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Il sistema Trump in azione e l’assalto alle democrazie liberali

22 Gennaio 2025 10 min lettura

Il sistema Trump in azione e l’assalto alle democrazie liberali

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Nel gennaio 2017, pronunciando il discorso di giuramento per il primo mandato presidenziale, Donald Trump evidenziò come il trasferimento di poteri fosse avvenuto in “modo pacifico”, ringraziando il suo predecessore e appellandosi a un “noi” composto dai “cittadini americani”:

Noi, cittadini americani, siamo ora uniti in un grande sforzo nazionale per ricostruire il nostro paese e ripristinare la sua promessa per tutti i nostri cittadini. Insieme, determineremo il corso dell'America e del mondo per gli anni a venire. Affronteremo le sfide. Affronteremo le difficoltà. Ma porteremo a termine il lavoro. Ogni quattro anni ci riuniamo su questi gradini per effettuare un trasferimento ordinato e pacifico dei poteri e siamo grati al Presidente Obama e alla First Lady Michelle Obama per il loro cortese aiuto durante questa transizione. Sono stati magnifici.

A distanza di 8 anni, il “noi” è funzionale alla grandezza dell’America, e non può essere separato dall’idea di doverne castigare i nemici, interni o esterni. Una restaurazione orgogliosa e vittimista al tempo stesso, che preannuncia spietate ritorsioni. Il leone è tornato per sbranare, e se non si è parte del suo branco allora si è nel gruppo delle potenziali prede:

Da oggi in poi, il nostro paese tornerà a prosperare e a essere rispettato in tutto il mondo. Saremo l'invidia di ogni nazione e non permetteremo più che ci si approfitti di noi. Durante ogni singolo giorno dell'amministrazione Trump, metterò, molto semplicemente, l'America al primo posto. La nostra sovranità sarà recuperata. La nostra sicurezza sarà ripristinata. La bilancia della giustizia sarà riequilibrata. La violenta e ingiusta strumentalizzazione del Dipartimento di Giustizia e del nostro governo finirà.

Questa lezione l’hanno capita benissimo gli uomini più ricchi della terra, che infatti si sono subito adoperati per essere in prima fila. Come titolava con efficacia un editoriale di Rebecca Shaw uscito sul Guardian nei giorni scorsi, e dedicato alla folgorazione di Mark Zuckerberg sulla via di Mar-a Lago, “Sapevo che un giorno avrei dovuto guardare uomini potenti dare fuoco al mondo, ma non mi aspettavo che fossero dei tali perdenti”. 

Non che questa contrapposizione tra un “noi” e un “loro” fosse assente 8 anni fa. Non che i denti non fossero pronti a smentire ogni formalità per ringhiare e azzannare, lasciando poi ad altri il compito di relativizzare le fauci. Ma oggi quella retorica si è evoluta nei suoi stadi successivi, accompagnando la radicalizzazione del Partito repubblicano e l’intreccio con il potere economico, tanto che fin dallo scorso novembre si sono scomodati parallelismi con le oligarchie russe per meglio leggere i tempi a venire. Da qualche parte, nei cuori dei Bezos di questo mondo, potrebbe albergare la paura di finire come l’oligarca Mikhail Khodorkovsky, che nel 2003, prima di essere fatto arrestare da Putin, era l’uomo più ricco della Russia e dal quel sistema di potere aveva tratto grande beneficio. 

Ma il giuramento è una cerimonia, e nelle cerimonie i cuori devono battere all’unisono, o fingere che sia così. Mentre le difficoltà non vanno superate, ma “annientate” e il grande pregiudicato, fino a un attimo prima atteso da altri processi, è ora libero di tuonare contro la corruzione operata dai suoi nemici, mentre i presunti nuovi amici applaudono o guardano ammirati:

Per molti anni, un establishment radicale e corrotto ha depredato i nostri cittadini mentre i pilastri della nostra società giacevano spezzati e apparentemente in completo disfacimento.

Perché la vera Legge e il vero Ordine trionfino, bisogna assecondare il capo e spazzare via tutto ciò che c’era prima, corrotto da una massa di caotici degenerati. Meglio ancora se ciò avviene mentre matura i suoi frutti lo schema Ponzi digitale della criptovaluta creata dal neopresidente, lo $TRUMP, mostrando quanto sia redditizio questo assalto frontale.

