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Hong Kong: la protesta degli elmetti gialli. Medici, giornalisti, funzionari pubblici contro le violenze della polizia

5 Agosto 2019 9 min lettura

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Hong Kong: la protesta degli elmetti gialli. Medici, giornalisti, funzionari pubblici contro le violenze della polizia

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Hong Kong, prima vittoria dopo mesi di proteste: annunciato il ritiro della legge sull'estradizione

Aggiornamento 4 settembre 2019: Una prima vittoria per i manifestanti che da mesi protestano a Hong Kong. Carrie Lam, capo dell’esecutivo di Hong Kong, ha infatti annunciato in tv il ritiro del disegno di legge di estradizione che da giugno ha innescato proteste e manifestazioni di piazza, con l’arresto di oltre mille persone. Più volte, in passato, la leader aveva ribadito che il progetto di legge era “morto”, ma, di fatto, non era mai stato ritirato.

La normativa avrebbe consentito l'estradizione di sospetti criminali in alcuni paesi tra cui Cina, Macao e Taiwan, oltre ai 20 Stati con cui Hong Kong ha già firmato accordi. Nonostante le rassicurazioni da parte delle autorità, i cittadini sono scesi in piazza perché convinti che il provvedimento avrebbe fornito a Pechino uno strumento potente per fare pressione sulle autorità locali mettendo a rischio l'incolumità dei cittadini e oppositori al governo. Associazioni che si battono per la difesa dei diritti umani denunciano da tempo processi non equi e violazione dei diritti umani in Cina.

Oltre al ritiro della legge sull'estradizione, i manifestanti hanno avanzato altre 4 richieste: le dimissioni di Carrie Lam, un'inchiesta indipendente sulle violenze della polizia denunciate dai manifestanti durante le proteste, il rilascio degli arrestati, il suffragio universale. Riguardo a queste rivendicazioni, la leader ha affermato che non ci sarà un’indagine indipendente sulle azioni della polizia, ma che il caso deve essere lasciato all'IPCC (cioè l’organo che vigila sull’operato della polizia), che la richiesta di amnistia è inaccettabile e che il suffragio universale deve essere discusso in un'atmosfera pacifica.

Repubblica scrive che tra le prime reazioni del campo democratico e sui forum dei giovani si ripete la frase "troppo poco e troppo tardi". Adam Ni, ricercatore presso la Macquarie University di Sydney, ha spiegato infatti che il ritiro della legge non soddisferà i manifestanti perché la natura del movimento di protesta si è trasformata e ingrandita nelle ultime 13 settimane e nuove richieste (come abbiamo visto) sono state avanzate: «Se Carrie Lam non fa ulteriori passi, possiamo aspettarci che le proteste continuino». Anche per Verna Yu, giornalista che scrive da Hong Kong, sembra improbabile che la decisione di Carrie Lam possa fermare l’azione dei manifestanti: “Molti residenti di Hong Kong, così come i manifestanti, hanno promesso di continuare a manifestare”.

 

Per il nono fine settimana consecutivo i cittadini di Hong Kong sono scesi in piazza partecipando a una serie di manifestazioni anti-governative organizzate da giovedì a domenica in vista dello sciopero di oggi che bloccherà la città intera.

Leggi anche >> Hong Kong, le proteste per la difesa della democrazia e la strategia del caos coordinato

Sono quelli degli elmetti bianchi e gialli - non più degli ombrelli, che contraddistinsero le proteste pacifiche del 2014 per ottenere il suffragio universale - copricapi che hanno non solo uno scopo pratico ma anche un valore simbolico perché proteggono la testa in situazioni pericolose ma allo stesso tempo inviano un messaggio di forte determinazione.

Se ne vedono in tutta la città, come racconta Quartz, perché le persone li indossano mentre svolgono le rispettive attività quotidiane, come forma di protesta silenziosa. Gli studenti di medicina li hanno messi per andare in classe, un impiegato di una nota azienda di abbigliamento ne ha indossato uno mentre lavorava alla cassa, alcuni li hanno usati scrivendovi messaggi.

Li hanno messi anche i giornalisti durante la conferenza stampa della polizia, in segno di protesta contro l'uso eccessivo della forza.

Un elmetto è stato messo perfino sul capo della Dea della Democrazia, una statua esposta all'università cinese di Hong Kong.

