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Ho 14 anni, fotografo le proteste in Georgia represse dalla violenza del governo: il sogno europeo sta svanendo

11 Dicembre 2024 8 min lettura

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Ho 14 anni, fotografo le proteste in Georgia represse dalla violenza del governo: il sogno europeo sta svanendo

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di Nestan e Nadia Beard

Nestan è una studentessa georgiana di 14 anni che da quasi un anno fotografa le manifestazioni a Tbilisi, in Georgia. Da quando il primo ministro Irakli Kobakhidze ha annunciato che la Georgia sospenderà la sua candidatura all'integrazione nell'Unione Europea la scorsa settimana, le proteste di massa hanno invaso il paese. La piena integrazione nell'UE è sancita dalla Costituzione georgiana, una promessa a cui il governo ha ora voltato le spalle.
Questa intervista, concessa a Nadia Beard, riflette la posta in gioco in Georgia dal punto di vista dei giovani il cui futuro è ora in bilico.

Quello che sta accadendo nel paese è ormai l'inizio di ogni conversazione. La gente mi chiede sempre: cosa pensi che succederà? Ho scattato foto per quasi un anno, da quando la scorsa primavera sono cominciate le proteste contro la legge sugli agenti stranieri. Finora non ho perso molto della scuola, a parte le volte in cui non siamo riusciti a raggiungerla a causa dei poliziotti a volto coperto che bloccavano le strade. Ma ora la mia scuola ha annunciato la chiusura in solidarietà con le proteste, quindi niente scuola per una settimana.
Quando il primo ministro Irakli Kobakhidze ha annunciato che la Georgia smetterà di perseguire l'integrazione europea fino al 2028, ha innescato la reazione dei giovani, che sono scesi in strada in massa.


La primavera scorsa, per circa una settimana, ho cominciato a protestare insieme ai miei amici. Ma volevo fare di più. Sono cresciuta in una famiglia di giornalisti e sentivo che la sola protesta, il solo esserci, non era sufficiente. Quando sei giovane, le persone della tua età sono più facili da fotografare. Ti guardano in modo diverso. È più comodo. Credo che questo emerga nelle mie immagini. E sento di aiutare di più i manifestanti fotografando chi sono e mostrando al mondo cosa succede al di là dei fuochi d'artificio e dei lacrimogeni.

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Un uomo è su un lettino rialzato, con una maschera per l'ossigeno calata sul volto. Una donna con una mascherina medica abbassata (la moglie), è china davanti a lui: lo guarda, ha la mano destra con un tampone appoggiato sul collo di lui. Alla destra dell'immagine, c'è un giovane adolescente che guarda verso il basso.
Questa foto la definisco "ritratto di famiglia georgiana". Perché mostra il figlio e la moglie che guardano l'uomo. Non ero certa volessero farsi fotografare, ma ho sorriso e lei non ha avuto problemi, credo. È stato bello vedere la moglie che conforta il marito. Anche qui, si può vedere che il marito sta abbracciando la moglie. L'immagine parla da sola.

Voglio diventare una fotografa professionista, ma so anche di essere giovane e alle prime armi. In generale mi va bene così, penso che molte delle mie immagini siano migliori perché posso andare dietro le quinte, la gente ha meno paura di me perché non sfoggio un faccione serio da addetto.

Mi piace fotografare le proteste. È faticoso, ma anche così appagante, osservare le persone e vedere come sono unite. Ero a una protesta e sono stata colpita da un lacrimogeno: alcune persone avvolte nelle bandiere sono venute ad aiutarci immediatamente. Camminavano per le strade principali, parlavano al telefono e avevano del latte per te, della soluzione salina. Passavano e chiedevano se avevi bisogno di soluzione fisiologica, te la mettevano negli occhi e poi proseguivano con un'altra persona. Ricordo di aver detto “Ho bisogno di acqua” e prima che me ne accorgessi c'erano cinque persone pronte con bottiglie d'acqua per me. Mi ha fatto capire quanti eroi ci sono. La gente non ha paura. Anche ieri, quando le persone sono state gasate, sono scappate e un'altra ondata è arrivata a sostituirle tra la folla. È come se ci fossero dei turni. È davvero bello vedere come le persone si aiutano a vicenda in ogni modo possibile.

