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Dalla lotta al diabete al business delle diete: il caso del farmaco Ozempic

27 Dicembre 2024 10 min lettura

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Dalla lotta al diabete al business delle diete: il caso del farmaco Ozempic

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Da tempo il nome Ozempic compare con frequenza nei media, in Italia come all'estero, e in particolare negli Stati Uniti. Questo farmaco per i pazienti diabetici, infatti, è diventato una sorta di fenomeno di costume da quando ne è stato pubblicizzato in modo improprio l’utilizzo per combattere l'obesità. E proprio questo suo utilizzo off label (ovvero per indicazioni non autorizzate) lo avrebbe reso talmente popolare e richiesto da creare seri problemi di approvvigionamento ai suoi utilizzatori originari, ovvero i pazienti diabetici. In realtà la questione è più complessa. Proviamo a fare chiarezza, a partire dal fatto che non stiamo parlando di un solo farmaco, ma di una classe di farmaci. E precisando fin da subito che il nome Ozempic, associato in genere ai farmaci da usare per contrastare l'obesità, non è quello giusto. Ma andiamo con ordine.

O come Ozempic

Ozempic, prodotto dalla casa farmaceutica danese Novo Nordisk e approvato nel 2017 dalla FDA (Us Food and Drug Administration) come terapia contro il diabete di tipo due, è il nome commerciale di un farmaco a base di semaglutide, molecola che fa parte dei cosiddetti agonisti del recettore GLP-1. Il GLP-1, acronimo di glucagon-like peptide 1, è un ormone dalla velocissima emivita che viene fisiologicamente prodotto dopo il pasto dall’intestino e dal cervello, e che agisce stimolando la secrezione di insulina e inibendo quella del glucagone da parte del pancreas. In pratica, è un ormone fondamentale per regolare i livelli del glucosio nel sangue. I farmaci agonisti agiscono replicando e potenziando l'azione di questo ormone.

Novo Nordisk aveva già prodotto un principio attivo molto simile alla semaglutide, dal nome di liraglutide, e a queste si affianca la dulaglutide, prodotta da Eli Lilly: tutti agonisti del GLP-1. È questa la classe di medicinali che sta rivoluzionando parte del mercato farmaceutico e, a quanto sembra, anche della lotta all'obesità.

Oltre a stimolare la produzione di insulina, tenendo così sotto controllo i livelli di zucchero in chi è diabetico, gli analoghi del recettore del GLP1 svolgono però anche altre azioni. Due in particolare: da un lato rallentano lo svuotamento dello stomaco, dall'altro influiscono sul senso di sazietà. Questo secondo aspetto deriva dal fatto che, interagendo con i recettori GLP-1 nel cervello, la molecola riduce lo stimolo della fame. E infatti un tipico effetto collaterale del farmaco è la perdita di peso. Da qui alla produzione di un medicinale a base di liraglutide e semaglutide, ma con un dosaggio più alto, per agire esclusivamente sul contrasto all'obesità, il passo è breve: nel 2021 Novo Nordisk, la cui popolarità e il cui fatturato sono nel frattempo esplosi e che già nel 2015 aveva ottenuto l’approvazione per Saxenda (liraglutide a dosaggio superiore rispetto a quello usato per il diabete), ottiene l'approvazione di Wegovy, stessa molecola di Ozempic ma ma diverso dosaggio, specifico per la perdita di peso. Sia Ozempic, sia Wegovy si assumono con un'iniezione sottocutanea.

