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L’Etimacello: #Inutile

31 Luglio 2013 2 min lettura

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L’Etimacello: #Inutile

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Stravedo. Sono folle d’amore per le parole. Innamorata pazza, dedita, devota. Così delicate, ironiche, salate. Mi sono detta: usiamole, amiamole, impieghiamole tutte nelle loro infinite sfaccettature, ammiriamole da ogni loro scintillante angolazione, stuzzichiamole, spremiamole, mastichiamole. Piangiamole e ridiamole a crepapelle.

Interveniamo di fronte al macello dell’etimologia. Dove il giornalismo è paralitico, dove tecnicismi e inglesismi pietrificano significati e radici, giochiamole: per restituir loro fluidità, valore, potenza. Dignità.

 

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Dal latino in-utilem, contratto da in-utibilem, inutile, vano e vuoto, sterile, superfluo. Inane, infruttuoso. Inefficace e infecondo, che è di troppo, che trabocca, che è più del bisognevole e del conveniente. L’inutile non reca alcun vantaggio nel mondo, né frutto dal suo investimento. L’inutile è fin falso, impossibile, incomprensibile, assurdo, nocivo per la vita. Chi promuove l'inutile è un unto inetto inudito. È inutile che ti passi la lacca e ti fai i boccoli, il santo è di marmo e non suda. Inutile è lo sforzo per sfuggire alla propria natura, per allontanarsi dalla propria essenza, per contrastare le proprie inclinazioni; inutile il giudizio non richiesto, inutile la predica di chi non dà l'esempio. Il vuoto assoluto: la vertigine dell’abisso, l’incommensurabile dell’immenso, il nulla, il buco nero della propria coscienza afflitta. L’opera che è inutile - l’attività che è infruttuosa - non serve proprio a niente, mi dicono dalla regia, una regia esperta di utilitarismo e profitto, sudore e suicidio. E se poi l’inutile, il vuoto, il niente, l’assoluto nulla, fosse invece più benefico e salvifico di ogni altra cosa? Se dal nulla nasce tutto, se in tutto questo pieno il vuoto cura, allora l’inutile non è forse utile a stare bene? Non è forse la poesia - la bellezza, l’amore, il diletto - la meravigliosa espressione della vita che prende il sopravvento sulla morte?

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