Sono di questi giorni le immagini dell’atteso ritorno alla normalità nelle strade di Wuhan, reduce da due mesi di chiusura quasi totale delle attività economiche e produttive per contrastare la prima ondata di epidemia di Covid-19. Allo stesso modo, molti Paesi europei si preparano ora alla definizione di modalità e tempistiche per l’uscita dal lockdown. Dopo Pasqua l’Austria riaprirà i negozi al dettaglio e i grandi parchi pubblici cui seguiranno, in previsione di nuovi cali dei contagi, scuole e ristoranti. La Danimarca riaprirà asili e scuole primarie dal 15 aprile, e quindi ristoranti e luoghi di ritrovo. In Germania, le cui misure di contenimento sono estese fino al 19 aprile, sono in corso valutazioni su un possibile sblocco graduale accompagnato da tracciamento e confinamento dei contagiati, e sull’edificazione di strutture dedicate ad accogliere i pazienti che potrebbero necessitare in terapia intensiva. In Italia, la definizione dell’ingresso in “fase 2” ha scatenato un acceso dibattito politico, economico e sociale. Come insegna l’esperienza in Cina, il rischio concreto è che le misure di allentamento della quarantena possano scatenare una seconda importante ondata di contagi, di cui si temono le nuove conseguenze. Serve una strategia di uscita. L’Italia, primo epicentro occidentale dell’epidemia, si trova ora a tracciare la rotta della ripresa, seguita a ruota da molti paesi nel mondo. Si tratta di un momento delicato. In questo articolo sono presentati i principali fattori in gioco. [Leggi l'articolo su Scienza in Rete]