Un mercato in espansione

Sull'onda di semaglutide e liraglutide, nei laboratori e poi sul mercato arriva a stretto giro anche la tirzepatide, molecola potenzialmente ancora più potente perché oltre ad agire sul GLP-1 lavora anche sul recettore GLP-1R, influenzando ulteriormente sia la glicemia, sia la sensazione di appetito. La lancia il concorrente diretto di Novo Nordisk, il colosso globale Eli Lilly, e da qui in avanti le due corporation della farmaceutica si spartiscono il mercato degli agonisti del GLP-1: Novo Nordisk, che proprio in questi giorni ha completato l’acquisizione di un grosso stabilimento  in Italia, ad Anagni in provincia di Frosinone, produce Ozempic (semaglutide da iniettare per il diabete), Rybelsus (semaglutide da ingerire per il diabete), Wegovy (semaglutide da iniettare per curare l'obesità), Saxenda (liraglutide da iniettare, contro l'obesità) e Victoza (liraglutide iniettabile per il diabete), mentre Eli Lilly produce Trulicity (dulaglutide iniettabile per il diabete), Mounjaro ( tirzepatide iniettabile per il diabete) e Zepbund (tirzepatide iniettabile contro l'obesità). 

Secondo Umberto Pagotto, direttore dell'Unità operativa complessa di Endocrinologia e di prevenzione e cura del diabete dell'Irccs Policlinico S.Orsola di Bologna, l'ingresso degli agonisti del recettore DLP-1 sul mercato ha rappresentato una svolta fondamentale, come spiega a Valigia Blu:

Lavoro da 30 anni nel campo dell'obesità e posso dire che abbiamo bisogno di farmaci così, perché l'obesità è una malattia, non è uno stato d'animo. Perdere peso è difficile e mantenere la perdita è ancora più difficile, ma i nostri pazienti, gli obesi, non sono pigri, indolenti o depressi come erratamente vengono a volte dipinti. E poi l'obesità è a sua volta anche un portone di ingresso di tantissime altre patologie: fegato grasso, apnee notturne, infarto… Questi nuovi farmaci non solo sono efficaci nella perdita di peso ma nei pazienti obesi riducono gli eventi cardiovascolari, dunque riducono la mortalità in persone ad altissimo rischio, che magari hanno già avuto un infarto o un ictus. La nomenclatura, però, è importante. Lo stesso farmaco, a base di semaglutide, ha due nomi diversi e due diversi dosaggi, con tanto diverse indicazioni, ovvero Ozempic e Wegovy. Continuare a chiamare Ozempic un farmaco che non è contro l'obesità crea molta confusione proprio perché Ozempic è riservato ai pazienti con il diabete.

Oltre che per la cura del diabete di tipo due e alla perdita di peso, quindi, semaglutide e affini si sono rivelate efficaci per contrastare e gestire molte altre patologie connesse all'obesità, dalle apnee notturne alle complicanze renali, dall'Alzheimer a diverse problematiche cardiache. Un'escalation di ricerche promettenti e di risultati sul campo che spiegano perché il mercato è stato così scosso dall'arrivo di questo tipo di farmaco, al punto che nel 2023 la rivista Science ha scelto gli antagonisti del recettore GLP-1 come scoperta fondamentale dell'anno.

Il rumore di fondo

Tra gli aspetti più apprezzati da molti utilizzatori degli agonisti del GLP-1 c'è la riduzione del cosiddetto “food noise”, una sorta di rumore di fondo legato al cibo, ovvero il pensiero rivolto in modo continuo al mangiare, la preoccupazione riguardo a quando arriverà e cosa comprenderà il prossimo pasto, e poi il successivo. Per qualcuno, come uno dei pazienti intervistati nel documentario della CNBC Big shot. The Ozempic revolution, lo “spegnimento” del food noise può essere eccessivo, arrivando ad intaccare tutto il piacere di mangiare, ma in generale è una delle azioni che hanno reso semaglutide e tirzepatide così efficaci nella riduzione del peso corporeo.

