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La Lega di Salvini: dai 49 milioni euro alla rete sovranista internazionale passando per Mosca alla conquista del Sud Italia

28 Febbraio 2019 14 min lettura

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La Lega di Salvini: dai 49 milioni euro alla rete sovranista internazionale passando per Mosca alla conquista del Sud Italia

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Il sito americano BuzzFeed pubblica l'audio dell'incontro a Mosca e conferma la trattativa per finanziare la campagna elettorale europea della Lega

Aggiornamento 11 luglio: Ieri il sito americano BuzzFeed News ha reso pubblico l’audio di un incontro avvenuto all’Hotel Metropol di Mosca tra tre uomini russi, Gianluca Savoini, ex portavoce del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e uomo di collegamento nei rapporti con la Russia, e altri due italiani non meglio identificati, per negoziare una trattativa di compravendita di gasolio che avrebbe poi consentito di finanziare la campagna elettorale della Lega in vista delle elezioni europee dello scorso maggio.

L’articolo di BuzzFeed riprende, in realtà, parte di un’inchiesta dei giornalisti dell’Espresso Giovanni Tizian e Stefano Vergine contenuta nel libro uscito lo scorso febbraio “Il libro nero della Lega” (Laterza Editore). Tizian e Vergine scrivono, infatti, di essere stati testimoni di un incontro avvenuto all’Hotel Metropol di Mosca tra tre russi e Savoini, dopo un convegno organizzato da Confindustria al Lotte Hotel (sempre a Mosca), al quale aveva partecipato anche Salvini, e di aver ascoltato i contenuti dei colloqui di cui successivamente BuzzFeed ha ottenuto l’audio. I virgolettati citati sia nel libro che nell’articolo del sito americano (che riporta a parte la trascrizione di tutta la conversazione) sono, infatti, pressoché identici.

La trattativa riguarderebbe la cessione di tre milioni di tonnellate di gasolio da parte di una compagnia russa e acquistate da un’azienda italiana. Nell’audio, a vendere sarebbe la compagnia di Stato russa Rosneft e a comprare l’azienda di Stato italiana, Eni. Il gasolio verrebbe venduto in 6 mesi o in un anno con uno sconto minimo del 4% sul prezzo Platts, il principale riferimento del settore, che – dice uno degli interlocutori italiani intervenuti nella discussione – sarebbe stato sufficiente per “sostenere una campagna”. Le parti si accordano con la promessa che tutto lo sconto ottenuto superiore al 4% sarebbe stato restituito ai russi. A pagare non sarebbe stata direttamente Eni: i soldi sarebbero passati attraverso una banca europea, i russi suggeriscono Banca Intesa Russia e gli italiani rispondono dicendo che nel consiglio d’amministrazione c’era un “loro uomo”, Andrea Mascetti.

Sia BuzzFeed sia Tizian e Vergine scrivono che non sono in grado di dire se la trattativa sia andata o meno in porto. Quel che è certo è che la trattativa c'è stata, come testimonia l'audio, e che si stava cercando un escamotage per finanziare la campagna elettorale europea della Lega. “Il tutto – scrivevano i due giornalisti dell’Espresso nel libro – discusso a Mosca da un uomo, Savoini, che non avrebbe alcun titolo per occuparsi di petrolio né tantomeno dei finanziamenti della Lega”.

Giornalista all'Indipendente e a La Padania, poi portavoce di Maroni, attualmente vicepresidente del Corecom Lombardia e presidente dell’associazione Lombardia Russia, e definito dai media russi “il consigliere di Matteo”, Gianluca Savoini è sempre stato presente durante le visite ufficiali di Salvini a Mosca, pur non avendo un ruolo ufficiale nel governo. Ha partecipato anche alla recente cena governativa per Putin organizzata dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, di cui ha twittato un video.

Subito dopo l’uscita del libro, Tizian e Vergine hanno contattato il ministro dell’Interno Salvini per chiedere conto dell’incontro ma non hanno ricevuto risposta, mentre Savoini e Ilya Dzhus, il portavoce del vicepremier russo Dmitry Kozak, hanno smentito l’esistenza di qualsiasi conversazione. L’audio ottenuto da BuzzFeed, però, smentisce Savoini, che in un’intervista a Repubblica oggi dice di non riconoscere la sua voce e di non ricordare i contenuti di quei colloqui.

Tra l’articolo di Buzzfeed e il libro di Tizian e Vergine c’è una sola discrepanza e riguarda quanti soldi sarebbero finiti nelle casse della Lega se la trattativa fosse andata in porto. Per il sito americano, 65 milioni di dollari, per i due giornalisti dell’Espresso 3 milioni di euro.