Non c’è tuttavia da passare troppo tempo appresso alle interpretazioni, ai sottintesi e ai richiami espliciti delle parole. Prima di tutto perché certi discorsi non sono scritti dai loro interpreti, i quali mostrano la propria pasta quando (stra)parlano a braccio. E poi perché siamo in un’era dove parole e gesti vengono amplificati dai mezzi di comunicazione, e con uguale ma contraria intensità vengono subito ritrattati - a partire dai saluti nazisti.

Meglio concentrarsi sugli ordini esecutivi della Presidenza Trump: sono lì, verità evidenti delle intenzioni più e più volte dichiarate. Come sottolineato da Anne Applebaum, giornalista e storica, il primo giorno di questa Casa Bianca ci ha già consegnato la rottura con la Costituzione. La grandezza ripristinata ha i tratti della rivoluzione conservatrice: tutto cambia per rendere ancora più assolute e inscalfibili le gerarchie già esistenti. 

Così, per “proteggere il significato e il valore della cittadinanza americana” le agenzie governative americane non dovranno più concedere la cittadinanza ai bambini che nasceranno da genitori privi di documenti. Una disposizione che va in diretto contrasto con l’articolo 14 della Costituzione americana sancisce lo ius soli: “Tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti e soggette alla relativa giurisdizione sono cittadine degli Stati Uniti e dello Stato in cui risiedono”. 

Come se non bastasse, è già tornato sotto vesti in apparenza diverse il cosiddetto "muslim ban”, il bando dai paesi a maggioranza musulmana con cui inaugurò il suo primo mandato. La versione 2.0 è fatta per “proteggere gli Stati Uniti dai terroristi stranieri e da altre minacce alla sicurezza nazionale e all’incolumità pubblica” ma, come denunciato dall’American-Arab Anti-Discrimination Committee, “il governo ha ora una più ampia libertà di usare il criterio dell’esclusione su base ideologica per negare le richieste di visto e allontanare persone che sono già legalmente negli Stati Uniti”. 

La designazione dei cartelli della droga come “organizzazioni terroristiche straniere” potrebbe invece aprire la strada ad analoghe persecuzioni verso i cittadini americani o le persone provenienti da paesi come il Messico. Secondo la BBC non è da escludere che possa essere usato contro chi fa uso di droghe. Tanto per rendere ancora più esplicito il messaggio, il Golfo del Messico è stato rinominato “Golfo d’America”; Trump a inizio mese aveva dichiarato che il Golfo è governato “dai cartelli”. 

Mentre sul fronte del conflitto in corso a Gaza e nei territori occupati, Trump ha sospeso nuovamente i finanziamenti all’UNRWA, dopo la riattivazione nello scorso aprile, e annullato le sanzioni che l’amministrazione Biden aveva imposto verso alcuni coloni israeliani protagonisti di violenze in Cisgiordania. Secondo Times of Israel, nel togliere le sanzioni Trump ha assecondato le esplicite richieste di Netanyahu. Un’altra decisione dell’amministrazione Biden cancellata riguarda la rimozione di Cuba dalla lista degli Stati sponsor del terrorismo, che quindi vi fa ritorno dopo nemmeno una settimana. 

Per “ripristinare il principio di trasparenza e responsabilità” di quelle posizioni che influenzano norme e leggi, Trump si è invece assicurato la libertà di poter licenziare i dipendenti pubblici federali. Qualcosa che già aveva provato a fare verso la fine del suo mandato, nell’ottobre 2020, senza successo. Da questo punto di vista, riparte da dove aveva finito, fonte anche della raffinazione dell’esperienza precedente prodotta nel frattempo dal Project 2025. Questo anche per ricordare che “Trump” non è una persona uscita da un oscuro anfratto della storia, ma il terminale di un sistema di potere che non avrebbe certo problemi a sostituirlo, qualora la sua salute non dovesse reggere.

