sottesa, della legalità come "reale" stimolo all'economia. Una sola, rilevante, perplessità: affermare che per ogni nuovi 1000 utenti di banda larga si possano generare 80 nuovi posti di lavoro mi pare, a dir poco, eccessivo. E la fonte, mi si perdoni la malizia, mi consolida tale dubbio. L'azzeramento del digital divide è importantissimo...ma non gli attribuiamo effetti "taumaturgico-berlusconiani"! :-)))

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