Se fallisce pure la ‘società civile’ dopo però tocca a noi (e poi voglio vedere)
1 min letturaNegli ultimi anni la politica ha implacabilmente fallito. Dopo aver abdicato al proprio ruolo, affidando ai Tecnici™ la gestione della cosa pubblica per qualche mese, ha infine costruito il mito della Società Civile™ come costola presentabile dei partiti, una good company dalla quale pescare nomi a caso da proporre agli elettori come personaggi spendibili e intanto conquistare qualche nuovo voto e apparire OK.
Imprenditori, sportivi, professionisti di vario tipo, i membri della Società Civile™ hanno invaso il parlamento a bordo di vecchi e nuovi partiti. Sono al governo, presiedono camere, capeggiano gruppi d'opposizione (fanno tutto).
Alcuni membri della Società Civile™ come - per esempio - Valentina Vezzali, ex campionessa di scherma prestata al montismo, hanno collezionato fin qui due presenze in Parlamento, col 98,7% di assenze causa "missioni". Irene Tinagli, economista dell'Università di Madrid e deputato di Scelta Civica, risulta assente esattamente due volte su tre (per dirne un paio).
E così la deprimente parabola dei grillini, o quella dell'ex ministro Idem. È come se anche lo strato di tessuto di Società Civile™ apposto sopra quello lacerato della politica - e a quello in viscosa viola semitrasparente dei Tecnici™ - stesse cominciando inesorabilmente a strapparsi.
Ma cosa succede se anche la Società Civile™ fallisce? Se falliscono anche i pragmatici manichini sventagliati sulle teste degli elettori, quale altro livello sarà necessario sfondare? Quale categoria si dovranno inventare? La Società Civile della Società Civile™? Un tipo di Società™ con un altro aggettivo? E se toccasse a noi? Non facciamo scherzi™ (non credo).
(CIAO A TUTTI è una specie di rubrica satirica™).