Ilva di Taranto: il ministro dell’Ambiente insulta e nega i dati sulle morti
5 min letturaIl ministro dell’Ambiente Corrado Clini, in una dichiarazione raccolta da Giovanna Lanzilotta sull'Ilva di Taranto, afferma:
Questa analisi è fatta in Italia dall’Istituto Superiore di Sanità, che l’ha anche pubblicata e i dati pubblicati dall’Istituo Superiore di Sanità e i dati pubblicati dall’Osservatorio regionale dei tumori della Puglia dimostrano che questo eccesso di mortalità di cui si parla a Taranto non ha riscontro.
Questi sarebbero i numeri, per il ministro, che, aggiunge:
Non fanno comodo a quelli che fanno la propaganda e strumentalizzano le morti per avere ragione politicamente e queste persone non hanno il diritto di parlare perché non hanno la dignità.
Clini deve essere davvero convinto di ciò che dice, per esprimersi in questi termini. Tuttavia, delle due l’una: o il ministro è disinformato o è parecchio distratto. O, forse, si riferisce a un Istituto Superiore di Sanità diverso da quello che sul proprio portale di epidemiologia rimanda alla documentazione e agli studi in merito:
La letteratura e gli studi disponibili, elencati sul sito del ministero della Salute, comprendono il Progetto Sentieri (Studio epidemiologico nazionale dei territori e insediamenti esposti a rischio da inquinamento) a cui ha collaborato l’Iss e i cui risultati, pubblicati sulla rivista Epidemiologia e Prevenzione verranno discussi il 18 settembre durante il convegno “L'impatto sulla salute dei siti contaminati: il Progetto Sentieri"
I risultati del Progetto Sentieri, a cui ha partecipato l’Iss, sono pubblicati online sul sito di Epidemiologia e Prevenzione, rivista dell’Associazione Italiana di Epidemiologia:
Il Progetto Sentieri (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) riguarda l’analisi della mortalità delle popolazioni residenti in prossimità di una serie di grandi centri industriali attivi o dismessi, o di aree oggetto di smaltimento di rifiuti industriali e/o pericolosi, che presentano un quadro di contaminazione ambientale e di rischio sanitario tale da avere determinato il riconoscimento di “siti di interesse nazionale per le bonifiche” (Sin).
L’epidemiologia ha molto a che fare con la statistica. I numeri che fornisce non vanno presi come verità di fede, ma contestualizzati e riferiti ai metodi di indagine impiegati. Quindi è pur vero che la situazione cui ci troviamo di fronte è complessa, che vanno ricercate le evidenze di una significatività statistica caso per caso, patologia per patologia. Ma queste sono proprio le precauzioni che il ministro non assume in quella dichiarazione, in cui in sostanza dice, incredibilmente, che non esiste alcuna questione-Taranto e insulta chiunque dica il contrario. I dati in nostro possesso, a cui rimanda l’Iss sul sito, delineano un quadro un po’ più grave, per il Sin di Taranto, pur sottolineando la necessità di ulteriori studi.
Alcuni passaggi della scheda dedicata a Taranto (pagina 134 del file pdf ; non serve in questa sede soffermarsi troppo sui tecnicismi) :
- eccesso tra il 10% e il 15% nella mortalità generale e per tutti i tumori in entrambi i generi.
- eccesso di circa il 30% nella mortalità per tumore del polmone, per entrambi i generi.
- eccesso, in entrambi i generi, dei decessi per tumore della pleura.
Questo per quanto riguarda le sole patologie tumorali. Inoltre:
Molteplici studi di monitoraggio ambientale e campagne di misura delle emissioni industriali effettuati nell’area di Taranto hanno evidenziato un quadro di inquinamento ambientale diffuso, ma anche il contributo rilevante del polo industriale cittadino, in particolare il complesso dell’acciaieria, ai livelli ambientali di inquinanti di interesse sanitario
[...]
