Dodicenne aggredisce coetanea: è notizia? Sì, se l’aggressore è del Senegal
5 min letturaA) l'aggressore è senegalese;
B) l'aggredita è italiana;
C) la catenina era un crocefisso.
Un fondamento logico-scientifico che spesso si trascura è che la correlazione o la compresenza non implica automaticamente rapporti di causalità. Ossia: la compresenza di A, B e C, per esempio, non autorizza a pensare che alla scuola di Terni sia andato in scena uno scontro di civiltà, o che l'Isis abbia campi di addestramento in Senegal dove insegna tattica di guerriglia religiosa scolastica ai pre-adolescenti da infiltrare in Italia. Evidentemente però i punti A, B e C nelle ultime 24 ore sono bastati per mettere largamente in soffitta il fondamento logico di cui sopra, facendo esplodere un caso nazionale.
Come spiegato da Marco Torricelli, direttore di UmbriaOn, sulla bacheca di Arianna Ciccone, la prima fiamma è partita ieri pomeriggio, da un comunicato dei carabinieri:
Nel primo pomeriggio di ieri, all’uscita di una scuola media di Terni, una studentessa 12enne ternana veniva colpita da tergo alle spalle da un colpo violento sferratole da un suo compagno di classe coetaneo di origine senegalese regolarmente residente in questo capoluogo. Il ragazzo, che veniva immediatamente bloccato dalla madre della vittima, avrebbe compiuto tale gesto perché la compagna indossava una collanina con un crocifisso. La minore, visitata presso il locale Pronto Soccorso, riportava una contusione toracica giudicata guaribile in 20 giorni.
È poi deflagrata in articoli e lanci su Facebook e Twitter in cui l'assenza di verifica della notizia è stata sostituita da un'enfasi cieca. Sul locale, Perugia Today ha invocato sulla propria pagina fan provvedimenti esemplari. Da notare che la contrapposizione tra «bullo senegalese» e «ragazzina» non fa pensare a due coetanei, dato completamente omesso nel lancio:
Ragazzina picchiata e spedita in Ospedale perchè indossava una collanina con il crocifisso. ACCADE DA NOI, ACCADE IN UMBRIAOra la Scuola prenda provvedimenti disciplinari esemplari!
Posted by PerugiaToday on Venerdì 15 maggio 2015
Analoga linea editoriale Il Messaggero, che titola «Senegalese picchia una bambina» e su Facebook utilizza la combinazione Caps Lock+Esclamativo.
TOGLITI IL CROCEFISSO! SENEGALESE PICCHIA UNA BAMBINA
Posted by Il Messaggero.it on Venerdì 15 maggio 2015
Dal locale, l'accaduto rimbalza sulle testate nazionali. Il Giornale ha parlato di «pestaggio» (spingendo sull'immagine di un'aggressione prolungata e accanita), sottolineando che «i militari non prendono provvedimenti», e mettendo il virgolettato «Togliti il crocifisso» nel titolo, dandolo così per pronunciato. Lo stesso fa Libero. Repubblica ha messo la presunta causa, «Porta il crocifisso» in apertura di titolo, spiegando in seguito che «il coetaneo già nei tre o quattro giorni precedenti l'aveva presa di mira, con insulti e altre aggressioni, sempre per via del crocifisso». Così il Corriere, che titola «Crocifisso al collo, ragazzina di 12 anni picchiata a scuola». Sebbene il Corriere ammetta che il ragazzo non conosce l'italiano, ipotizza che «abbia ripetuto frasi sentite in un altro contesto», senza specificare quale sarebbe il contesto. La famiglia, forse?
Ciò ha fatto da sponda a quei politici che su immigrazione e integrazione sono propensi a cavalcare l'indignazione ai fini del consenso. Come nel caso di Giorgia Meloni, la quale si scaglia contro un dodicenne che avrebbe voluto imporre la propria «ideologia»:
Terni: un ragazzino senegalese picchia una bambina sua coetanea perché colpevole di indossare una collanina con un...
Posted by Giorgia Meloni on Venerdì 15 maggio 2015
O di Matteo Salvini, presente venerdì proprio in Umbria per la campagna elettorale in vista delle Regionali:
A Terni una ragazzina di 12 anni è stata aggredita da un coetaneo all'uscita della scuola, 20 giorni di prognosi per la...
Posted by Matteo Salvini on Venerdì 15 maggio 2015
A provare a spegnere il fuoco è poi arrivato in giornata l'articolo di Umbria 24, che ha raccolto la versione di Vilma Toni, dirigente della scuola media in cui è avvenuto il fatto. Abbiamo così scoperto che il bambino, appena giunto in Italia, non parla la nostra lingua, per cui la minaccia riportata da alcune testate è palesemente falsa.
