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Intercettazioni, la protesta a Montecitorio

21 Maggio 2010 4 min lettura

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Intercettazioni, la protesta a Montecitorio

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Cittadini, politici, ricercatori, studenti, gruppi di aderenti ai social network e giornalisti al sit in contro il disegno di legge contro cui si sono espressi anche gli editori.

ROMA - La commissione ha licenziato il testo del ddl Alfano sulle intercettazioni che ora passa al Senato. Contro il disegno di legge a Montecitorio dal primo pomeriggio è partita una maratona oratoria contro il «bavaglio all'informazione» avanti la Camera dei deputati il sit-in organizzato da diverse associazioni, tra cui il Popolo Viola, Articolo 21, Valigia Blu cui hanno aderito alcuni partiti come l'Italia dei Valori, Sinistra Ecologia e Libertà, Verdi, per protestare contro il ddl intercettazioni in agenda al Senato. Una maratona a cui stanno partecipando cittadini, esponenti politici, ricercatori, studenti, gruppi di aderenti ai social network . Davanti la Camera anche molti giornalisti. Partigiani del terzo millennio, recita un cartello alzato sulla piazza, dalla parte degli oratori che si susseguono negli interventi. «Meno informazione uguale più corruzione. No alla legge bavaglio», è lo striscione di www.valigiablu.it che campeggia in Piazza di Montecitorio.

IL POPOLO VIOLA - Il Popolo Viola ha organizzato la maratona perché, si legge in una nota, «condanna duramente il testo di riforma in materia di intercettazioni in discussione al Senato, tra gli obbiettivi del Ddl Alfano ostacolare le attività di indagine dei magistrati, il diritto di cronaca della stampa, la libertà degli editori e l'attività dei blogger e dei social network nel nostro Paese». A Montecitorio anche vari gruppi studenteschi. Uno di loro, intervenendo, ha ricordato Giovanni Falcone. Molti dei partecipanti si rivolgono al Presidente della Repubblica Napolitano perché, in caso di approvazione della legge, non firmi. Molto duro, a questo riguardo, è stato Leoluca Orlando, Idv: «Ma che ci sta a fare un presidente della Repubblica se non difende neanche la libertà di stampa?»

STEFANO RODOTA' - Stefano Rodotà, che ha lanciato l'appello «La libertà è partecipazione informata», ha definito la maratona una «buona azione civile», che ha «avuto l'effetto di dare coraggio a molti, come l'iniziativa importante di un gruppo di editori alla fiera del libro di torino. E la stessa maggiore forze che nelle aule parlamentari mostra l'opposizione non sarebbe stato così forte senza questa mobilitazione. Il parlamento è il cuore del paese, ma ha bisogno di azioni e mobilitazioni della società civile». Il giurista ha parlato di regime e ha spiegato. «Un regime cambia in tanti modi, per esempio attraverso l'erosione quotidiana diritti fondamentali. Dicono di non aver intenzione di cambiare la prima parte della Costituzione. Ecco, l'articolo 21 sta nella parte che ipocritamente si dice che non sarà toccata. Se vogliamo impedire regime non possiamo andare in vacanza». Cita Einaudi in chiusura, l'ex garante della privacy. «Conoscere per deliberare, diceva Einaudi. Questa è la democrazia».

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FNSI - Contro le nuove norme critiche a tutto campo. Lunedì prossimo, la Federazione Nazionale della Stampa, che con il presidente Roberto Natale ha partecipato alla maratona, chiama in campo nella protesta le prime firme del giornalismo: alle 15 nella sede della Fnsi a Roma, e in collegamento con il Circolo della stampa di Milano, si confronteranno, tra gli altri, su questo tema: Ferruccio De Bortoli, Vittorio Feltri, Mario Calabresi e Gianni Riotta da Milano; Ezio Mauro, Concita De Gregorio e Norma Rangeri, da Roma. ’’La notizia prima di tutto, fermiamo la legge bavaglio’’, è lo slogan dell’iniziativa riassunto nello striscione che darà il titolo al confronto. In quanto alla mobilitazione dei giornalisti, Natale ha detto: «Arriveremo allo sciopero dei giornalisti, per protestare contro la legge-bavaglio sulle intercettazioni in agenda al Senato. Lo abbiamo già deciso, ma faremo di tutto perchè non sia necessario arrivarci. Abbiamo già lanciato con la Fieg un appello comune: se questo non dovesse bastare non ci accontenteremo del carcere per i giornalisti ridotto da due mesi a un mese, ma arriveremo alla protesta dello sciopero. Se anche questo non basterà -avverte il presidente della Fnsi- e il Parlamento dovesse approvare la legge, daremo copertura totale ai colleghi che praticheranno la disobbedienza professionale e civile. E un attimo dopo l'approvazione della legge andremo alla Corte Europea per depositare un ricorso che un collegio di nostri legali sta già preparando».

SOTTOSCRIZIONE - Tra le proposte emerse dal sit-in , anche quella di lanciare una sottoscrizione per comprare due pagine sul New York Times e l'Herald Tribune per informare anche l'opinione pubblica statunitense. L'intenzione è anche di presentare il ricorso contro la legge alla Corte europea. E il popolo viola si è dato due nuovi appuntamenti: lunedì 24 al Teatro dell'Angelo e poi quello più ambizioso del 19 giugno: l'obiettivo è riempire piazza Navona. Aiutati, magari da un concerto dei Massive Attack.

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