C'è però un altro rumore di fondo ed è quello creato da celebrità e social media, che sfugge a qualsiasi indicazione terapeutica. È stato proprio a causa di un'alluvione di post, video, reel e TikTok dedicati all'utilizzo di questa classe di farmaci, alluvione tuttora in corso, che il fenomeno è andato fuori controllo. Del resto, la ricetta per creare “buzz” sui social media è sempre la stessa: promozioni spregiudicate, consigli di dosaggio da parte di chi non ha alcuna qualifica per erogarle, influencer che mostrano il prima-e-dopo, e come sempre una tendenza all'ipersemplificazione. Senza contare gli eventi a tema, come gli “Ozempic party”. E così si torna alla O di Ozempic: una volta imparata e memorizzata una parola, e una volta che la si è resa così riconoscibile da venire identificata con un fenomeno più complesso, così popolare che basta inserirla per avere visibilità, così sdoganata che la si usa per commentare l'aspetto fisico di personaggi famosi sulle pagine di gossip, perché perdere tempo a spiegare che non è un farmaco ma una classe di farmaci, che Ozempic non è mai stato prescritto per perdere peso e che i nomi sono diversi, e non solo uno?

Costi, carenze e pazienti sotto stress

Nel momento in cui tutti vogliono un prodotto, sia come effetto di una fortissima spinta dai social media, sia perché i campi d'azione del prodotto sono assai più larghi di quanto ipotizzato da chi lo ha messo in commercio, è abbastanza ovvio che la quantità a disposizione non basterà per tutti. Negli Stati Uniti, dove oltretutto chi usa questi farmaci deve scontarsi con altissimi costi e coperture sanitarie spesso insufficienti, questo fenomeno ha visto l'esplosione del mercato dei cosiddetti “prodotti compound”, farmaci generici che non vengono venduti in farmacia ma direttamente prescritti e commercializzati da agenzie di “telemedicina”, in modo piuttosto spregiudicato e con tutti i rischi del caso. In aggiunta alle versioni low cost e (troppo) facilmente acquistabili online, poi, sono comparsi sui social media statunitensi lassativi spacciati per “budget Ozempic”, post che invitano a fare microdosing di semaglutide e altre pratiche che non hanno alle spalle una struttura medico-scientifica.

In Italia, fortunatamente, il mercato della farmaceutica è più regolato. Tuttavia già l’anno scorso AIFa, l’Agenzia Italiana del Farmaco, aveva diramato una nota in cui metteva in guardia contro le imitazioni di dubbia provenienza. Sull’onda di una comunicazione dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), la nota AIFa segnalava l’infiltrazione di prodotti falsificati che, benché estranei alla filiera legale, produttiva e distributiva nazionale,”trovano invece diffusione solo attraverso canali illegali come i siti web non autorizzati e le piattaforme social”. 

In particolare, però, in Italia la questione riguarda il problema delle scorte e degli approvvigionamenti, con pazienti (soprattutto quelli già in cura con un agonista del GLP-1) sotto stress e ambulatori sotto pressione. Lo spiega a Valigia Blu Elena Succurro, professoressa associata di medicina interna del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università Magna Graecia di Catanzaro:

Le aziende farmaceutiche si sono trovate in una condizione tale da non poter soddisfare tutte le richieste e hanno iniziato a invitare i medici a non prescrivere a nuovi pazienti Ozempic e Trulicity (un altro antidiabetico a base di dulaglutide, ulteriore agonista del GLP-1), per fare in modo che le scorte rimaste potessero essere garantite ai malati di diabete tipo due che già ne facevano uso. Tuttavia, nei mesi scorsi si sono verificate carenze anche per i pazienti in trattamento, cosa che ha provocato ulteriore aumento dello stress nei pazienti i pazienti con diabete che avevano diritto a utilizzare il farmaco andato in carenza.

