L’eccezione Pedro Sánchez
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Intervenuto mercoledì scorso per la presentazione degli eventi in vista del 50° anniversario della morte del generale Franco e del ritorno della Spagna alla democrazia, il primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez, ha criticato Elon Musk e i suoi alleati per aver “attaccato apertamente le nostre istituzioni, incitato all'odio e invitato apertamente le persone a sostenere gli eredi del nazismo”. Politiche di divisione, disinformazione e odio rischiano di inaugurare una nuova era di autoritarismo, ha detto Sánchez, ricordando che le libertà fondamentali, faticosamente conquistate, non possono e non devono essere date per scontate.
“Quando si è trascorsa la vita sotto il suo velo protettivo, è facile dimenticare gli enormi punti di forza della democrazia e lasciarsi sedurre da coloro che promettono alla gente ordine, sicurezza e ricchezza derubandoci, però, della cosa più preziosa che una persona possa avere, ovvero il potere di scegliere il proprio destino”, ha dichiarato il leader socialista.
I regimi e i valori autocratici del secolo scorso stanno tornando in auge in tutto il mondo, “ultimamente nella forma di Musk e dei suoi simili”, ha proseguito Sánchez, riprendendo le dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron che ha recentemente parlato di un movimento reazionario internazionale sostenuto dal magnate di origine sudafricana.
“Il fascismo che pensavamo di esserci lasciati alle spalle è ora la terza forza politica in Europa e il movimento reazionario internazionale - o il movimento internazionale di estrema destra di cui abbiamo messo in guardia per anni in Spagna - che in questo caso è guidato dall'uomo più ricco del pianeta, sta attaccando apertamente le nostre istituzioni, incitando all'odio e invitando apertamente la gente a sostenere gli eredi del nazismo in Germania nelle prossime elezioni che si terranno nella più importante economia europea”, ha affermato Sánchez.
Il modo migliore per difendere e rafforzare la democrazia spagnola è costruire “una società più prospera, coesa, libera e tollerante” e combattere le notizie false e la disinformazione, “le armi principali dei nemici della democrazia”.
Non è la prima volta che il primo ministro Sánchez ricorda che la salute di una democrazia si rafforza con l’inclusione, l’estensione dei diritti sociali e civili a sempre più ampie fasce della popolazione, con il progresso e la cura delle libertà personali e collettive. Una visione della società, questa, ormai per certi versi un unicum anche tra i cosiddetti leader di sinistra e che si sta traducendo in proposte politiche in controtendenza rispetto agli altri Stati dell’Unione Europea.
Pedro Sánchez è rimasto un raro baluardo della socialdemocrazia in un Continente sempre più a destra, osserva il giornalista Sam Jones sul Guardian. Basti pensare alle riforme del lavoro, all’introduzione del congedo mestruale, all’aggiornamento della legge sull'aborto, alla legge sull’eutanasia, a quella che riconosce i rider come dipendenti anziché come lavoratori autonomi, alla previsione di uno schema di reddito minimo di base. Ci sono state anche misure per limitare i prezzi degli affitti e per dare un giro di vite agli appartamenti turistici.
In tema di immigrazione, in speculare opposizione con le politiche adottate in gran parte d’Europa – e in Italia, in particolare, con il tanto decantato protocollo Italia-Albania, addirittura definito un “modello” cui ispirarsi dal leader laburista Keir Starmer – la Spagna ha deciso di agevolare l’inserimento dei migranti nel proprio paese. Se altrove si tenta di confinare i migranti su navi container, come accaduto nel Regno Unito, o in altri paesi, come per l’Italia, sfidando il diritto internazionale, il paese iberico ha deciso di accogliere e riconoscere diritti e identità.
Altri paesi europei stanno prendendo altre direzioni. A settembre la Germania ha reintrodotto i controlli alle frontiere terrestri, affermando che era necessario “proteggersi dai gravi pericoli posti dal terrorismo islamico”, Svezia e Finlandia hanno annunciato piani per introdurre nuove misure anti-immigrazione, l'Italia è stata accusata di chiudere un occhio sui diritti umani mentre elabora accordi con i leader di Libia e Tunisia per limitare gli arrivi.
