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L’orso polare in fin di vita, il cambiamento climatico e un video ingannevole per una buona causa

14 Dicembre 2017 4 min lettura

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L’orso polare in fin di vita, il cambiamento climatico e un video ingannevole per una buona causa

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Nei giorni scorsi i media di tutto il mondo hanno rilanciato un video del National Geographic in cui si vede un orso polare che vaga alla ricerca di cibo nell’isola di Baffin, in Canada. Le immagini dell’animale denutrito e sofferente, che si trascina sulla terra ferma priva di ghiaccio, sono diventate il simbolo degli effetti del cambiamento climatico sulla fauna artica.

Il video è opera di Paul Nicklen, fotografo del National Geographic e co-fondatore della Ong ambientalista SeaLegacy. Nicklen lo ha pubblicato anche sul profilo Facebook, invitando le persone a collaborare con la sua organizzazione per salvare il pianeta.

Tutti i media che hanno ripreso la storia hanno sottolineato un fatto: l'orso stava morendo di fame per colpa del cambiamento climatico.

Leggi anche >> Riscaldamento globale e cambiamenti climatici: la sfida che non possiamo perdere

L'orso stava davvero morendo di fame "per colpa del cambiamento climatico"? Probabilmente no.

Dopo essere diventato virale, il video ha ricevuto però diverse critiche. Come scrive il quotidiano canadese National Post, infatti, è più probabile che l’orso si trovi in queste condizioni per motivi del tutto estranei al riscaldamento globale.

L’articolo riporta l’opinione del biologo Jeff Higdon, secondo il quale “l’orso sta soffrendo la fame, ma (secondo me) non è denutrito a causa dell’improvvisa scomparsa del ghiaccio che gli impedisce di cacciare foche”, scrive. Gli orsi polari possono sopravvivere per lunghi periodi dell’anno durante il disgelo estivo. “È più probabile che abbia problemi di salute”.

Il cambiamento climatico rappresenta un pericolo reale per questa specie, ma come fa notare il ricercatore dell’Università di Alberta Ian Stirling, esperto in orsi polari, tutto dipende dalla zona in cui vivono. Il protagonista del video virale vive in una zona nella quale la popolazione di orsi è stabile. Sul lato sud-orientale dell’isola è stato registrato persino un aumento nel numero di animali. È solo nell’angolo nord-orientale, vicino alla Groenlandia, che gli orsi si trovano in una situazione più precaria.

Una campagna di sensibilizzazione pericolosa

Queste immagini, ricorda il National Post, non sono opera di uno scienziato o di un documentarista indipendente. Sono state realizzate durante una spedizione organizzata da SeaLegacy, un’organizzazione che per le sue campagne di comunicazione realizza dei viaggi proprio allo scopo di catturare immagini forti che abbiano un certo impatto sull’opinione pubblica. Nessuno è a conoscenza delle vere cause della malnutrizione dell’animale, come ha dichiarato successivamente l’autore del video sul National Geographic e in un’intervista per il Washington Post.

Ancor più rilevante, SeaLegacy non ha menzionato il fatto che le immagini fossero state girate ad agosto, quando la scomparsa del ghiaccio è naturale nell’habitat degli orsi polari di quella regione.

La critica mossa dagli esperti è che campagne di questo genere siano controproducenti, proprio per l’uso ingannevole di certe immagini. Ricorrere a un caso particolare che nei fatti non presenta nessuna correlazione con il cambiamento climatico, con l'obiettivo di sensibilizzare le persone (e raccogliere fondi), è scorretto. Secondo la stessa logica, qualcuno potrebbe usare la foto di un orso polare sano per dire che non c'è nessun pericolo.

Il biologo dell'università di Sherbrooke, Marco Festa-Bianchet, fa questa analogia: "Il riscaldamento globale causato dall'uomo è un problema serio e importante. Ed è reale. Affermare che [il cambiamento climatico] è vero a causa di un video di un orso malato è come affermare che è una bufala perché ieri ha nevicato nel sud del Texas".

Se parliamo di riscaldamento globale, servirsi di un caso particolare come prova delle proprie argomentazioni è pericoloso, a maggior ragione se si sostiene di farlo per una “buona causa”. Questo è il motivo per cui gli scienziati non usano informazioni aneddotiche per mettere in guardia sul riscaldamento globale o sul pericolo di estinzione di alcune specie. Piuttosto, basano le proprie affermazioni sui dati raccolti durante gli anni.

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Il video virale di SeaLegacy presenta un problema innanzitutto etico: è giusto creare una notizia ingannevole se si è spinti da buoni propositi? Ma c’è anche un aspetto più pragmatico da tenere in considerazione: l’uso di informazioni inesatte a sostegno di una realtà come quella del cambiamento climatico non è forse controproducente? Certo, toccare i sentimenti delle persone può spingerle a donare, ma se questa "manipolazione emotiva" avviene usando informazioni imprecise il rischio che si corre è quello di consegnare armi argomentative ai negazionisti del cambiamento climatico.

Questo non vuol dire che gli orsi di quella regione siano al sicuro: il cambiamento climatico è un problema in continua evoluzione. L'aumento della temperatura e l'allargarsi dei periodi di disgelo oltre i limiti stagionali possono tradursi nella scomparsa di questa specie. Anche in quella zona.

(Foto: Cristina G. Mittermeier / National Geographic)

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