Avere prodotto gli anticorpi, infatti, non significa non essere contagiosi. «Ecco perché questi test vanno bene per valutare gruppi di popolazione, ma sono pericolosi su una singola persona — sostiene Pregliasco, virologo dell’università Statale di Milano —: se ho un falso positivo, il soggetto penserà di essere immune e potrebbe infettare altre persone. Anche se si parla del 3% è comunque un rischio: non può essere l’unico paramento per programmare la ripartenza». «Alla ripresa o facciamo milioni di tamponi, e non è sostenibile, o troviamo una via alternativa — conferma Massimo Galli, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano —. Per risolvere il problema dei falsi positivi e dare la patente di immunità potremmo sottoporre a tampone tutte le persone che hanno sviluppato gli anticorpi. Se si saranno anche negativizzate, potranno tornare operative senza prendere precauzioni. Verosimilmente sono guarite e non contagiose». [Leggi l'articolo sul Corriere della Sera]