“La Spagna deve scegliere se essere un paese aperto e prospero o uno chiuso e povero”, aveva dichiarato Sánchez presentando la proposta in Parlamento: “È molto semplice. La migrazione non è solo una questione di umanità, ma l'unico mezzo realistico per far crescere l'economia e sostenere lo stato sociale in un paese in cui il tasso di natalità è tra i più bassi dell'UE”.
Negli ultimi anni, il governo di Sánchez era stato criticato per aver esternalizzato il controllo dell'immigrazione in Marocco, cosa che, secondo le ONG, ha contribuito alla morte di almeno 37 persone che stavano tentando di attraversare la barriera di confine dell'enclave nordafricana spagnola di Melilla nel 2022. Da allora la sua posizione è cambiata. “Nel corso della storia, la migrazione è stata uno dei grandi motori dello sviluppo delle nazioni, mentre l'odio e la xenofobia sono stati - e continuano ad essere - i più grandi distruttori degli Stati”, ha detto Sánchez. “La chiave sta nel gestirla bene”.
Le riforme mirano a semplificare la burocrazia, a rendere più facile l'ottenimento dei permessi di lavoro e di soggiorno e a facilitare il ricongiungimento familiare. Come sottolinea Maria Ramirez, giornalista di elDiario.es, alcuni di questi cambiamenti sono semplicemente il risultato di leggi europee che la Spagna ha tardato ad attuare. La novità è l’impianto complessivo in cui si inseriscono.
Al netto di tutte queste proposte, come ha osservato l'Economist, la Spagna sembra essere anche l'economia del mondo ricco con la migliore performance del 2024, secondo misure quali la crescita del PIL, la disoccupazione e l'andamento del mercato azionario.
Tuttavia, non è detto che queste politiche si traducano in consenso e popolarità. Anzi, Sánchez è stato criticato per aver fatto saltare alcune leggi importanti – come quella che avrebbe dovuto inasprire le pene per i reati sessuali ma che ha permesso ad alcuni condannati di vedersi ridurre la pena – ed è stato accusato di voler rimanere al potere a ogni costo.
Oltre a essere stato messo sotto pressione per la gestione delle inondazioni di Valencia dello scorso ottobre (per quanto le responsabilità dirette fossero dell’amministrazione regionale, guidata dal Partito Popolare, sempre più schiacciato verso le posizione del partito di estrema destra Vox), Sánchez viene attaccato per l’accordo con i due principali partiti catalani pro-indipendenza, in cambio dell’amnistia per tutti coloro che erano stati coinvolti nel fallito tentativo di secessione di sette anni fa, per formare un nuovo governo, e per le accuse di corruzione nei confronti di sua moglie, vittima – secondo il primo ministro spagnolo – di una campagna diffamatoria condotta dai suoi nemici politici e mediatici.
Anche il cinquantenario dalla morte di Francisco Franco è diventato un’occasione di speculazione politica. Il Partito Popolare e Vox hanno accusato infatti Sánchez di giocare con il passato per distrarre dalle accuse di corruzione che la sua amministrazione deve affrontare.
“Non parteciperemo a questa assurda necrofilia che divide gli spagnoli”, hanno affermato i leader di Vox. Eppure questo anniversario più che dividere vuole ricordare l’impegno di chi ha contribuito a portare la Spagna fuori dalla dittatura e trasmettere ai giovani l’importanza della democrazia.
“Cinquant'anni fa, la Spagna ha iniziato a lavorare per la libertà, emergendo dalle ceneri dell'ultima dittatura dell'Europa occidentale”, ha detto Sánchez. “Le nostre madri e i nostri padri, le nostre nonne e i nostri nonni - e noi stessi - hanno contribuito a forgiare una delle democrazie più complete e prospere del pianeta, la democrazia che siamo oggi. Festeggiamola e usiamola per costruire altri 50 anni di progresso e libertà”. E per combattere le nuove forme reazionarie che si affacciano all’orizzonte.
Immagine in anteprima via flickr.com