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Scienziati in piazza: il movimento che sfida i tagli di Trump

7 Marzo 2025 6 min lettura

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Scienziati in piazza: il movimento che sfida i tagli di Trump

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“La scienza è un servizio a beneficio di tutti". È il messaggio che vuole consegnare all’amministrazione Trump e agli Stati Uniti la serie di manifestazioni organizzate dal gruppo “Stand Up for Science” (“Difendiamo la scienza”): oltre 153 eventi in tutto il mondo, 31 nelle principali città degli Stati Uniti, tra cui New York, Providence e Boston, oltre al grande raduno di protesta a Washington per difendere la scienza in quanto servizio pubblico e pilastro del benessere sociale, come si legge sul sito web ufficiale

“La scienza plasma il nostro mondo, guida l'innovazione e protegge il nostro futuro, ma ha bisogno di voci come la vostra per difenderla e sostenerla”. 

“La legge di gravità funziona per tutti, indipendentemente da chi si è votato”, spiegano gli organizzatori al New York Times. “Se oggi usiamo il cellulare, sappiamo riconosciuto il nome di un uccello fuori dalla finestra o ci siamo lavati i denti la notte scorsa, è grazie a uno scienziato”.

Le manifestazioni sono una risposta ai tagli ai finanziamenti e ai licenziamenti di massa in tutte le agenzie scientifiche sostenute dal governo federale – il National Institutes of Health (NIH), la National Science Foundation (NSF) e la National Oceanographic and Atmospheric Administration (NOAA)da parte dell’amministrazione Trump, con ripercussioni sulla ricerca in corso e futura e sui finanziamenti per numerose istituzioni. La NSF è la fonte di finanziamento di circa il 25% di tutte le ricerche finanziate a livello federale condotte da college e università a livello nazionale. 

@standupforscience.bsky.social We're heading to Philly tomorrow!!

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— dbinpa.bsky.social (@dbinpa.bsky.social) 7 marzo 2025 alle ore 04:35

“La NSF è l'unica agenzia federale la cui missione include il sostegno a tutti i campi della scienza fondamentale e dell'ingegneria. Ha il compito di mantenere gli Stati Uniti all'avanguardia nella scoperta in settori che vanno dall'astronomia alla geologia alla zoologia”, spiega un dirigente dell'Università del Connecticut. 

“Vogliamo che partecipino migliaia e migliaia di persone. In tutti gli Stati Uniti, vogliamo che il 7 marzo gli scienziati mettano da parte la scienza, depongano le loro provette, chiudano i loro strumenti di analisi, interrompano i loro esperimenti e scendano per strada”, ha detto a Scientific American Colette Delawalla, dottoranda in psicologia clinica all'Università Emory e tra i fondatori del gruppo “Stand Up for Science”. “È questo il nostro obiettivo principale per il 7 marzo”.  

Folks from my department took time out to make posters for @standupforscience.bsky.social tomorrow! (And I totally forgot to take a photo of my own…) Hope to see you tomorrow Baton Rouge 😘.

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— Laura Lagomarsino, PhD (@tropicalbotany.bsky.social) 7 marzo 2025 alle ore 01:58

La scienza è diventata un argomento politico e questo non può essere ignorato, spiega sempre a Scientific American Delawalla insieme agli altri quattro dottorandi che con lei hanno fondato “Stand Up for Science” – Emma Courtney, dottoranda in Biologia al Cold Spring Harbor Laboratory, Sam Goldstein, dottorando in Scienze comportamentali all'Università della Florida, Leslie Berntsen, psicologo di Los Angeles; JP Flores, dottorando in Bioinformatica all'Università della Carolina del Nord a Chapel Hill: “La politica definisce chi può essere uno scienziato e quali sovvenzioni vengono finanziate e cosa riceve attenzione: scienza e politica sono davvero incredibilmente intrecciate”. 

Tutto è partito sul social media Bluesky. Frustrata dall’inerzia dei leader scientifici di tutti gli Stati Uniti di fronte al congelamento delle sovvenzioni, ai tagli ai finanziamenti per la ricerca e al giro di vite contro i programmi inclusione e diversità nell’ambito accademico da parte dell'amministrazione Trump, Colette Delawalla ha deciso di agire in prima persona e ha pubblicato un post su Bluesky in cui diceva: “Non l'ho mai fatto prima, ma dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo. Unitevi a noi, andiamo a protestare”. Era l’8 febbraio. Un mese dopo sono arrivate risposte da tutto il mondo. E per Washington è stato chiesto un permesso per accogliere almeno 10mila persone.

All'epoca, “pensavo che non più di 500 persone si sarebbero presentate a Washington, il 7 marzo”, racconta Delawalla. Ma poco più di tre settimane dopo, quello che era iniziato come uno sforzo di cinque dottorandi all'inizio della loro carriera accademica è esploso in un movimento globale, con il coinvolgimento di oltre cento volontari che coordinano le proteste anche in altri paesi. In Europa sono state organizzate manifestazioni in Francia, Austria, Slovacchia e Repubblica Ceca.

