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Udc: “Ddl migliorato, ma non basta”. E parte la protesta sul bavaglio ai blog

23 Luglio 2010 3 min lettura

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Udc: “Ddl migliorato, ma non basta”. E parte la protesta sul bavaglio ai blog

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Il ddl sulle intercettazioni continua a far discutere e se da una parte l'Udc si dichiara "parzialmente soddisfatta" per le ultime modifiche, dall'altra il disegno di legge così com'è continua a destare preoccupazioni tra le forze politiche di opposizione e a suscitare reazioni anche molto dure. "Grazie al lavoro costruttivo delle opposizioni - ha detto il deputato Udc Roberto Rao - il testo sulle intercettazioni è stato stravolto e visibilmente migliorato: segno che, come ha sottolineato anche il presidente Napolitano, il confronto e l'approfondimento parlamentare aiutano a migliorare i provvedimenti e non sono né uno spreco di tempo né un segnale di cattivo funzionamento delle istituzioni". "Gli emendamenti dell'Udc, in particolare, sono riusciti ad allentare il 'bavaglio', garantendo - ha concluso il deputato - maggiore libertà di stampa, e ad eliminare i privilegi per i parlamentari, che ora saranno intercettabili al pari degli altri cittadini".

Tutto questo, però, all'Udc non basta: il partito di Casini chiede un rinvio a settembre dell'esame del provvedimento da parte dell'aula, "mese nel quale siamo pronti a dare battaglia alla camera - ha concluso Rao - per arrivare alla migliore legge possibile. Una legge che trovi il punto d'equilibrio tra libertà d'informazione, tutela della privacy ed efficacia di uno strumento fondamentale per le indagini dei magistrati come le intercettazioni".

Ancora più radicale la posizione del Pd: "Così com'è, il ddl non lo voteremo mai", ha dichiarato il capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, secondo la quale le modifiche apportate altro non sono che uno specchietto per le allodole: "Berlusconi - ha detto - ha ceduto sul punto che per lui è meno costoso, perchè la parte a cui tiene di più è come limitare l'azione investigativa dei magistrati". Il Pd chiede anche che venga corretta "l'impropria e inopportuna equiparazione dei blog alla carta stampata", come ha precisato il deputato Pd e capogruppo in commissione Telecomunicazioni, Michele Meta. Il principale partito di opposizione invita governo e maggioranza a correggere quella che "rischia di determinare un freno insopportabile alla libertà di espressione e alla creatività di migliaia di blogger. Vista l'immediata e gratuita fruibilità di internet, i blog fanno del web una 'piazza virtuale' aperta, di confronto e arricchimento collettivo, sfidando spesso i grandi media pieni di risorse, sulla qualità e obiettività dell'informazione".

Sulla stessa linea il leader dell'Italia dei valori Antonio Di Pietro, secondo cui "la Rete è uno degli ultimi rifugi delle voci libere e della libera informazione. Consapevoli dell'importanza rappresentata dal web continueremo la nostra battaglia contro il ddl bavaglio e, in particolare, contro l'obbligo per i blogger a pubblicare la rettifica entro 48 ore. E' una battaglia in difesa della democrazia e della giustizia che porteremo avanti senza se e senza ma".

Anche il mondo del web si mobilita e manda un appello al presidente della Camera, Gianfranco Fini, e a quello della commissione Giustizia di Montecitorio, Giulia Bongiorno, perché venga eliminato dal ddl l'articolo che obbliga i blog alla rettifica, equiparando la loro situazione a quella dei giornalisti della carta stampata. Tra i firmatari dell'appello Guido Scorza, Presidente Istituto per le politiche dell'innovazione, Vittorio Zambardino (Scene Digitali), Alessandro Gilioli (Piovono Rane), Filippo Rossi (direttore Ffwebmagazine e Caffeina magazine), Arianna Ciccone (Festival Internazionale del Giornalismo e Valigia Blu), Stefano Corradino (Articolo 21). L'appello ricorda che l'altro ieri la presidente Bongiorno, all'inizio del voto sul ddl intercettazioni, ha dichiarato inammissibili gli emendamenti presentati da Roberto Cassinelli (PDL) e da Roberto Zaccaria (PD) al comma 29 dell'art. 1 del ddl intercettazioni, chiedendone l'abrogazione.

"Esigere che un blogger proceda alla rettifica entro 48 ore dalla richiesta - spiega il documento - esattamente come se fosse un giornalista, sotto pena di una sanzione fino a 12.500 euro, significa dissuaderlo dall'occuparsi di temi suscettibili di urtare la sensibilità dei poteri economici e politici". I firmatari dell'appello hanno chiesto al presidente Fini che in Aula possano essere discussi gli emendamenti dichiarati inammissibili in commissione. "L'accesso alla Rete, in centinaia di Paesi al mondo - conclude l'appello - si avvia a divenire un diritto fondamentale dell'uomo, non possiamo lasciare che, proprio nel nostro Paese, i cittadini siano costretti a rinunciarvi".

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