Collusioni fasciste e false informazioni sulle fonti di finanziamento: le indagini sul candidato filorusso Călin Georgescu
5 min letturaMercoledì 26 febbraio 2025, Călin Georgescu, il vincitore del primo turno delle elezioni presidenziali di novembre-dicembre 2024, è stato incriminato per incitamento ad azioni contro l'ordine costituzionale, comunicazione di informazioni false, false dichiarazioni in merito alle fonti di finanziamento della campagna elettorale e dichiarazioni patrimoniali, oltre che di costituzione di un'organizzazione di carattere fascista.
Ma le proteste che stanno infiammando Bucarest negli ultimi giorni di marzo si devono alla più recente decisione dell’Ufficio Elettorale Centrale di respingere la sua candidatura applicando due decisioni della Corte costituzionale: la numero 2 dell’ottobre 2024 con la quale si respingeva la candidatura di Diana Șoșoacă e la numero 32 del 6 dicembre 2024 che annullava le presidenziali.
Le accuse
A dicembre, la Corte costituzionale rumena aveva annullato le elezioni presidenziali per ingerenze da parte di attori esterni che avrebbero promosso la candidatura di Călin Georgescu con un’intensa campagna su TikTok. La vicenda è proseguita con ulteriori indagini che hanno recentemente sottoposto il candidato a controllo giudiziario per 60 giorni. Georgescu è accusato di incitamento ad azioni contro l'ordine costituzionale, comunicazione di informazioni false, false dichiarazioni in merito alle fonti di finanziamento della campagna elettorale e dichiarazioni patrimoniali, oltre che di costituzione di un'organizzazione di carattere fascista.
Secondo quest’ultima accusa, Georgescu sarebbe legato a un’organizzazione fascista legata a Marian Motocu, un residente di Craiova accusato di incitamento all'odio e alla violenza contro gli ebrei. I procuratori affermano che Motocu sia dietro la creazione di "41 per la Romania", un'associazione che promuoveva messaggi antisemiti e registrata presso l'Ufficio delle invenzioni e dei marchi dall'agosto 2021. L’organizzazione si fondava su gruppi locali sparsi per il paese che miravano a "reclutare nuovi membri per coagulare un nucleo estremista di destra sotto l'ombrello di un movimento nazionale che alla fine avrebbe commesso violenza contro ebrei, politici, giudici, partiti politici e stranieri, al fine di stabilire un regime basato sui principi del nazionalismo estremista".
Oltre a intercettazioni che legherebbero Georgescu a Motocu, il dossier sull’ex candidato presidente contiene dichiarazioni riguardanti la Guardia di Ferro (o Movimento Legionario), il partito fascista rumeno attivo tra il 1927 e il 1945, e il maresciallo Ion Antonescu, Primo Ministro rumeno responsabile della deportazione degli ebrei dal suo paese. Le dichiarazioni di Georgescu risalgono al 2020, 2021 e 2024, e alcune sono state riprodotte dal sito web G4Media. Secondo Georgescu, Antonescu era: "Un uomo estremamente coraggioso, un uomo forte che arrivò nei momenti più drammatici della nazione rumena e che non ebbe la forza di stargli accanto (...) Era un eroe che dovrà essere profondamente rispettato quando verrà scritta la vera storia."
Sebbene queste possano apparire accuse poco gravi agli occhi di alcuni lettori, c’è da dire che la meno famosa Diana Șoșoacă, parlamentare europea e leader del partito di estrema destra SOS Romania, è stata esclusa dalla corsa alle presidenziali del 2024 sulla base di presupposti molto simili. I giudici della Corte Costituzionale hanno ritenuto che la sua retorica aggressiva e xenofoba fosse incompatibile con i valori democratici della Costituzione rumena.
I legami con la Russia
Nelle ultime settimane si sono anche intensificate le indagini sui possibili legami di Georgescu con la Russia. Questa indagine nasce sull’onda lunga del rapporto reso noto dall’ex Presidente Iohannis sulla campagna elettorale in favore di Georgescu su TikTok. Il Ministero degli Interni aveva dettagliato come tra il 13 e il 26 novembre, un centinaio di influencer rumeni con un seguito collettivo di 8 milioni di profili abbiano promosso la candidatura di Călin Georgescu negli ultimi giorni di campagna elettorale. Gli influencer in questione sono stati pagati dalla Russia e molto spesso manipolati nella loro attività di sponsorizzazione di Georgescu.