SO MANY STAND UP FOR SCIENCE EVENTS TO CHOOSE FROM—153 and COUNTING!  To get more information on our local events and to register your own, head to www.standupforscience2025.org/local-event-information/ ☀️⬇️🌎

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— Stand Up for Science 2025 - DC and Nationwide! (@standupforscience.bsky.social) 6 marzo 2025 alle ore 20:14

“La scienza è in prima linea in questa lotta per la democrazia”, dice Delawalla in un’altra intervista a Stat News. “Penso che la gente capisca che questo è parte di un quadro più ampio, ed è per questo che sembra esserci un grande consenso”.

I primi giorni dell'amministrazione Trump hanno visto una reazione poco coordinata da parte della comunità scientifica, ma la situazione sta iniziando a cambiare. I dipendenti federali si sono radunati davanti alla sede del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani per protestare contro i recenti licenziamenti e proprio questa settimana 48 società scientifiche hanno inviato una lettera al Congresso chiedendo protezione per la ricerca federale. 

Era dalla Marcia per la Scienza del 2017 che non venivano organizzate proteste di questo tipo. Tra i relatori previsti per l'evento a Washington ci sono Bill Nye, noto educatore scientifico; Atul Gawande, chirurgo, popolare commentatore medico ed ex funzionario dell'USAID; Francis Collins, ex direttore del NIH ritiratosi la scorsa settimana. Ma, per quanto “Stand Up for Science” abbia ricevuto un certo sostegno da parte di organizzazioni scientifiche, come l'Union of Concerned Scientists e l'American Association of University Professors, l'adesione da parte di grandi organizzazioni non è stata così forte come nel 2017. 

“Nel 2017 quasi tutte le società scientifiche esistenti hanno formalmente appoggiato la Marcia per la Scienza. Mi sembra che le società scientifiche siano molto più riluttanti a dare il loro sostegno ufficiale alle proteste di oggi”, ha detto Lucky Tran, un divulgatore scientifico che ha contribuito a organizzare la marcia del 2017. “Capisco che le istituzioni scientifiche siano caute perché questa volta sono prese di mira più direttamente, tuttavia temo che si autocensurino preventivamente, il che potrebbe essere molto dannoso a lungo termine”.

Tuttavia, per Dana Fisher, una sociologa che studia i movimenti sociali, compresa la Marcia per la Scienza del 2017, il movimento sembra si sta consolidando: “L'amministrazione Trump ha dichiarato guerra alla scienza molto più di quanto non abbia fatto nel 2017. Ha licenziato scienziati. 800 persone sono state cacciate dalla NOAA la scorsa settimana. Allo stesso tempo, abbiamo visto che quelli di noi che sono finanziati attraverso le agenzie sono tutti sotto scrutinio, o rischiano ordini di sospensione per le nostre sovvenzioni. Quindi, ha senso che molte persone nella comunità scientifica stiano prestando attenzione”.

La Marcia per la Scienza del 2017 aveva portato circa un milione di persone nelle strade delle città di tutto il mondo, per poi affievolirsi negli anni successivi fino a svanire del tutto anche per prospettive contrastanti sulla struttura che avrebbe dovuto assumere l'organizzazione, quali obiettivi darsi nel tempo e sulla questione della politicizzazione della scienza.

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Proprio per ovviare a questo, gli organizzatori di “Stand Up for Science” hanno dato vita a un'organizzazione no-profit per dare continuità alla loro azione. “Ho l'impressione che la scienza e il mondo accademico in generale abbiano un problema di azione collettiva. Le persone escono dal letargo per partecipare a un grande evento, per chiamare i propri rappresentanti, e poi le cose si esauriscono, e aspettiamo la prossima grande emergenza, quando è troppo tardi”, spiega Leslie Berntsen, parte di “Stand Up for Science”. L’obiettivo è che “le persone continuino a parlare e ad agire, anche nei momenti in cui il mondo non sembra bruciare intorno a te. La difesa della scienza deve essere qualcosa in cui ci si impegna sempre, non solo quando ci sono emergenze di livello cinque”.

“Ci sono alcune cose che avrei voluto fare in modo diverso”, come esserci dotati di una missione e obiettivi politici espliciti, aver incontrato i membri del Congresso ed essere stati più chiari sulla natura politica della scienza, racconta al New York Times Jonathan Berman, uno dei leader della Marcia per la Scienza del 2017, ripensando alle sorti del movimento. A otto anni di distanza, prosegue Berman, l'amministrazione Trump è “passata dalla teoria alla sperimentazione in termini di attacchi diretti alla scienza”. Senza questo nuovo movimento “avrei più rimpianti”. ‘Stand Up for Science’ “mi ha fatto capire che abbiamo aperto una porta”. E che qualcuno sta prendendo la loro eredità.

Immagine in anteprima via Bluesky

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