Sono stati in molti ad indossarli anche nel corso di questo lungo weekend di proteste, iniziato giovedì con un flash mob organizzato dagli operatori del settore finanziario. Venerdì sera, invece, è stata la volta di migliaia di dipendenti pubblici che hanno manifestato contro il governo al termine della giornata lavorativa, inviando un messaggio di forte malcontento nonostante fossero stati avvertiti che l'adesione avrebbe violato il codice di buona condotta che prevede neutralità politica.

“I funzionari pubblici sono al servizio del capo dell'esecutivo e del governo in carica con totale lealtà e al meglio delle loro capacità, indipendentemente dalle proprie convinzioni politiche", aveva precisato in una dichiarazione il governo.

2 agosto 2019, la protesta dei dipendenti pubblici Lam Yik Fei per The New York Times

Non è dello stesso avviso Joseph Wong, funzionario del governo in pensione, in passato alla guida dell'amministrazione pubblica, che ha detto: «Il codice dell'amministrazione pubblica non riguarda solo la neutralità politica. La prima frase, che ho scritto io, intende salvaguardare lo Stato di diritto. Lo Stato di diritto è superiore alla nostra lealtà verso qualsiasi funzionario, qualsiasi capo dell'esecutivo. Nessuno è al di sopra di esso».

Come racconta il New York Times, alcuni dipendenti hanno dichiarato di aver aderito alla contestazione a causa del ritardo con cui la polizia è intervenuta durante i pestaggi subiti dai dimostranti, lo scorso 21 luglio, da parte di alcune persone non identificate in una stazione ferroviaria, in contrapposizione agli arresti immediati dei manifestanti antigovernativi.

Gli organizzatori hanno stimato la partecipazione di oltre 40.000 persone venerdì, inclusi i manifestanti non impiegati nel settore pubblico. Secondo la polizia erano presenti circa 13.000 persone.

«Sono arrabbiata perché il governo ci sta trascurando», ha dichiarato Maggie Cheng, dipendente del dipartimento per gli Affari interni di Hong Kong, aggiungendo di essere rammaricata poiché la polizia è diventata uno strumento politico nelle mani del governo.

Sempre nella giornata di venerdì sono scesi in piazza anche gli operatori del settore medico per condannare la violenza della polizia contro manifestanti, medici, giornalisti e astanti. Arisina Ma, presidente dell'Associazione dei medici di Hong Kong, ha affermato che gli arresti di manifestanti all'interno degli ospedali hanno dissuaso le persone dal cercare cure e ha anche criticato l'uso eccessivo di gas lacrimogeni contro i manifestanti e contro i civili non coinvolti nelle proteste.

Nella notte tra venerdì e sabato, in una città rurale nell'area nord-est di Hong Kong, sono scoppiati disordini con la polizia che ha usato spray al pepe contro una folla riunitasi all'esterno di una stazione di polizia dove un attivista politico locale, Andy Chan, e altri manifestanti erano stati arrestati.

Anche sabato, al termine di una marcia pacifica, i manifestanti si sono scontrati, fino a notte inoltrata, con la polizia in diverse località di Kowloon. La polizia, in tenuta antisommossa, ha lanciato gas lacrimogeni e spray al pepe sulla folla che occupava le strade principali e le aree esterne alle stazioni di polizia.

Urlando lo slogan “Riappropriamoci di Hong Kong, la rivoluzione dei nostri tempi” i dimostranti hanno occupato entrambe le corsie di Nathan Road, un'arteria principale, costruendo barricate improvvisate e disegnando graffiti antigovernativi sui divisori stradali.

3 agosto 2019, Nathan Road May James/HKFP

La polizia ha poi riferito che in relazione ai disordini di sabato sono state arrestate 20 persone con le accuse di partecipazione a manifestazione non autorizzata e violenze.

Migliaia sono stati dimostranti che hanno marciato domenica a Tseung Kwan O.

In mattinata i residenti avevano distribuito ai partecipanti alla protesta buoni pasto, cibo e scorte di vario genere.

La manifestazione pacifica a Tseung Kwan O ha minacciato di diventare violenta quando un gruppo di dimostranti ha lanciato mattoni contro una stazione di polizia, utilizzando fionde improvvisate, e rompendone le finestre. Altri hanno lanciato uova e illuminato l'edificio con laser, hanno bloccato le strade e smantellato ringhiere per costruire barricate.

Nel corso della serata i manifestanti hanno cercato di sfuggire alla polizia antisommossa organizzando dei flash mob, sparpagliandosi e fuggendo all'ultimo minuto prima che arrivassero gli agenti.