Durante la conversazione avvenuta a Mosca, uno degli interlocutori italiani parla dell’architettura della trattativa. Buzzfeed riporta il virgolettato così: “The planning made by our political guys was that given a 4% discount, 250,000 [metric tons] plus 250,000 per month per one year, they can sustain a campaign”. Nel libro di Tizian e Vergine, invece, si legge: “Il piano fatto dai nostri political guys è semplice. Dato lo sconto del 4%, sono 250mila al mese per un anno. Così loro possono sostenere la campagna”.

BuzzFeed parla, dunque, di 250mila tonnellate di gasolio, Tizian e Vergine non specificano di cosa si stia parlando, se di denaro o petrolio, e interpretano – come si legge nelle righe immediatamente successive al virgolettato riportato – i 250mila come i dollari che al mese sarebbero finiti nelle casse della Lega, “cioè 3 milioni di euro in tutto”.

Buzzfeed ha fatto calcolare a degli esperti a quanto sarebbe ammontato il 4% di 3 milioni di tonnellate di gasolio in base al prezzo del greggio nel mese in cui è stata condotta la trattativa e il risultato è di 5,5 milioni al mese per un totale di 65 milioni di dollari in un anno.

Salvini ha annunciato querela così come aveva fatto ai tempi della pubblicazione delle inchieste dell'Espresso. Querela che però, come ha affermato il direttore Marco Damilano, non è mai arrivata.

In questo articolo avevamo recensito il libro di Tizian e Vergine che va molto al di là della trattativa e ricostruisce come la Lega si è sostenuta economicamente, dotata di una nuova classe dirigente al Sud e si è mossa sui territori locali e internazionali, costruendo una rete in tutta Italia che tiene insieme estremismo di destra, ex democristiani in grado di gestire ampi bacini elettorali, imprenditori, cattolici conservatori provenienti dal movimento Pro Vita e dalle associazioni internazionali che animano il Congresso Mondiale delle Famiglie (che quest’anno si è tenuto a Verona), intermediari di lungo corso in grado di costruire relazioni internazionali soprattutto nell’est Europa e in Russia, in particolare. Nel libro si parla anche del ruolo di Armando Siri, indagato recentemente per corruzione dalle procure di Roma e Palermo e revocato dal ruolo di sottosegretario al ministero delle Infrastrutture.

Esce oggi 28 febbraio Il libro nero della Lega (Laterza Editore), scritto da Giovanni Tizian e Stefano Vergine. I due autori già si erano fatti conoscere nell’ultimo anno per le inchieste sulla Lega, in particolare quella sui 49 milioni di euro .

Leggi anche >> Tutto quello che c’è da sapere sui 49 milioni di euro truffati allo Stato dalla Lega e poi spariti

Il libro è stato lanciato con un’anticipazione sull’Espresso, annunciata sul sito del settimanale e disponibile nel numero di domenica 24 febbraio. Nell’anticipazione si parla di un incontro avvenuto all’Hotel Metropol di Mosca, il giorno successivo a un convegno organizzato da Confindustria al Lotte Hotel Lotte (sempre a Mosca), al quale ha partecipato Matteo Salvini, Ministro dell’Interno e Segretario della Lega. L’incontro all’Hotel Metropol avrebbe visto tra i suoi protagonisti tre uomini russi e Giovanni Savoini, ex portavoce del vicepremier e uomo di collegamento nei rapporti con la Russia. Al centro dell’incontro, una trattativa per finanziare la Lega attraverso una compravendita di gasolio, già portata avanti a distanza tra Savoini e una società, la Avangard Oil & Gas, poi uscita di scena. I soldi sarebbero serviti per finanziare la campagna elettorale della Lega in vista delle elezioni europee del prossimo maggio.

Nell’edizione cartacea del settimanale vengono presentati i due capitoli del libro che descrivono il contesto e alcuni dettagli della trattativa che avrebbe dovuto portare 3 milioni di euro nelle casse del partito guidato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini da utilizzare per finanziare la campagna elettorale in vista delle elezioni europee 2019.

Il primo capitolo (pubblicato online alcuni giorni fa) ricostruisce l’ordito in cui si muovono alcune società nate negli ultimi anni, “con scarsa attività economica, ma all’interno delle quali si trovano personaggi che uniscono la Lega all’estrema destra, italiana ed europea. Un filo nero-verde che porta dritti alla propaganda pro-Putin e all’ideologo del «fascismo perfetto», il filosofo ortodosso Aleksandr Dugin”.