A parte questo, non sono emerse informazioni sostanziali tra il legame di Georgescu con la Russia. Di recente, il Ministero degli Affari Esteri rumeno ha dichiarato l'addetto militare russo a Bucarest Viktor Makovski, e il suo vice, Yevgeni Ignatiev, persone non grate, e proprio il nome di quest’ultimo è comparso nei documenti associati a Georgescu.
Un altro elemento del legame di Georgescu con la Russia viene dal suo capo della sicurezza, Horațiu Potra. Potra è un ex mercenario che guidava un gruppo militante in Congo. Durante le perquisizioni nella sua abitazione sono stati rinvenuti biglietti aerei per Mosca e un dipinto raffigurante un militante ceceno noto per i suoi elogi sull'uccisione di ucraini.
Infine, hacker ucraini avrebbero ottenuto accesso a documenti di Aleksandr Dugin, l'ideologo russo ultranazionalista, che suggeriscono che Georgescu era tra i 24 rumeni con interessi filorussi presenti a un incontro a Vienna nel 2014. Il sito web ucraino Texty ha pubblicato un documento ottenuto dal gruppo di hacker Şaltai Boltai (Humpty Dumpty) dall'account di posta elettronica di George Gavrișa, l'assistente personale dell'ideologo russo Aleksandr Dughin. Nell’Allegato n. 1 c’è un elenco di paesi "nei quali è necessario creare un club d'élite e/o un gruppo influente tramite Russia Today". Tra i paesi elencati ci sono l'Italia, l'Argentina, il Cile e la Romania. Accanto a ogni paese sono elencati diversi nomi di "amici della Russia" e la maggior di questi provengono da Romania, Polonia e Turchia.
Questi elementi non sono solidi, ma senz’altro il Cremlino sembra supportare una narrazione a sostegno di Georgescu. Martedì 4 marzo, il servizio di intelligence estero russo ha attaccato l'UE affermando che Bruxelles sta conducendo una guerra contro i leader europei che sostengono apertamente Donald Trump. Il servizio russo sostiene che sia stata Ursula von der Leyen a chiedere che Georgescu venga escluso dalle elezioni presidenziali rumene.
D’altra parte Georgescu non ha mai negato la propria simpatia per Putin, e il Cremlino avrebbe visto positivamente la sua vittoria alle elezioni, così come quella di leader euroscettici come George Simion, Anamaria Gavrilă e Diana Șoșoacă.
La reazione delle opposizioni
La sera del 9 marzo, giorno della decisione dell’Ufficio Elettorale Centrale di escluderlo dalla corsa presidenziale, Georgescu si è espresso su X in questi termini: "Un colpo diretto al cuore della democrazia mondiale! Ho solo un altro messaggio! Se cade la democrazia in Romania, cadrà l'intero mondo democratico! Questo è solo l'inizio. È semplicissimo!".
Di lì a breve, i suoi sostenitori hanno scosso la capitale in un confronto con la polizia che ha visto 13 poliziotti feriti, il danneggiamento del ciottolato stradale e il ribaltamento del minivan di Digi24. La polizia ha protetto l’Ufficio elettorale centrale ricorrendo a gas lacrimogeni in quella che è parsa una mini Capital Hill rumena.
Il giorno dopo, i partiti di opposizione AUR e POT (Partito dei Giovani), guidati da George Simion e Anamaria Gavrilă, hanno iniziato una protesta di fronte alla sede dell’autorità elettorale alla quale si è unito lo stesso Georgescu.
La decisione rispetto alla candidatura di Georgescu non è appellabile. Martedì 11 marzo, il deputato dell'AUR George Becali ha dichiarato che l'ufficio permanente del partito ha deciso oggi che "se Călin Georgescu verrà fermato", il leader George Simion si candiderà alle elezioni presidenziali che si terranno a maggio. Becali sostiene che per la candidatura di Simion è stata raccolta quasi la metà delle firme necessarie. Questo avviene a solo un mese dalle dimissioni del Presidente Klaus Iohannis che ha voluto evitare di alimentare ulteriori dibattiti sull’annullamento delle presidenziali di novembre 2024. La richiesta di dimissioni di Iohannis è stata presentata da ben 178 parlamentari dei partiti POT, AUR, SOS e persino USR della candidata presidente Elena Lasconi. Il Presidente del Senato Ilie Bolojan condurrà la Romania verso la data delle presidenziali, previste per il 4 maggio 2025 in un clima che si prevede tutt’altro che sereno.
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