Fermiamo l’anarchia dei supermercati
4 min letturaLa sera del 17 maggio la deputata del Pdl ed ex ministro Mara Carfagna è stata vittima di un vile agguato. Recatasi a fare la spesa in un supermercato nel centro di Roma, la Carfagna è «stata insultata da due persone in un supermercato». Stando a quanto riporta l'Ansa, la deputata si è subito «rivolta a un militare di servizio presso gli uffici della Camera nella zona di via del Tritone chiedendo di intervenire per rintracciare i due che l'avevano ingiuriata poco prima». I carabinieri, però, non sono riusciti a individuare i due attentatori.
Il vicepremier Angelino Alfano ha giustamente stigmatizzato l'orripilante accaduto con parole di fuoco:
L'attacco verbale all'onorevole Mara Carfagna è l'ulteriore, gravissimo, segnale di un clima di odio, alimentato da cattivi maestri e da un residuo di grumi ideologizzati. Un residuo di tessuto malato che vede nei concetti di 'pacificazione' e di 'democrazia' il pericolo reale di una marcata svolta di civiltà nella quale la violenza e ogni forma di aggressione non troverebbero alcuno spazio.
Per quanto sia difficile non essere d'accordo con Alfano, l'affaire Insulti Gratuiti Al Supermercato pone una questione molto più grande e delicata: quella del «controllo dei supermercati», ormai vere e proprie madrasse d'odio e impunità, coperte da un Far West normativo che incita all'anarchia e garantisce l'impunità totale.
Già, perché l'insultatore professionale, il violento seriale che certo non sa che farsene delle generose esortazioni del presidente Napolitano a moderare le parole per non infiammare una platea vulnerabile ai richiami della guerra civile, ha trovato nel supermercato il suo paradiso dell'oltraggio purificatore - il tutto, ça va sans dire, trincerato dietro l'anonimato, la sigla che richiama qualcosa di battagliero o qualcosa di grevemente scurrile.
Il caso di Enrico Mentana è piuttosto emblematico. Il noto giornalista ha infatti raggiunto il livello di insopportazione e ha deciso di farla finita con i «ceffi» che hanno invaso quel grande «bar» che è il supermercato. «Il numero di tizi che si esaltano a offendere al supermercato è in continua crescita. Calmi, tra poco ce ne andremo, così v’insulterete tra di voi. Resterei se ci fosse almeno un elementare principio d’uguaglianza: l’obbligo di usare la propria vera identità. Strage di ribaldi col bigliettino per gli affettati falso». Insomma, per Mentana «l'anonimato» sta distruggendo quello che un tempo erano spazi di libertà. E la difesa degli «anonimi» - lo pseudonimo come garanzia per una più ampia diffusione del pensiero - utilizza falsi argomenti, anzi, «gli argomenti son gli stessi addotti dai massoni per giustificare le logge coperte...».
Ad ogni modo, credo che sia chiaro a tutti che questa non è libertà: è sopraffazione. Impedire queste cose non è censura: è buon senso. Smettiamola di considerare il supermercato come il luogo franco dove tutto è lecito: comprare carne in scatola, lasciare aperto il freezer dei surgelati, offendere, minacciare, ricattare, vomitare insulti. Lo abbiamo fatto con gli stadi di calcio, e abbiamo visto com'è finita.
Il supermercato è troppo importante perché una minoranza di predoni, camuffati da libertari, possa rovinarla. Perché questo avverrà, se andiamo avanti così. Qualcuno invocherà leggi speciali: arriveranno, e sarà giusto così. Serve assolutamente qualche regola per impedire il festival permanente dell’odio senza controlli o sanzioni. Le istituzioni hanno il dovere di arginare con iniziative legislative adeguate, che prevedano anche sanzioni, la deriva sessista e razzista dei supermercati che potrebbe alimentare propositi di violenza e sfociare in tragedia.
Del resto, come hanno già denunciato le più alto cariche dello Stato, quella dei supermercati è un'atmosfera intossicata, violenta, turpemente sessista. È un sottosuolo mefitico in cui «ceffi» e odiatori di donne blaterano, fantasticano le sevizie più turpi, stuprano con il linguaggio il bersaglio del loro berciare. È una grande platea di incontri e di scambi e anche arena di rancori inestinguibili, un ring dove le regole non valgono più e la violenza tracima senza ritegno. Di più, il supermercato sta diventando una fissazione solipsistica e maniacale, fonte di rapporti spesso astratti e irreali che può tramutarsi da strumento di democrazia ad assemblea pulsionale indistinta che nega la democrazia ed esalta il cibo ipercalorico.
E c'è di peggio. Secondo una ricerca dell'Osservatorio SIP su «Abitudini e stili di vita degli adolescenti italiani», l'eccesso di supermercato influisce negativamente su comportamenti e abitudini dei ragazzi tra i 12 e 14 anni non direttamente collegate alla spesa. I risultati sono piuttosto inquietanti: gli adolescenti che spingono i carrelli al supermercato per più di 3 ore al giorno (21,3% del totale, dato 2012), hanno abitudini alimentari peggiori, sono più inclini al rischio, fumano e bevono di più, leggono di meno, hanno un rendimento scolastico inferiore, hanno comportamenti sessuali più «adultizzati», praticano meno sport e infine hanno la tendenza ad assumere atteggiamenti «liberi» e «trasgressivi».
Il quadro non è del tutto fosco, comunque. Gli «irresponsabili del supermercato» - quasi sempre nascosti dietro l’anonimato, come abbiamo visto nel caso Carfagna - sono solo una minoranza chiassosa. Quindi, lo ripeto: chi ha cuore la libertà dell supermercato, quella vera, intervenga prima che sia tardi. Ricordando agli interessati che scherzano col fuoco. Gli strumenti per conoscerne le loro identità ci sono; le norme penali anche. Manca, purtroppo, una giustizia lineare, rapida e proporzionata. Le sanzioni italiane, infatti, sono sempre spaventose, lente e improbabili; quando dovrebbero essere ragionevoli, rapide e certe.
Alla lunga, la battaglia tra Tolleranza e Intolleranza, Equilibrio e Violenza, Ragione e Ricatto sugli scaffali sarà vinta unicamente su valori, argomenti, chiarezza, ideali. Il supermercato non è arma del Male o Scudo del Bene: è il campo di battaglia tra Bene e Male, tra democrazia e populismo irrazionale.
Proprio per questo minacciare, insultare o diffamare nei supermercati non è un'attenuante. È un'aggravante, invece. Perché il supermercato è potente, geniale, libero, egualitario. Sporcarlo è un una vergogna, non soltanto un errore.
(Sostituite il termine "supermercato" con "web" e avrete il dibattito su Internet & social network delle ultime due settimane.)