RIDATECI LA NOSTRA RAI, MANDATE A CASA MASI!
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Come sapete, ho trascorso alla RAI trent’anni della mia vita professionale, come giornalista e come dirigente dell’Usigrai. Trent’anni passati a difendere l’autonomia, l’etica e la qualità dell’informazione dalle pressioni indebite dei partiti al governo, complici talvolta anche quelli di opposizione che, dopo aver accettato il piatto di lenticchie della terza rete, una volta al potere, hanno continuato ad accomodarsi, magari con più garbo e minore voracità, alle logiche lottizzatorie. Mai tuttavia come oggi si era giunti a tale punto di perversione e di corruzione del servizio pubblico. Mai un direttore generale della RAI si era adeguato così servilmente all’arroganza di un governo guidato dal proprietario del monopolio televisivo privato concorrente. Mi unisco ai miei ex colleghi,all’associazione “Articolo 21? , di cui faccio parte, e a “Valigia blu” per invitare tutti i miei lettori a sottoscrivere l'appello che segue e che non può non essere condiviso da chiunque, in un momento di emergenza democratica come l’attuale, pretenda il ripristino delle più elementari condizioni libertà e pluralismo nella comunicazione. (nandocan).
“Non sappiamo quello che accadrà alla politica italiana, alla maggioranza e alle opposizioni. Non sappiamo se si andrà presto al voto o se il governo proseguirà la propria strada. Non sappiamo se l’Italia presto avrà un governo stabile. Non sappiamo quello che sarà il futuro della scuola, dei precari, dei lavoratori, degli studenti, degli immigrati, dei lavoratori che muoiono sul lavoro, dei carcerati che si uccidono. Sappiamo però che ciò che quotidianamente esce dal servizio pubblico in termini di informazione dei cittadini, con qualche piccola eccezione, non racconta con oggettività quello che sta accadendo nel nostro Paese. E sappiamo che si vuole mettere un bavaglio a chi, nel servizio pubblico, tenta, con sforzi sovrumani, di fare il proprio lavoro. Giornalisti, operatori, autori, maestranze che sentono la responsabilità di stare in un’azienda pubblica che, prima fra tutte, dovrebbe avere la capacità di interpretare la società partendo proprio dal racconto di quello che davvero avviene.
Ma a fronte di chi realizza il prodotto con le proprie mani, idee, sforzi e creatività c’è chi, in Rai, elogia e loda chi cancella le notizie, non dà le rettifiche e perde gli ascolti. E’ il direttore generale della Rai, che perseguita, tenta di cacciare, insulta e infastidisce chi dà le notizie, chi fa le inchieste e chi vorrebbe continuare a fare con onesta, correttezza e oggettività il proprio mestiere. E’ del tutto evidente che l’unica persona ad essere incompatibile con il servizio pubblico è proprio lui. Chi ostacola la conoscenza dei fatti non è compatibile con il servizio pubblico della Rai. Per questo noi, che del servizio pubblico siamo non solo utenti ma anche proprietari, che il servizio pubblico lo finanziamo con i nostri abbonamenti, con il nostro “ruolo” di consumatori e utenti, chiediamo che Masi si dimetta o venga sostituito perché in questa Rai faziosa non c’è pluralismo e non c’è il racconto vero del paese in cui quotidianamente viviamo. Ridateci la nostra Rai.
Pino Mapelli
Purtroppo la vera mafia non è in Sicilia ma in un paese alle porte di Milano ARCORE e da Arcore si è arroccata a Palazzo Chigi. Basta !!!!! E' ora che il popolo Italiano si svegli !!!!