Legge elettorale, ma il confronto c’è davvero?
1 min letturaA che punto è il confronto sulla legge elettorale? Dopo l’appello promosso da Libertà e Giustizia il 21 giugno (Mai più alle urne con questa legge), rilanciato, il 22 settembre, dalla mobilitazione con Valigia Blu Ridateci la nostra democrazia, 150 mila firme raccolte sul web, quasi tutte le forze politiche presenti in Parlamento, si sono dette pronte a lavorare a soluzioni che consentano agli italiani di andare al voto con una legge che restituisca ai cittadini il potere di scelta e al Parlamento la dignità perduta.
Oggi la crisi di governo è sostanzialmente aperta e con sbocchi ancora imprevedibili. Non è esclusa l’eventualità che il presidente della Repubblica voglia e possa esplorare l’esistenza in Parlamento di una nuova maggioranza per un governo di breve durata che abbia soprattutto il compito di varare una nuova legge elettorale. Libertà e Giustizia chiede: i partiti che dichiarano di voler cambiare la legge stanno davvero lavorando a trovare una soluzione? Sono disposti a rinunciare ognuno al proprio modello ideale e “personale” per trovare un accordo fra tutti? Se sì, a che punto è la discussione? Se invece i veti tra partiti e interni ai partiti fossero insuperabili, lo si dica: sarà un’informazione molto utile eventualmente al capo dello Stato (per non perdere tempo a cercare ciò che non c’è) e soprattutto ai cittadini che potranno tener conto del mancato impegno su questa emergenza democratica nel momento di dare il loro voto.
È dunque fondamentale che nell’imminenza di una crisi, i partiti riescano a mettersi d’accordo su un modello di nuova legge elettorale che soddisfi tutti. Nel caso contrario, invece, che si ritrovino su una soluzione di mediazione, come per esempio il ritorno al Mattarellum, che risulta anche senza dubbio la soluzione più facile. Se al momento della crisi il capo dello Stato non ha un’ipotesi plausibile, infatti, come potrebbe pensare a un governo “istituzionale” per cancellare il Porcellum?
Insomma: è venuto il momento di uscire allo scoperto, si dica apertamente come stanno le cose. Escano dall’ombra i mediatori, se ci sono. Se no è meglio che si sappia e che lo sappia il Quirinale.
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