A quattro anni di distanza dall’insurrezione golpista attivamente sostenuta da Trump, avremo la grazia per chi ha commesso “alcuni reati relativi agli eventi avvenuti al Campidoglio degli Stati Uniti o nelle sue vicinanze il 6 gennaio 2021”. Un lessico insolitamente burocratico per dire ai suprematisti e alle loro milizie che d’ora in poi avranno le mani libere, fintanto che saranno pronti a usarle per impugnare armi contro chi sarà considerato nemico della nazione. Per chi vuole capire cosa è stato il mondo delle milizie suprematiste, suggerisco di recuperare l’inchiesta di ProPublica, costruita grazie a un uomo che si è infiltrato in quegli ambienti come vigilante freelance. Approfittatene ora, perché non è detto che sarà possibile ancora a lungo questo tipo di lavoro.

Proprio perché il trasferimento di poteri stavolta non vuole essere “pacifico”, l’amministrazione Trump si è assicurata che il messaggio fosse chiaro a sufficienza con due ordini esecutivi diretti contro il governo federale. Il primo vuole porre fine al suo uso “come arma”, il secondo vuole “ripristinare la libertà di parola e porre fine alla censura” che il governo federale avrebbe operato. Nella sostanza, danno un’ampia discrezionalità di indagine, aprendo la strada per creare nuove “verità ufficiali” sulla stessa insurrezione del 6 gennaio, o su qualunque cosa si decida di indagare. Poiché la minaccia è più efficace della sua esecuzione, provvedimento di questo tipo hanno come primo effetto di scatenare il terrore di persecuzioni, e di conseguenza spingeranno molti funzionari pubblici ad allinearsi nella speranza che non tocchi loro di finire nel mirino.

Di solito una potenza come gli Stati Uniti, se si ritira, parla in termini di truppe dispiegate. Ora invece ci si ritira da fondamentali presidi come l’Organizzazione Mondiale della Sanità o gli Accordi di Parigi sul clima, in nome del prima l’America”. L’OMS ha già espresso il suo “rammarico” per la decisione, ricordando che nel 1948, tra i paesi fondatori dell’organizzazione, c’erano proprio gli Stati Uniti. Evidentemente quando si parla di “far tornare grande l’America” ci si riferisce ad anni che precedono quella data. Dalle Nazioni Unite è invece arrivato “grande disappunto” per l’inversione a U nel contrasto alla crisi climatica: è la seconda volta che Trump prende una decisione simile. La differenza è che il mondo è sempre più caldo, e le conseguenze del riscaldamento globale sempre più presenti attraverso eventi estremi. 

WHO comments on United States announcement of intent to withdraw bit.ly/4hrbeJ7

WHO (@who.int) 2025-01-21T10:38:47.594Z

Poiché a destra sulle cosiddette "identity politics” non si fanno troppi problemi, la concomitanza della cerimonia di giuramento con Martin Luther King Day ha permesso a Trump di citare nel suo discorso una delle più importanti figure nella storia americana dei diritti civili:

Oggi è il Martin Luther King Day, e in suo onore ci impegneremo insieme per realizzare il suo sogno. Faremo in modo che il suo sogno diventi realtà.

Così in “suo onore” è stato emesso l’ordine esecutivo per “eliminare” i “dispendiosi” e “radicali” programmi governativi di Diversità, Inclusione ed Equità. E, tanto che c’era, Trump ha deciso di stabilire per legge che ci sono due sessi e non esiste il genere. Un predatore sessuale ha firmato un ordine esecutivo per “difendere le donne dall’estremismo” dalla cosiddetta “ideologia gender” e “ripristina la verità biologica”. Secondo GLAAD la più importante organizzazione pro LGBTQIA+ al mondo, dal sito della Casa Bianca sono state eliminati “quasi tutti i contenuti e le risorse che parlano di HIV e a sfondo LGBTQIA+”, così come dalle pagine web delle principali agenzie federali.

