Post Fuori da qui

Le menzogne di Israele sulla strage dei paramedici della Mezzaluna Rossa

9 Aprile 2025 7 min lettura

Le menzogne di Israele sulla strage dei paramedici della Mezzaluna Rossa

Iscriviti alla nostra Newsletter

7 min lettura
Massacro dei paramedici a Gaza: le truppe dell'IDF hanno sparato indiscriminatamente per oltre tre minuti, anche a bruciapelo

Aggiornamento 24 aprile 2025: Domenica scorsa lo Stato Maggiore delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) ha reso pubblici i risultati dell’indagine sull’uccisione di 15 operatori umanitari a Rafah da parte dell’unità Sayeret Golani dell’IDF. In base al rapporto, la strage dei paramedici sarebbe stata causata da “errori professionali” che hanno messo in pericolo gli stessi soldati israeliani. Il vicecomandante della Brigata Golani sarà destituito per le sue responsabilità sul campo e per “aver fornito un rapporto incompleto e impreciso durante la ricognizione dei fatti”, mentre un altro comandante sarà sottoposto a provvedimenti disciplinari per “la sua responsabilità generale nell'incidente”.

Secondo la ricostruzione dell'IDF, i soldati hanno sparato sugli operatori umanitari che viaggiavano in ambulanza e su un camion dei pompieri a causa della “scarsa visibilità notturna” e hanno poi violato gli ordini sparando a un veicolo delle Nazioni Unite che è passato 15 minuti dopo, uccidendo l'autista. 

L'esercito ha negato nel suo rapporto che ci sia stato “fuoco indiscriminato” e ha sostenuto che sei degli uomini uccisi erano militanti di Hamas, accuse che le agenzie umanitarie coinvolte negano. Nessuna delle vittime era armata.

Tuttavia, secondo una ricostruzione di Haaretz le conclusioni cui è giunto l’esercito sono quantomeno parziali. I materiali contenuti nei documenti dell’IDF mostrano che: 1) i soldati hanno sparato sui veicoli in modo continuo per tre minuti e mezzo, anche a bruciapelo, ricaricando più volte le armi, nonostante i tentativi degli operatori umanitari di identificarsi soldati hanno ricaricato i caricatori più volte mentre sparavano a 12 operatori umanitari che cercavano di identificarsi; 2) prima della sparatoria, le forze armate erano state allertate per un aumento del traffico di ambulanze nella zona; 3) i veicoli umanitari si trovavano su un percorso autorizzato che non richiedeva alcun permesso speciale; 4) l'intera zona era buia ed era impossibile non notare le luci lampeggianti dell'ambulanza. 

In base alla ricostruzione fornita dall’IDF, nella notte tra il 23 e il 24 marzo, le forze israeliane si erano nascoste in vista di un assalto a sorpresa al quartiere di Tel al-Sultan a Rafah, dove secondo l'esercito un numero significativo di combattenti di Hamas stavano cercando di riorganizzare la Brigata di Rafah. L'ordine di evacuazione doveva essere dato ai residenti locali alle 8 del mattino e l'offensiva a sorpresa aveva lo scopo di costringere i militanti alla fuga.

Il primo mezzo di soccorso colpito si è trovato a passare lungo il percorso dove era appostata la brigata dell’IDF. Il vicecomandante della unità Golani avrebbe deciso di sua iniziativa di modificare la missione che gli era stata assegnata e ordinato all'intera forza di prepararsi a sparare sull'ambulanza che si stava avvicinando.

Quando l'ambulanza stava per passare vicino alla forza, i soldati hanno aperto il fuoco, uccidendo due soccorritori e arrestando un'altra persona.

Alle 5 è poi arrivato il convoglio con le ambulanze e il camion dei pompieri, tutti con i fari accesi, e il vicecomandante ha detto che, convinto che le persone uccise nel primo attacco fossero affiliate ad Hamas, ha ordinato di aprire il fuoco. 

A quelli equipaggiati con mitragliatrici è stato ordinato di sparare dalla posizione di imboscata, mentre al resto delle forze è stato ordinato di caricare verso il convoglio. La distanza tra il convoglio e i soldati era compresa tra i 20 e i 30 metri, il che significa che l'intera forza poteva vedere chiaramente, anche attraverso gli apparecchi di visione notturna, che le persone non erano militanti armati, ma personale medico.