Il secondo capitolo è quello che riguarda più da vicino i contenuti della trattativa, “portata avanti in questi mesi nel più assoluto riserbo. Riunioni, viaggi, email, strette di mano e bozze di contratti milionari. Da un lato del tavolo uno dei fedelissimi di Salvini, dall'altro pezzi pregiati dell'establishment putiniano. Al centro, uno stock di carburante del tipo "Gasoil EN 590 standards Udsl". Almeno tre milioni di tonnellate di diesel, cedute da una compagnia russa e acquistate da un'azienda italiana. Una compravendita grazie alla quale il Cremlino sarebbe in grado di rifocillare le casse del partito di Salvini alla vigilia delle europee del prossimo maggio. Il condizionale è d'obbligo, perché nel momento in cui scriviamo non sappiamo se l'affare si è concluso. Possiamo però indicare con certezza diversi fatti che compongono questa trama internazionale ambientata tra Roma, Milano e Mosca. E soprattutto possiamo rivelare gli obiettivi dichiarati: sostenere segretamente il partito di Salvini. La forza politica di destra che attualmente cresce di più in Europa. Capace, dicono i sondaggi, di fare da traino agli altri movimenti sovranisti del Vecchio Continente”, scrivevano domenica scorsa Tizian e Vergine nel presentare i contenuti del libro.

I due giornalisti parlano della trattativa senza sapere se si sia effettivamente conclusa. Ma in questa incertezza, fanno presente nel libro, si pongono comunque aspetti di rilevanza pubblica:

Nel momento in cui abbiamo terminato questo libro, non sappiamo com’è andato a finire l’affare, se l’accordo è stato siglato e in che termini. Se quello che abbiamo ascoltato si è tradotto in pratica, però, ci troveremmo di fronte a un clamoroso paradosso. Quello di un partito nazionalista, la Lega di Salvini, finanziato per la prossima campagna elettorale europea da un’impresa di Stato straniera, la russa Rosneft. La principale forza di governo italiana sostenuta da Putin, il nemico numero uno della Ue. Il tutto discusso a Mosca da un uomo, Savoini, che non avrebbe alcun titolo per occuparsi di petrolio né tantomeno dei finanziamenti della Lega.

Tizian e Vergine specificano anche di aver chiesto a Matteo Salvini se, la sera stessa del convegno di Confindustria, abbia o meno incontrato in sede riservata Dmitry Kozak, vicepremier russo e tra i più fidati uomini di Putin, come risulterebbe - scrivono Tizian e Vergine - da alcuni stretti collaboratori di Salvini. Il Ministro dell’Interno non ha mai risposto alle email.

L’anticipazione è rimbalzata tanto in Italia quanto all’estero, in particolare su Twitter. In un primo momento è passato erroneamente il messaggio: “Putin ha dato 3 milioni di euro alla Lega”.

Successivamente la notizia e il contenuto dell’anticipazione sono stati rilanciati con maggiore precisione da alcune testate estere, tra cui Guardian, Mediapart e Black Sea. Gli articoli ricostruiscono quanto scritto dai due giornalisti specificando anche che al momento dell’uscita del libro non era stato possibile appurare se la trattativa fosse andata a buon fine o meno.

In Italia, l’articolo non suscita grandi reazioni. Alcuni deputati del Partito Democratico presentano un’interrogazione al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al ministro degli Esteri, Enzo Moavero, per chiedere che il ministro dell’Interno chiarisca su quanto rivelato dai due giornalisti dell’Espresso, mentre Savoini su Sputnik Italia smentisce ogni trattativa. Sempre Sputnik riporta le dichiarazioni di Ilya Dzhus, il portavoce vicepremier russo Dmitry Kozak, che smentisce qualsiasi incontro tra Kozak e Salvini e dice che l’inchiesta di Tizian e Vergine si basa su teoremi senza fondamento.

Nei giorni successivi, incalzato dal direttore dell’Espresso, Marco Damilano durante “Maratona Mentana”, la diretta televisiva su La7 per seguire l’esito delle elezioni regionali in Sardegna, Matteo Salvini non ha negato di aver incontrato esponenti del governo russo nella notte tra il 17 e il 18 ottobre in occasione del suo viaggio a Mosca per intervenire al convegno di Confindustria presso il Lotte Hotel. «Ho incontrato tanti esponenti del governo russo, non mi ricordo cosa ho fatto l’altroieri difficilmente mi ricordo cosa ho fatto il 17 ottobre, (...) ma se avessi incontrato il ministro che ha la delega all’energia in Russia come faccio in altri paesi lo riterrei assolutamente non solo legittimo ma doveroso», ha dichiarato Salvini. A Damilano che sottolineava come questo incontro non fosse previsto nell’agenda ufficiale, Salvini ha risposto «se volete fare attacchi politici va bene, io adoro la libertà di stampa e le inchieste giornalistiche. Ma se andate a cercare soldi in Lussemburgo o alle Cayman andrete avanti per anni e non troverete niente».