Uno studio caso-controllo sui casi incidenti a Taranto di tumore maligno del polmone, della pleura, della vescica e del sistema linfoemopoietico (periodo 2000-2002), in relazione alla distanza della residenza principale da diverse fonti emissive, sembra avvalorare l’ipotesi di un ruolo eziologico delle esposizioni ambientali a cancerogeni inalabili sulle neoplasie dell’apparato respiratorio. Lo studio evidenzia inoltre un trend del rischio di tumore polmonare e della pleura in funzione della distanza della residenza dalla maggior parte dei siti di emissione considerati (compresi l’acciaieria e i cantieri navali)
[...]
Le analisi di eterogeneità spaziale per Comune hanno indicato, inoltre, che molti degli eccessi di rischio relativi all’intera area erano presenti anche nel solo Comune di Taranto, confermando l’ipotesi di un rischio sanitario di origine industriale, e in particolare il possibile ruolo di numerosi inquinanti atmosferici, gassosi e particolato, quali fattori di rischio per la mortalità per cause respiratorie, cardiovascolari e polmonari.
[...]
Lo studio rileva anche eccessi significativi di linfomi non-Hodgkin tra gli uomini a Taranto e tra le donne a Pulsano, e un incremento di rischio di leucemie tra le donne a Statte. Gli autori, oltre a evidenziare un ruolo rilevante delle esposizioni professionali nell’area industriale, ipotizzano anche un’associazione dei rischi osservati con fattori ambientali quali gli inquinanti chimici di origine industriale, con particolare riferimento alle imponenti emissioni di diossine nell’ambiente a opera dell’impianto Ilva.
L'Ilva è citata anche in un altro passaggio, relativamente ai livelli urinari di 1-idrossipirene (1-Ohp), biomarcatore della dose interna di Ipa (idrocarburi policiclici aromatici), che mostrano un livello significativamente più elevato «nel gruppo di lavoratori addetti alla manutenzione». Ma ciò che è rilevante, in questo caso, non è solo la responsabilità o meno dell'Ilva nella formazione del quadro epidemiologico che gli studi qui raccolti delineano per Taranto - al netto della situazione generale di inquinamento che affligge tutte le città italiane - ma è il quadro epidemiologico stesso. Un quadro che, nelle parole del ministro, viene dipinto con toni rosei, al limite del negazionismo («questo eccesso di mortalità di cui si parla a Taranto non ha riscontro») e che si possono a questo punto spiegare solo col fatto che il ministro non sia a conoscenza degli studi a cui concorre quell’Iss che cita o che li ignori o che non sia scientificamente d’accordo con essi, nel qual caso dovrebbe dirlo.
Dovrebbe negare per esempio che
l’indagine compiuta dalla Asl di Taranto su animali e alimenti prodotti dalle aziende zootecniche locali ha portato al sequestro e all’abbattimento di animali in cui sono stati rilevati livelli troppo elevati di policlorobifenili (Pcb) e diossine.
Peraltro, la stessa Associazione Italiana di Epidemiologia, in un comunicato emesso a seguito dell’ordinanza del gip Patrizia Todisco, ha dichiarato:
L’Associazione Italiana di Epidemiologia considera solidi e affidabili i risultati della perizia epidemiologica che ha permesso al gip di Taranto di quantificare i danni sanitari determinati, sia nel passato sia nel presente, dalle emissioni nocive degli impianti dell'Ilva.
È possibile chiedere al ministro dell’Ambiente quale sia la sua opinione e, soprattutto, che si discuta di un tema così doloroso e delicato con toni diversi da quelli con cui si è espresso?
Un’altra domanda: se le cose stanno così come Clini dice in quel video, perché il suo ministero ha deciso di costituirsi parte civile?
Approfondimenti:
- Ilva : per saperne di più
- Ilva di Taranto: cosa ne dicono gli epidemiologi?