Intanto gli ambulatori venivano inondati da pazienti con diabete tipo due in trattamento, che non riuscivano a reperire i farmaci nelle farmacie. Spiega ancora Succurro:

Molti di questi pazienti sono stati poi indirizzati verso altri GLP-1, per esempio alla semaglutide orale, che è la stessa molecola dell'Ozempic ma che viene somministrata per via orale. È importante ricordare che questi farmaci vengono prescritti attraverso un piano terapeutico, la Nota 100, che significa che vengono rimborsati, ma è necessaria la prescrizione dello specialista o del medico curante. Di conseguenza, nel momento in cui bisognava cambiare il farmaco perché non reperibile, questo cambio di piano terapeutico richiedeva nuove prescrizioni, generando un sovraccarico di visite negli ambulatori anche solo per il cambio del farmaco.

Succurro, che siede anche nel consiglio direttivo di Sid - Società Italiana di Diabetologia, ribadisce l’importanza di non confondere i farmaci tra loro e i rischi (personali e sociali) che derivano dall’utilizzo improprio dei medicinali contro il diabete da parte di chi vuole perdere peso, a maggior ragione se non affetto da obesità:

La carenza che, nel corso di tutto questo anno, ha riguardato i farmaci agonisti del GLP-1 e penalizzato  i soggetti con diabete di tipo due già in trattamento con questi farmaci, è stata diretta conseguenza dell’aumento esponenziale nell'utilizzo dell'Ozenpic per il trattamento di obesità, sovrappeso o anche solo per perdere pochi chili, nonostante questo non sia un trattamento autorizzato: ricordiamo che l'Ozenpic è autorizzato soltanto nel trattamento del diabete.

Dal body shaming all'Ozempic shaming

The weight of the world, recente episodio della serie documentaria The New York Times Presents, affronta il tema del boom di semaglutide e affini da diversi punti di vista, incluso quello della discussione pubblica sui corpi non conformi. Tra le voci critiche del fenomeno, infatti, non mancano quelle di alcuni attivisti body positive che lamentano un'ennesima patologizzazione del grasso. Ma se è innegabile che di tutte le patologie l'obesità sia praticamente l'unica a venire ancora troppo spesso considerata responsabilità (o addirittura colpa) di chi ne è affetto, è altrettanto vero che rifiutare lo stigma e la ghettizzazione non implica il dovere di rifiutare anche trattamenti medici. 

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Lo stesso documentario del New York Times riporta le testimonianze commosse di chi, dopo una vita di sofferenza, ha visto la propria condizione cambiare per la prima volta proprio grazie ai nuovi farmaci a base di agonisti del GLP-1. Perché è questo il punto: al netto di costi elevati, problemi di stoccaggio, generici poco sicuri e non sempre legali e derive modaiole, quella dei farmaci à la Ozempic resta comunque una rivoluzione. 

Prima, chi soffriva di obesità e non riusciva a guarire nemmeno con importanti diete ed esercizio regolare aveva come unica alternativa il ricorso a interventi bariatrici come il bypass gastrico e altro. Adesso, lo spazio vuoto tra le modifiche allo stile di vita e il ricorso alla chirurgia è stato colmato da una classe di farmaci che nemmeno esisteva e che funziona (al netto di effetti collaterali, di cui sono tuttora in corso studi e segnalazioni). Ed è un cambiamento considerevole.

Il rumore di fondo di una società che da un lato banalizza e ipersemplifica, e dall'altro trasforma in occasioni di business ogni novità, che sia scientifica, medica o culturale (o tutte e tre, come in questo caso), continua ovviamente a farsi sentire. Non spariranno i video che promuovono dimagrimenti facili con trattamenti lampo, così come esistevano anche prima dell'esplosione della semaglutide. E già assistiamo a un proliferare di gossip maligno in cui ogni attrice che appare dimagrita viene accusata di avere “la faccia da Ozempic”, di essersi “Ozempificata” e via dicendo, perché dal body shaming all'Ozempic shaming il passo è breve. Questo però non deve distogliere l'attenzione da una novità terapeutica che ha aiutato e sta aiutando moltissime persone tanto a combattere il diabete, quanto a combattere l'obesità, e che non può e non deve essere relegata a moda passeggera. 

(Immagine in anteprima via Flickr)

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