Ma al di là della trattativa, è interessante la ricostruzione della rete internazionale (e non) in cui si muovono esponenti della Lega, rappresentanti di multinazionali e piccole società, consiglieri vicini al partito di Matteo Salvini, intermediari e figure politiche vicine al partito di Putin e allo Stato russo. Tizian e Vergine hanno sicuramente il merito di restituire l’ampiezza del campo d’azione di tutti questi soggetti e di tratteggiare i profili di alcuni protagonisti. Dalla lettura del libro emerge un quadro in cui si evidenzia il ruolo strategico della Lega per la Russia (all’interno degli equilibri tra i diversi paesi all’interno dell’Unione europea in vista delle prossime elezioni) e per quelle imprese che fanno affari a Mosca e che vedono nel partito guidato da Matteo Salvini un soggetto in grado di poter intervenire nell’Ue per mitigare le sanzioni nei confronti dello Stato russo e favorire gli investimenti.

È quindi opportuno, al di là di questo clamore iniziale, prendere Il libro nero della Lega e ripulire il rumore che si è creato attorno, perché già dalla prefazione e nonostante il titolo - che richiama alla memoria il Libro nero del comunismo - siamo di fronte a un’operazione giornalistica improntata all’anglosassone “accountability”, dando ai lettori gli strumenti per potersi fare un’idea e avere gli elementi utili per potersi districare tra le tante notizie che circolano. Una intera sezione del libro è infatti dedicata ai documenti citati più volte nei capitoli, lasciando quindi ai lettori la possibilità di riscontrare quanto riportato.

Tirando le fila di due anni di lavoro, Tizian e Vergine indagano il contesto di governance del partito, dalle inchieste sui rimborsi elettorali che sarebbero stati truffati dalla Lega allo Stato negli anni scorsi (e che hanno l’ex leader della Lega Nord, Umberto Bossi, e l’ex tesoriere del partito, Francesco Belsito, condannati in secondo grado a Genova rispettivamente a 1 anno e 10 mesi e a 3 anni e 9 mesi per truffa ai danni dello Stato), alla rete della cosiddetta internazionale sovranista (che va da Trump a Putin), come la definiscono i due giornalisti nel libro, passando per la costruzione della Lega nel Sud Italia.

Il libro nero della Lega

Il libro si divide in tre parti e propone una contronarrazione fattuale a tre dichiarazioni rilasciate in questi anni da Matteo Salvini: «Non ho mai visto quei soldi» (a proposito dei 49 milioni di rimborsi elettorali truffati allo Stato), «Nessun riciclato» (in riferimento alla classe dirigente del partito al Sud Italia), «Putin è un grande, lo penso gratis» (riguardo ai rapporti tra Lega e Russia). Ognuna di queste affermazioni del leader leghista non trova poi riscontro alla prova dei fatti all'interno del libro.

I tre capitoli intorno ai quali si articola il volume, oltre a mettere in discussione le dichiarazioni del ministro degli Interni, connettono aspetti e vicende che, nella cronaca quotidiana, restano magari separati, contribuendo nel loro insieme a dare un quadro complessivo di come la Lega si è sostenuta economicamente, dotata di una nuova classe dirigente al Sud e si è mossa sui territori locali e internazionali, costruendo una rete in tutta Italia che tiene insieme estremismo di destra, ex democristiani in grado di gestire ampi bacini elettorali, imprenditori, cattolici conservatori provenienti dal movimento Pro Vita e dalle associazioni internazionali che animano il Congresso Mondiale delle Famiglie (che quest’anno si terrà a Verona e di cui avevamo parlato diffusamente in questo articolo), intermediari di lungo corso in grado di costruire relazioni internazionali soprattutto nell’est Europa e in Russia, in particolare.

Il primo capitolo – “«Non ho mai visto quei soldi»” – ricostruisce le inchieste giornalistiche e le indagini e il processo della magistratura (che ha portato alle condanna confermate in appello dell’ex leader della Lega Nord, Umberto Bossi, e l’ex tesoriere del partito, Francesco Belsito, per truffa ai danni dello Stato) sui circa 50 milioni di euro sottratti alle casse dello Stato con la truffa dei rimborsi elettorali. Due di questi sono stati trovati sui conti della Lega, gli altri sono "spariti" e ora gli inquirenti sono sulle tracce di questi soldi.