I soldati hanno raggiunto la squadra di soccorso in pochi secondi e hanno sparato continuamente per circa tre minuti e mezzo, anche dopo che era chiaro che l’altra parte era disarmata e nonostante le grida degli operatori umanitari che cercavano di identificarsi.

Poi è arrivato il veicolo delle Nazioni Unite, giunto con i fari accesi nel tentativo di segnalare la sua presenza alle forze dell'IDF presenti sul posto. Il funzionario delle Nazioni Unite non è sceso dal veicolo né si è avvicinato ai soldati, ma il vice comandante del battaglione ha deciso di sparare ugualmente, uccidendolo.  

L'agenzia umanitaria delle Nazioni Unite, la Mezzaluna Rossa e il servizio di protezione civile di Gaza hanno respinto i risultati dell'indagine militare israeliana.

Per giorni l’esercito israeliano ha sostenuto di aver aperto il fuoco prima contro un’ambulanza della Mezzaluna Rossa e poi un convoglio, composto da ambulanze, camion dei pompieri e veicoli del ministero della Sanità di Gaza e un’auto delle Nazioni Unite, perché stavano “avanzando in modo sospetto” verso le truppe delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) viaggiando senza fari o segnali di emergenza accesi. Nell’attacco, avvenuto il 23 marzo a Rafah, una settimana dopo che Israele aveva rotto il fragile cessate il fuoco con Hamas, erano stati uccisi 15 paramedici e soccorritori palestinesi, tra cui almeno un dipendente delle Nazioni Unite. Ma un video proveniente da un telefono delle vittime ha contraddetto la ricostruzione dell’accaduto da parte dell’IDF e ha costretto l’esercito israeliano a cambiare versione. Un ufficiale militare israeliano, che ha parlato in condizioni di anonimato, ha detto che il resoconto fornito sull'accaduto è “errato”.

Secondo quanto ricostruito nei giorni scorsi dal Guardian, il 23 marzo alle 4,20 del mattino un’ambulanza della Mezzaluna Rossa, diretta a raccogliere i feriti di un attacco aereo a Rafah, viene colpita da Israele a Hashashin. Due paramedici vengono uccisi. Un sopravvissuto, Munther Abed, viene arrestato e interrogato. 

Poche ore dopo, viene inviato a recuperare i corpi dei due paramedici il convoglio composto anche da un’auto delle Nazioni Unite. Anche questo convoglio viene attaccato. Sei giorni prima, Israele aveva posto fine al cessate il fuoco durato due mesi e aveva ripreso la campagna militare contro Hamas e altri gruppi militanti a Gaza con pesanti bombardamenti aerei e operazioni di terra.

Il video di quasi sette minuti, che secondo quanto riferito dalla Palestine Red Crescent Society (PRCS) è stato recuperato dal telefono di Rifat Radwan, uno degli uomini uccisi, registrato dall'interno di un veicolo in movimento, smentisce la versione israeliana: mostra un'autopompa rossa e ambulanze viaggiare di notte con i fari accesi e le luci di emergenza lampeggianti. Nel filmato si vede il veicolo fermarsi accanto a un altro che era uscito di strada. Le ultime immagini mostrano due uomini scendere dalla loro vettura per esaminare il veicolo fermo: a quel punto scoppia una sparatoria e lo schermo diventa nero. 

Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno dichiarato che l’accaduto è ancora sotto inchiesta: “Tutte le richieste, compresa la documentazione diffusa sull'incidente, saranno esaminate in modo approfondito per capire la sequenza degli eventi e la gestione della situazione”.

“Quello che sappiamo al momento è che la persona che ha fornito la prima testimonianza si è sbagliata. Stiamo cercando di capire perché”, ha aggiunto il funzionario che ha parlato in condizioni di anonimato.

Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), i volontari della Mezzaluna Rossa e i lavoratori della protezione civile erano in missione per soccorrere i colleghi che erano stati colpiti poco prima da colpi di arma da fuoco, quando i loro veicoli, contrassegnati in modo inequivocabile e quindi chiaramente identificabili, sono stati oggetto di un pesante fuoco israeliano nella zona di Tel al-Sultan a Rafah. 