Viene dal Senegal, dove viveva con i nonni, e con il ricongiungimento è arrivato in Italia. Non parla nemmeno italiano, per questo credo sia difficile integrarsi per lui. I genitori li conosco, sono integrati e sono in Italia da tantissimo tempo. Anche la loro figlia viene qui a scuola con noi.
Anche dalla ricostruzione di UmbriaOn si evince un fatto: l'unico adulto presente, al momento dell'aggressione, era la madre della dodicenne. Quest'ultima, intervistata da Repubblica, afferma di non aver ben capito le parole del coetaneo. Dall'estratto su Google la versione precedente dell'articolo fa capire che la dodicenne avesse inteso che l'aggressore parlasse «arabo»:
Perciò l'incendio mediatico, dal brutto episodio di partenza, si è propagato soprattutto nella testa di chi l'aveva creato e alimentato. C'è forse, col senno di poi, da misurare lo scarto tra assenza di verifica della notizia e quel sottile pensiero che suona tanto qualcosa che potrà piacere alla pancia degli italiani... Presto, qualcuno porti altra benzina per questo fuoco!
Per tutti i sostenitori della teoria sull'invasione straniera cui l'Italia sarebbe sottoposta, stereotipo che abbassa le difese del pensiero critico e fa meglio passare la disinformazione, segnalo l'ottimo articolo di Guido Romeo Davide Mancino su Wired. Perché, a fronte di tutto, molti di coloro che hanno scritto o commentato avrebbero dovuto forse porsi tre domande:
1) Ogni volta che un dodicenne è picchiato da un coetaneo esce un comunicato?
2) La dodicenne aggredita ha il diritto di crescere senza pensare che ogni senegalese (a partire dal coetaneo che l'ha aggredita), o più in generale ogni persona di colore, sia un nemico della religione cristiana?
3) I minori stranieri hanno diritto a integrarsi?
Se si fosse riposto in ordine 1) No 2) Sì 3) Sì, probabilmente la notizia sarebbe passato per quello che è: una non-notizia.
Aggiornamento 18/5: Sia la versione della vicepreside sia quella del padre del ragazzo smentiscono la prima ricostruzione dei giornali, che attribuivano l'aggressione a un movente religioso. Il Corriere, ad esempio, ieri titola Il bimbo aggressore di Terni che gioca all'oratorio (sotto il crocifisso), con emblematica foto del ragazzino, a volto oscurato, mentre gioca a biliardino nell'oratorio.
La vicepreside afferma (versione confermata da altri studenti della scuola, secondo Umbria24):
Il ragazzo non parla italiano, è arrivato da pochi giorni in questa scuola e deve ambientarsi. Nei giorni scorsi l’ho visto anche abbracciare una insegnante che porta sempre il crocefisso al collo, lo racconto per ribadire che non è quello il suo problema, lui cerca solo affetto.
Il padre, oltre a ribadire la frequentazione della chiesa, afferma che il figlio dodicenne, fin dall'arrivo, è stato oggetto «di insulti razzisti e aggressioni fisiche». «Anche giovedì mattina è successo. E lo ha picchiato anche la bambina, insieme ad altri compagni».
Versioni che contrasta con quella dalla madre:
Lui parlava nella sua lingua, non ha detto mai la parola ‘crocefisso’, e le uniche parole che ho sentito in italiano sono state: ‘Mi stai trattenendo’.
Io non so cosa pensi questo ragazzo. Lui vedeva questo crocefisso e può darsi che non sia abituato a questo simbolo. Ci sono stati altri episodi [...] in cui ha aggredito mia figlia facendole capire che non voleva il crocefisso. In classe spesso indicava la croce e faceva segno di no con la mano. Oppure faceva segno di stare zitta. In biblioteca qualche giorno fa l’ha di nuovo aggredita con un pugno. Non so perché ce l’abbia con lei.
Il contesto pregresso in cui è maturato l'episodio si perde nella molteplicità di versioni. La madre, unica testimone adulta dell'aggressione, la fa dipendere dal crocifisso, rifacendosi anche a episodi precedenti riportati dalla figlia (in uno è citata l'insegnante di religione). Ma il contesto da lei fornito è molto diverso da quello offerto dalla preside, dalla vicepreside e dagli studenti, e praticamente opposto a quello fornito dal padre. Certo è che, in precedenza, i due alunni avevano avuto screzi e litigi. Mentre procedono le indagini dei carabinieri, possiamo intanto provare ad archiviare l'ennesimo tentativo di Guerra santa mediatica, anche a beneficio dei due minori coinvolti e degli studenti della scuola.