Giornalista italiano fermato in Turchia: la battaglia per liberare Gabriele Del Grande
3 min letturaItalian journalist jailed in Turkey: the fight to free him
Aggiornamento 24 aprile 2017, ore 8.03: Questa mattina il Ministro degli esteri, Angelino Alfano, ha annunciato su Twitter la liberazione di Gabriele Del Grande.
1/2 Gabriele Del Grande è libero.Gli ho parlato adesso sta tornando in Italia.Ho avuto la gioia di avvisare i suoi familiari.Lo aspettiamo.
— Angelino Alfano (@angealfa) 24 aprile 2017
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Aggiornamento 21 aprile 2017, ore 13:16: Venerdì 21 aprile c’è stato l’incontro nel centro di detenzione amministrativa di Mugla, sulla costa egea della Turchia, di Gabriele Del Grande con il suo avvocato e il console italiano. «Gabriele ha avuto anche l'opportunità di incontrare da solo il proprio avvocato – ha detto il ministro degli Esteri, Angelino Alfano –. Ci risulta che Gabriele stia bene. Sta facendo uno sciopero della fame nutrendosi solo di liquidi. Ha comunque l'assistenza di un medico che io ho richiesto e ottenuto dalle autorità turche».
L'avvocato turco del regista e giornalista italiano, Taner Kilic, ha poi detto all'Ansa: «Non ci è stata data alcuna informazione su eventuali capi di imputazione nei confronti di Gabriele. La sua detenzione è del tutto illegale. Non c'è nessun impedimento giuridico al rimpatrio, è un provvedimento punitivo. Abbiamo chiesto di vedere il suo dossier, ci è stato negato. Al momento, il direttore del centro non ha nessuna informazione riguardo a una sua possibile espulsione».
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Sono ormai undici i giorni che Gabriele Del Grande, regista e giornalista italiano, è in stato di fermo in Turchia. Del Grande è uno dei registi e sceneggiatori del film documentario “Io sto con la sposa”, presentato alla 71ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e che racconta la storia di cinque migranti che, dopo un lungo viaggio, raggiungono la Svezia, aggregandosi a un corteo nuziale.
In Turchia dal 7 aprile per fare delle interviste e raccogliere materiale per il suo prossimo libro dal titolo “Un partigiano mi disse”, sulla guerra in Siria e la nascita dell’Isis attraverso il racconto della gente del posto, Del Grande è stato bloccato tre giorni dopo nella provincia sud orientale dell’Hatay, al confine con la Siria, e da quel giorno non ha potuto vedere familiari e persone delle istituzioni del proprio paese, fino a venerdì 21 aprile quando una delegazione del Consolato italiano ha potuto incontrarlo.
Mercoledì 19 aprile il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione per i Diritti umani, durante una conferenza stampa in Senato ha denunciato che "il vice console italiano ad Ankara e il legale turco di Gabriele Del Grande sono andati nel carcere dov'è detenuto il giornalista italiano, ma le autorità turche gli hanno impedito di vederlo", aggiungendo che non sono ancora chiare le accuse imputategli (la Farnesina in una nota del 15 aprile scorso aveva specificato il regista era stato “fermato in Turchia perché si trovava in una zona del Paese in cui non è consentito l’accesso”). Il senatore ha inoltre chiamato a una mobilitazione perché “il quadro, che fino a due giorni fa sembrava andare verso risoluzione imminente si è improvvisamente aggravato”.
La delegazione del consolato italiano di Izmir, che sin dall’inizio sta seguendo la vicenda, si era recata nel centro di detenzione amministrativa di Mugla, dove si trova il giornalista italiano, su disposizione del ministro degli Esteri, Angelino Alfano. Sempre il 19 aprile, Alfano, ha contattato il ministro degli Esteri della Turchia, Mevlüt Çavuşoğlu, ribadendo "la nostra ferma richiesta per il rilascio immediato di Gabriele Del Grande".
Libero di parlare... di scrivere ciò che vedo...#iostocongabriele #Gazebo pic.twitter.com/jfauvk6uok
— Gazebo (@welikechopin) 19 aprile 2017
Era stato proprio Del Grande, in una telefonata alla moglie, Alexandra D’Onofrio, martedì 18 aprile, a comunicare di essere stato trasferito a Mugla, annunciando anche l’avvio di uno sciopero della fame e invitando tutti a mobilitarsi perché vengano rispettati i suoi diritti:
La ragione del fermo è legata al contenuto del mio lavoro. Ho subito ripetuti interrogatori al riguardo. Ho potuto telefonare solo dopo giorni di protesta. Non mi è stato detto che le autorità italiane volevano mettersi in contatto con me.
Sin dal giorno del fermo sui social la notizia è stata condivisa con gli hashtag #iostocongabriele e #FreeGabriele e sono stati lanciati appelli.
Comunque oggi so 5 giorni che Gabriele Del Grande sta sequestrato dallo stato turco senza parlare con un avvocato eh. #iostocongabriele pic.twitter.com/Nzv92avNBb
— zerocalcare (@zerocalcare) 14 aprile 2017
La Federazione nazionale della stampa italiana (FNSI) ha organizzato (insieme ad altre organizzazioni, come Articolo21, Amnesty International Italia, Usigrai, ecc) per il prossimo 2 maggio un sit-in davanti all’ambasciata turca a Roma per “denunciare le condizioni insostenibili in cui sono costretti i giornalisti e la libertà di stampa in Turchia”. In questi giorni si stanno svolgendo numerosi sit-in per chiedere la liberazione di Del Grande.
Di seguito la lista delle mobilitazioni organizzate in tutta Italia.
Le foto delle manifestazioni del 20 aprile.
Nella foto di anteprima Gabriele Del Grande, via Produzioni dal Basso