Un ragazzo colpito dai lacrimogeni è seduto e tiene la testa verso l'alto, mentre una giovane con una mascherina medica verso negli occhi soluzione fisiologica. Alle loro spalle un gruppo di manifestanti con il volto coperto, tra cui alcuni con bandiere dell'Unione Europea.
È successo qualche giorno fa. Non era quando tiravano lacromigeni contro le persone. Era rimasto molto gas dalla notte precedente, perché ora mescolano il gas con l'acqua. L'odore era molto intenso. Avevo anche difficoltà a vedere e a respirare. Era molto forte. Questo ragazzo era lì con le lacrime agli occhi e la ragazza è andata ad aiutarlo.

L'altro giorno stavo prendendo un taxi per andare alle proteste e il tassista mi ha chiesto “vai alla protesta?”. Ho risposto di sì, poi ho pensato: “Chissà cosa dirà”. Lui mi fa: “Quanto ti devo per ripagarti?”. Gli ho chiesto cosa intendesse, mi ha risposto: “Stai per fare un'azione così buona, come potrei mai accettare dei soldi per questo?”. Gli ho detto che non c'era bisogno, e si è messo a piangere. Ha detto quanto sia crudele quello che questi poliziotti stanno facendo alle persone e quanto sia emozionante per lui, perché il futuro del paese è appeso a un filo in questo momento. È stato così commovente vedere un uomo adulto piangere per il suo paese.
I giovani sono molto arrabbiati e non pensano ad altro che alle proteste. Non ci sono altre priorità. La priorità è salvare il nostro paese. I manifestanti dicono che stiamo proteggendo il futuro vostro e dei vostri figli per evitare che domani vi svegliate in Russia.