L’attuale segretario e ministro dell’Interno, Salvini, ha sempre sostenuto di non aver mai visto quei soldi e che i conti della Lega sono stati prosciugati. Ma nel libro Tizian e Vergine smentiscono questa versione. Secondo l'inchiesta dei due giornalisti, Roberto Maroni e Matteo Salvini hanno utilizzato una parte dei 48 milioni di euro frutto della truffa, investendola in prodotti finanziari (tra cui anche titoli su cui un partito politico per legge non può investire), e hanno spacchettato un’altra destinandola a sezioni locali del partito e “verso altri conti intestati a società della galassia leghista”.

Nel secondo capitolo – «Nessun riciclato» – viene descritto come Salvini costruisce la classe dirigente del partito in Sicilia, Calabria e Campania, coinvolgendo figure da lungo tempo impegnate in politica sul territorio, figli di politici di lungo corso provenienti spesso dall’ambiente democristiano, in alcuni casi coinvolti in vicende giudiziarie. È questo il caso, ad esempio, di Angelo Attaguile e Filippo Drago nella Sicilia Orientale, il primo figlio di un senatore democristiano, già sottosegretario alle Finanze nei governi Rumor e Colombo e poi ministro della Marina Mercantile, il secondo figlio di un ex sindaco di Catania, a sua volta 8 volte sottosegretario. In Calabria e in Campania, invece, il partito finisce con il coinvolgere figure vicine all’estrema destra e, in Campania, all’ex coordinatore campano del PdL Nicola Cosentino, condannato nel 2016 in primo grado dal tribunale di S. Maria Capua Vetere a 9 anni per concorso esterno in associazione camorristica nel processo cosiddetto Eco4.

Ma è l’ultimo capitolo – «Putin è un grande, lo penso gratis» – quello in cui vengono ricostruite le fila di tutto. L’ultima parte è dedicata alla cosiddetta svolta sovranista della Lega e a come diversi soggetti hanno tessuto una serie di connessioni su più livelli (politici, economici, imprenditoriali) in cui un grande polo di aggregazione è costituito proprio dal Congresso Mondiale delle Famiglie.

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“Se dovessimo dare una forma al fronte sovranista che si sta affermando in Europa, forse la piramide è quella che calza meglio”, spiegano Tizian e Vergine. In cima ci sarebbero Trump e Putin, accomunati dall’obiettivo di tirare, ognuno dal proprio lato, l’Europa. Sotto al vertice ci sono i partiti di destra che potrebbero coalizzarsi in una sorta di Lega delle Leghe: la Lega di Salvini e il Rassemblement National di Marine Le Pen, aggregati all’Europarlamento in un gruppo che si chiama “Europa delle Nazioni e della Libertà”, fondato nel giugno 2015, quando Salvini era ormai da oltre un anno segretario federale. E poi: gli austriaci dell’FPÖ, il Partito per la Libertà dell’olandese Geert Wilders, i polacchi di Kongres Nowej Prawicy, gli indipendenti belgi di Interesse Fiammingo. “A questi partiti – proseguono i due giornalisti – si uniscono ideologicamente i cosiddetti paesi di Visegrad, e cioè i governi di Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria. Questo è il blocco visibile. Ciò che tutti possono notare. Sullo sfondo, però, l’alleanza è ancora più ampia. Parte da Russia e Usa e arrivano ai partiti dell’estrema destra neofascista”.

In questo contesto, Tizian e Vergine spiegano che la Lega è strategicamente importante sia per Mosca, che punta a non avere sanzioni dall’Unione europea, sia per tutti quegli imprenditori italiani (tra cui anche Scordamaglia di FederAlimentare e il gruppo Cremonini, che ha nella sua galassia Roadhouse, Chef Express, Manzottin) interessati a continuare a fare affari in Russia. È in questa cornice che il capitolo sulla trattativa assume senso. Al di là dell’esito finale, mostra come oggi la Lega possa avere un ruolo strategico e rilevante negli equilibri politici e imprenditoriali. Le pagine scritte dai due giornalisti lasciano forte la sensazione che questo percorso non stia nascendo oggi, sia stato tracciato da tempo e, anzi, si stia consolidando in un nucleo politico, sociale e culturale.

Foto in anteprima:  Alessandro Di Marco/Ansa – via Panorama

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