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Il Popolo della Rete in piazza imbavagliato

21 Maggio 2010 3 min lettura

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Il Popolo della Rete in piazza imbavagliato

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Di fronte alla norme del centrodestra sulle intercettazioni «per l'opposizione è doverosa ogni pratica ostruzionistica». Lo dice Pier Luigi Bersani all'assemblea del Pd intervenendo sulla discussa norma voluta dal governo. «La giusta esigenza di eliminare l'abuso delle intercettazioni e la loro conseguente diffusione, si sta ribaltando in norme che danneggiano gravemente le indagini e - sottolinea Bersani  - mettono un bavaglio all'informazione sconosciuto a ogni Paese democratico».

Intanto in piazza Montecitorio si raduna il popolo del web. “No alla riforma delle intercettazioni che mette il bavaglio alla stampa e le manette alla magistratura licenziata dalla Commissione Giustizia del Senato". Il 'popolo delle rete' torna in piazza con sit-in e “speaker's corner” contro le nuove norme sulle intercettazioni, all'esame del Senato. L'appuntamento è davanti a Montecitorio a Roma. Ma altre manifestazioni si sono svolte a Napoli e in altre città.

"I cittadini italiani non vogliono la censura che scaturirebbe da questa norma. Parmalat, i fatti di Genova e tante altre inchieste esplose in questi anni sarebbero passate senza nessuna informazione se il ddl intercettazioni fosse già stato in vigore", denunciano gli organizzatori "Ma soprattutto per noi - popolo della rete - con le nuove norme verrebbe di fatto impedito di diffondere le libere informazioni come facciamo da quando abbiamo scoperto che il web è anche uno spazio di libera circolazione delle notizie".

In piazza anche l'ex garante per la privacy, Stefano Rodotà: «Quello che sta accadendo è un cambiamento di regime. Si sta toccando l'articolo 21 della Costituzione» mentre «la Corte europea dei diritti dell'uomo ha fatto sentenze che se fossero legge dovrebbero far vergognare chi ha scritto questa legge. Conoscere per deliberare, diceva Einaudi. Questa -sottolinea l'ex garante- è la democrazia». «Ritengo -spiega ai cronisti Rodotà- che sia possibile tutelare la privacy delle persone non implicate nelle indagini senza arrivare a queste conclusioni». «Quando si attacca la possibilità di informazione dei cittadini -conclude- si tocca uno dei cardini della democrazia».

Ancora più dura Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd, a margine dell'assemblea nazionale dei democratici. Quando arriverà in aula «faremo di tutto perché il ddl sulle intercettazioni, nel testo attuale, non venga approvato. E quando dico di tutto vuol dire che useremo ogni strumento che abbiamo a nostra disposizione e anche forme non ortodosse di protesta». Poi invita «i senatori della maggioranza a ragionare su questo provvedimento e non a dire soltanto sì, sì». Per la capogruppo questo ddl «lede il diritto all'informazione» e ha «un effetto di censura» che «non è accetabile in un paese democratico».

All'appello contro la "legge bavaglio" sulle intercettazioni hanno già aderito quasi 120.000 persone, gruppi, sindacati e associazioni e hanno dato il loro sostegno i costituzionalisti Valerio Onida, Gaetano Azzariti, Lorenza Carlassare, Mario Dogliani, molti giornalisti, editori come Giuseppe Laterza e Lorenzo Fazio di Chiarelettere, le associazioni Articolo 21, Free Hardware Foundation, Il Popolo Viola, Valigia Blu, Festival Internazionale del Giornalismo, i sindacati Usigrai, Unione degli Studenti, e poi Current Tv, Wikimedia Italia, Boicotta il Biscione e tantissimi altri. "Chiediamo a tutti di partecipare imbavagliati" al sit in di oggi, dove sarà allestito uno speaker's corner dal quale "ciascuno potrà manifestare il proprio dissenso".

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