In mezzo a un gruppo di manifestanti, un giovane con elmetto e mascherina medica ha gli occhi lucidi ed è spaventato per i lacrimogeni. Un altro uomo, di spalle e di tre quarti, con indosso una maschera antigas sovietica, gli appoggia una mano sulla spalla per tranquillizarlo.
La foto è di qualche giorno fa, quando io e mio padre abbiamo preso molti lacrimogeni. Le persone si tenevano strette l'una all'altra: dicevano “va tutto bene”, invitavano a stare insieme e camminare con prudenza. Poi la gente ha iniziato a farsi prendere dal panico, ma è andato tutto bene. Alcuni sono venuti ad aiutarci. Si possono vedere le lacrime negli occhi di quest'uomo, che è spaventato dai gas lacrimogeni, ma l'altro uomo con la maschera antigas sovietica lo tranquillizza e lo aiuta, emotivamente e fisicamente.
Un manifestante georgiano su una barella è trasportato da due paramedici, davanti e dietro la barella. Un altro manifestanti aiuta il paramedico davanti nel trasporto.
Quel giorno stavo fotografando soprattutto ambulanze. Ho sentito qualcuno dire che questo ragazzo era caduto dal Parlamento. Durante la protesta, la gente lasciava sempre un varco nella folla per far passare le persone. Qui si vede un manifestante che aiuta a trasportare la barella.
Una giovane è seduta a terra, il volto preoccupato. Accanto, un giovane con un passamontagna è appoggiato al muro. Il giovane tiene una mano appoggiata sulla spala destra di lei, come per sostenerla.
Ho visto molte coppie come questa, ma anche sconosciuti che si tenevano per mano per attraversare la folla. Si vede dal suo volto che è preoccupata, forse per il gas, o per il suo futuro e per quello del paese.
Un gruppo di manifestanti con megafoni e cartelli (in georgiano) è alle spalle di alcuni giornalistiche impugnano microfoni.
Qui, i manifestanti sono andati alla sede di Pirveli (emittente televisiva filogovernativa) e hanno chiesto di poter tenere un dibattito in diretta TV, perché molte persone nei piccoli villaggi guardano questo canale televisivo di propaganda e non sanno cosa stia realmente accadendo. Non sanno che poliziotti a volto coperto picchiano le persone, perché non viene mostrato. I manifestanti sono entrati a forza chiedendo una “diretta” - e l'hanno ottenuta.
Una donna allunga una mano per fermare una persona che sta alle sue spalle. Ha le braccia aperte, il volto girato verso destra. Davanti a lei, la luce di una telecamera imbracciata da un operatore la illumina.
La gente ha iniziato a inseguire un operatore e un giornalista di Imedi TV (emittente sostenuta dallo Stato) e li ha inseguiti per tutta la protesta, gridando e lanciando loro addosso uova e acqua. Non li hanno attaccati, ma sono stati aggressivi e non hanno permesso loro di filmare. Un politico dell'opposizione, Elene Khoshtaria, è venuto a proteggerli, dicendo ai manifestanti di non toccare i media, perché erano lì per fare il loro lavoro. In seguito è stata colpita da un cannone ad acqua, è caduta a terra e si è rotta una mano.
Un gruppo di poliziotti uomini con al centro una poliziotta.
Mi piace questa foto perché si vede una poliziotta in mezzo a un mare di uomini. Prima che scattassi la foto, c'era una donna che discuteva con tutti i poliziotti e tutti avevano espressioni diverse sul viso. Uno guarda interessato, l'altro dice: “Di cosa sta parlando?”. Stanno tutti pensando. Ma cosa stanno pensando? Da che parte stanno? Forse vorrebbero unirsi ai manifestanti ma non possono...
Adolescente in bicicletta con la bandiera georgiana a mo' di mantellina sulle spalle, legata davanti. Sullo sfondo si vede un pulmino blu metalizzato guidato da un uomo.
Questa l'ho scattata vicino al sobborgo di Saburtalo. Era presto, all'inizio della protesta, quando i cortei erano appena iniziati. L'atmosfera era diversa: aperta, spaziosa. C'erano alcune persone in bicicletta, una sensazione molto europea, non qualcosa che si vede spesso in Georgia. C'era musica da un camion in transito, e hanno dato alle persone il microfono per parlare. Finora è stata una delle proteste più organizzate cui ho preso parte.
Gruppo di manifestanti georgiani. Davanti alla file una coppia su uno scooter, e accanto a loro un manifestanti chino in avanti, con due lattine in mano.
Dietro, striscioni con scritto "Europe", bandiere dell'Unione Europea e della Georgia.
Questa è del marzo scorso. C'erano molti giovani, era pieno di colori. Questo ragazzo è in realtà su uno skateboard e sta suonando.
Manifestanti dentro un'aula universitaria, alla cattedra attorniata da giornalisti con telecamere e microfoni. La lavagna alle loro spalle ha una scritta in geogiano: "no alla legge russa".
Questa protesta è stata organizzata da un giovane movimento studentesco chiamato Dafioni. L'anno scorso hanno guidato diverse marce studentesche, in questa gli studenti hanno preso d'assalto la loro università. Il messaggio sulla lavagna è chiaro: “No alla legge russa”.
una giovane manifestante georgiana con lo sguardo rivolto verso il basso. Dietro di lei, in penombra, si intravedono altri manifestanti. Uno è un giovane con la barba, e imbraccia una bandiera del paese.
Questa è una delle mie foto preferite. Sembra più un dipinto che una fotografia. È notte, durante una marcia studentesca, e c'è una ragazza bellissima. L'immagine cattura perfettamente lo stato d'animo: le persone sono chiaramente stanche, ma ancora determinate ad andare avanti.
Una manifestante avvolta da una coperta si copre il volto. Dietro di lei un gruppo di poliziotti incappucciati e/o con passamontagna.
Non so se si stesse nascondendo dalla telecamera o se fosse uno scherzo. Molti giovani andavano alle proteste, alcuni uscivano di nascosto per essere lì. Qui era uno dei giorni in cui stavano accampati vicino al Parlamento, circa due settimane fa. Lei era in piedi in mezzo a questa folla di poliziotti, e tutti loro la guardavano. Il più delle volte i loro volti sembravano indifferenti, come se fossero stati di vetro.
Una coppia seduta sull'asfalto, assonnata. Una persona ha la testa appoggiata sulle gamba, l'altra l'abbraccia e tiene la testa appoggiata sulla sua spalla. I due sono fotografati tra due gruppi di poliziotti: una fila di poliziotti in piedi sulla strada, e un gruppo di manifestanti davanti a loro.
Questo è stato uno dei giorni di proteste non-stop. La polizia picchiava le persone e cercava di arrestarle. Di solito picchiavano la gente di notte, ma qui siamo in pieno giorno, verso mezzogiorno. Le persone che erano lì da due giorni ininterrottamente se ne andavano e altre arrivavano. Come se ci fossero dei turni. La coppia nella foto ha iniziato a sonnecchiare. Dopo ha condiviso snack e caffè con i poliziotti accanto.

Articolo originale pubblicato sul sito Coda Story e tradotto con il permesso dell'autrice.

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