Un consulente forense, che ha esaminato cinque corpi, afferma che in alcuni casi ci sono prove di omicidi in stile esecuzione, basate sulla posizione “specifica e intenzionale” dei colpi sparati a distanza ravvicinata. In un video girato sul posto, Jonathan Whittall, capo ad interim dell'Ocha nei territori palestinesi occupati, afferma che i morti sono stati uccisi “uno ad uno” e poi sepolti in una fossa comune.

La ricostruzione dell’accaduto non è la sola cosa a tornare. I media israeliani, informati dai militari, hanno riferito che le truppe hanno identificato almeno sei dei 15 morti come membri di gruppi militanti e hanno ucciso un membro di Hamas di nome Mohammed Amin Shobaki.

Tuttavia, nessuna delle quindici persone uccise si chiama così. Il funzionario ha rifiutato di fornire prove o dettagli su come sono state fatte le identificazioni, dicendo che non voleva condividere informazioni riservate.

Anche Abed, il volontario sopravvissuto al primo attacco e interrogato per ore, e Whittall hanno negato la presenza di terroristi nel personale paramedico: “Si tratta di squadre di paramedici che ho incontrato personalmente in precedenza”, ha detto. “Sono stati sepolti con le loro uniformi e i guanti. Erano pronti a salvare vite umane”.

E non torna neanche la spiegazione data da Israele per aver seppellito i corpi in una fossa comune. Il funzionario militare israeliano ha detto che le truppe avevano informato le Nazioni Unite dell'incidente lo stesso giorno e inizialmente avevano coperto i corpi con reti mimetiche fino a quando non potevano essere recuperati, seppellendoli solo in un secondo momento una volta che le Nazioni Unite non avevano raccolto i corpi.

L'ONU ha confermato di essere stata informata dall’esercito della presenza dei corpi delle quindici vittime ma ha anche aggiunto di non aver potuto avere accesso all’area da parte di Israele per diversi giorni. I corpi erano stati seppelliti accanto ai loro veicoli distrutti: ambulanze chiaramente contrassegnate, un camion dei pompieri e un'auto dell'ONU.

Il presidente della Mezzaluna Rossa nella Cisgiordania occupata, Younis al-Khatib, ha chiesto un'indagine internazionale.

"Perché hanno nascosto i corpi? Chiediamo di formare una commissione d'inchiesta internazionale indipendente e imparziale sulle circostanze dell'uccisione deliberata degli equipaggi delle ambulanze nella Striscia di Gaza”, ha detto al-Khatib. “Non è più sufficiente parlare di rispettare il diritto internazionale e la Convenzione di Ginevra. Ora è richiesto alla comunità internazionale e al consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di attuare la punizione necessaria contro tutti coloro che sono responsabili".

Negli ultimi 18 mesi di guerra, le forze israeliane hanno condotto attacchi che hanno ucciso centinaia di operatori sanitari e il personale delle ONG e delle organizzazioni delle Nazioni Unite, compresi i cittadini stranieri che lavorano a Gaza. Sei membri di World Central Kitchen, tra cui il britannico James Kirby, sono morti in un prolungato attacco israeliano sui loro veicoli contrassegnati in modo inequivocabile. Ma finora sono stati pochi i soldati che hanno risposto delle loro azioni. 

Iscriviti alla nostra Newsletter


Come revocare il consenso: Puoi revocare il consenso all’invio della newsletter in ogni momento, utilizzando l’apposito link di cancellazione nella email o scrivendo a info@valigiablu.it. Per maggiori informazioni leggi l’informativa privacy su www.valigiablu.it.

I giornalisti uccisi nel conflitto Israele-Hamas

Intanto proseguono gli attacchi. Un giornalista palestinese è stato ucciso e molti altri sono stati feriti lunedì scorso, quando Israele ha colpito una tenda dei media vicino all'ospedale Nasser a Khan Younis. Domenica scorsa 44 persone sono morte sotto un nuovo attacco israeliano.

 

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


CAPTCHA Image
Reload Image

Segnala un errore