Quelli convinti che prima o poi saremmo arrivati a una dittatura totalitaria internazionale di stampo LGBTQIA+ possono tirare un sospiro di sollievo. Come sempre accade, sono proprio questi gruppi tra i primi a finire nel mirino a ogni giro accelerazione autoritaria. Siccome la reductio ad hitlerum è tornata di moda, ma in chiave apologetica, mi permetto di ricordare la distruzione negli anni ‘30 dell’Istituto di Sessuologia diretto da Magnus Hirschfeld, con relativo rogo di libri pieni di teorie troppo “degenerate” sull’orientamento sessuale. Per il momento non è stato necessario bruciare libri, è bastato far precedere all’ordine esecutivo di un presidente regolarmente eletto delle campagne di messe al bando di libri, travestendole da movimenti dal basso, e centinaia di leggi repressive negli Stati a guida repubblicana. Dati e persecuzioni che di solito tendono a mancare, nelle ficcanti analisi di chi è convinto che Trump abbia vinto perché non si sono buttate le persone transgender sotto il proverbiale treno.

Insomma, l’insediamento di Trump è andato esattamente come da più parti si sosteneva sarebbe andato: quelle elencate sono solo alcune delle prime disposizioni. Non è la direzione a sorprendere, ma casomai la velocità e la scarsità di attrito o resistenza. Molti degli ordini esecutivi e delle leggi che seguiranno saranno sfidate nei tribunali, e ovviamente da attivisti e società civile, ma non bisogna dimenticare che attualmente la Corte Suprema è a maggioranza trumpista.

Come per l’enorme cavallo di legno alle porte di Troia, le Cassandre avevano lanciato i loro moniti negli ultimi mesi e anni, ma si sono sentite rispondere perlopiù “e allora i Democratici?” o “siete ossessionate da [Trump, Musk, la cultura woke, il gender, BlueSky, il fact-checking…]”. Un po’ come analizzare l’ascesa del fascismo negli anni Venti andando avanti di “E allora Gramsci? E Turati? E Giolitti?”. C’è primo di tutto una inconfessata immaturità psicologica in certi riduzionismi, la relazione simbiotica tra un pensiero parassitario e un colpevole che fa sentire assolti.

Molte delle logiche in atto che vediamo e vedremo rappresentano più delle strategie di negoziazione con una realtà opprimente che una vera e propria razionalizzazione di quanto si andava compiendo e che procede di fronte ai nostri occhi, lontanissimo dalla portata della nostra capacità d’azione. Sta cambiando - è già cambiato - un paradigma che si pensava immutabile. Ci sono corresponsabilità di fronte all’avanzata del branco di lupi: ci sono analisi necessarie per non trasformare il prodotto delle azioni umane in destino percepito; ma il più stupido, cialtrone, corrotto o ipocrita dei pastori, il più inutile dei cani non si coalizza per sbranare agnelli. Quel branco non sta difendendo voi: ha semplicemente iniziato a sbranare partendo dal lato opposto della stalla.

Il corpo malato delle democrazie liberali è come un malato in condizione critiche, forse persino terminale. Ci si può abituare a convivere con un paziente così, nella vita di tutti i giorni. Poi ogni tanto arriva una crisi, uno strappo orribile con le nostre routine. La comparsa di pustole, una crisi cardiaca, del sangue vomitato. Qualcosa che ci ricorda come quel corpo, magari da noi amato, o detestato per una nostra febbrile indole di ribellione, sfugge al nostro controllo consegnandoci a un abissale senso di impotenza. In momenti così critici c’è chi si rifugge nell’interiorità, in spazi di mistero e insondabili intuizioni. Chi matura vocazioni. Chi scopre di avere una resistenza prima impensabile. Ma c’è anche chi soccombe, sotto il peso di un nichilismo che fa dire “è tutto inutile”. O perché in fondo il mondo è fatto così, ed è meglio occupare in fretta i pochi posti liberi, per non finire dalla parte del torto.

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Mentre tutto si appresta ad andare a fuoco, molti impareranno una forma rabbiosa di gioia. Finalmente si vedrà punito chi da sempre abbiamo detestato, o chi consideriamo principale responsabile per questo precipitare; chissenefrega dei danni collaterali, di fronte a questo piacere, che magari può persino essere rivendicato in pubblico. Un perfetto surrogato di catarsi. Se non può esistere il bene assoluto o una purezza in accordo con la mia moralità, allora la distruzione è lo specchio che meglio si addice al narciso ferito.

Comunque la pensiate, abbiamo di fronte anni duri e impervi.

Immagine in anteprima: frame video CNN via YouTube 

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