I dimostranti, che hanno rinunciato a partecipare a una manifestazione che avrebbe dovuto aver luogo nel distretto occidentale di Hong Kong perché la polizia si era preparata a difendere l'ufficio di collegamento della Cina, obiettivo di precedenti disordini, si sono spostati ad est, verso Causeway Bay, un importante quartiere commerciale dove hanno occupato le strade principali e interrotto il traffico. La polizia ha sparato diversi colpi di gas lacrimogeno contro i manifestanti che però si sono spostati velocemente.

«Sono venuto per sostenere Hong Kong. Stiamo mostrando al governo di avere coraggio», ha raccontato al Guardian Peter Tsang, 32 anni, che ha preso parte alla marcia a Tseung Kwan O.

«Hanno partecipato molte persone e aumenteranno sempre di più finché Carrie Lam non uscirà dal suo nascondiglio». Sono trascorse due settimane, infatti, dall'ultima apparizione pubblica del capo dell'esecutivo di Hong Kong.

I manifestanti hanno mostrato cartelli con scritto "Polizia, vergogna" e hanno srotolato striscioni che chiedono il ritiro della legge sull'estradizione che ha dato il via, a partire dallo scorso mese di giugno, alle proteste e che sebbene, come dichiarato da Lam, sia "morto", non è stato mai ritirato definitivamente. Alla richiesta del ritiro del provvedimento si sono progressivamente aggiunte altre istanze: dimissioni di Lam, nuove elezioni, dietrofront da parte del governo nel definire “rivolte” le manifestazioni del 12 giugno, rilascio incondizionato di tutti i manifestanti arrestati e inchiesta indipendente sulle violenze della polizia contro i partecipanti alle proteste.

Nell'arco della giornata di domenica i giornali di stato hanno pubblicato vari articoli per condannare i manifestanti che hanno gettato in mare una bandiera cinese. In un editoriale dell'agenzia di stampa Xinhua si legge: "Chiunque distrugga 'un paese, due sistemi' avrà una responsabilità storica. Il governo centrale non rimarrà a guardare lasciando che questa situazione prosegua".

inmedia.net via HKFP

Nella notte di domenica, in un parco a Wan Chai, lanci di pietre e graffiti hanno preso di mira la statua d'oro a forma di Bauhinia Blakeana, donata dal governo centrale l'1 luglio 1997 quando Hong Kong è ritornata sotto il dominio cinese.

Molti manifestanti presenti alle marce hanno urlato "lunedì sciopero", per ricordare ai cittadini di unirsi alle proteste previste oggi in tutta la città.

Manifestazioni simultanee si terranno in sette dei 18 distretti di Hong Kong. Caffetterie e negozi hanno apposto cartelli per informare la clientela che gli esercizi sarebbero stati chiusi, mentre i lavoratori del settore dei trasporti hanno scelto di rimanere a casa.

Mercoledì scorso 31 luglio, in occasione di un ricevimento per celebrare il 92esimo anniversario dell'Esercito popolare di liberazione (PLA) di Hong Kong, è stato diffuso un video in cui sono state mostrate forza e abilità dell'esercito cinese. Durante i festeggiamenti Chen Daoxiang, capo delle forze armate cinesi a Hong Kong, ha affermato che i disordini stanno seriamente minacciando la vita e la sicurezza della popolazione e non dovrebbero essere tollerati, sottolineando di essere "determinato a proteggere la sovranità nazionale, la sicurezza, la stabilità e la prosperità di Hong Kong".

Il comandante del PLA ha anche ribadito il suo "fermo" sostegno al capo dell'esecutivo di Hong Kong, Carrie Lam, nonché alle forze di polizia di Hong Kong per "applicare rigorosamente la legge".

L'intervento di Chen Daoxiang ha fatto seguito a quello di Tung Chee-hwa, primo capo dell'esecutivo di Hong Kong in carica dal 1997 al 2005, che ha accusato gli Stati Uniti e Taiwan di aver orchestrato le proteste che stanno scuotendo l'ex colonia britannica.

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Tung ha infatti dichiarato che "politici stranieri e forze anti-cinesi per vari motivi" stanno lavorando "per infondere paura tra la gente e minare il rapporto tra la terraferma e Hong Kong", mettendo in guardia i cittadini affinché non siano "usati".

In una dichiarazione rilasciata nelle prime ore di oggi, a seguito di quanto accaduto negli ultimi quattro giorni ed in vista dello sciopero odierno, il governo di Hong Kong ha affermato che "il deteriorarsi della situazione" ha mostrato che le proteste "si stanno diffondendo e stanno spingendo Hong Kong sull'orlo di una situazione molto pericolosa".

Foto in anteprima AP Photo/Vincent Yu via Quartz

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