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Il caso Scurati e una intervista su Radio Rai 3: cosa ho detto e un paio di cose che non ho potuto dire

24 Aprile 2024 5 min lettura

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Il caso Scurati e una intervista su Radio Rai 3: cosa ho detto e un paio di cose che non ho potuto dire

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Mi hanno chiesto un intervento a Tutta la città ne parla (Radio Rai Tre) sul caso Scurati. Ne parlo qui pubblicamente non solo per riportare brevemente quello che ho detto, ma anche quello che non ho potuto dire. Avrei voluto rispondere alle parole della giornalista de La Verità Camilla Conti, ma purtroppo non ho potuto. Il mio collegamento è stato interrotto perché c'erano molti ospiti e quindi abbiamo potuto fare solo un giro di interventi.

Prima del mio intervento ho sentito un ascoltatore dire che il nostro problema sono le tifoserie, poi il professor Sabino Cassese dire che più che alle parole dette, non dette (riguardo alle accuse di Scurati sull'incapacità di dirsi antifascisti da parte di questa destra al potere) bisogna guardare i fatti e poi questo governo ha giurato sulla Costituzione (qui per fortuna il conduttore ha sottolineato che certamente non è garanzia sufficiente) e i funzionari della Rai hanno fatto un danno alla presidente Meloni (sono stati più realisti del re).

Cosa ho detto

1) È ora di finirla col liquidare come "tifoseria" le opportune, legittime, doverose critiche al potere, quando il potere è gestito per sopraffare. Quindi non ci si deve permettere di liquidare le proteste e le critiche per la questione Scurati come ideologiche o faziose. Basta screditare la giusta reazione della società civile.

2) Il professor Cassese ci invita a guardare ai fatti. Bene guardiamo ai fatti: Scurati è stato censurato, in modo maldestro, idiota, scatenando un effetto Streisand da manuale: il tentativo di nascondere, censurare una notizia che ha come effetto quello di amplificare la notizia stessa. Molto probabilmente in pochi avremmo ascoltato o saputo o notato il monologo di Scurati. Grazie a questo tentativo di censura, milioni di persone ora ne sono a conoscenza. Continuiamo a guardare i fatti: Scurati non è una eccezione. Prima ancora abbiamo avuto il caso del programma Insider di Roberto Saviano, un prodotto già pagato dalla Rai (la scusa della questione economica non potevano giocarsela) finito in un cassetto, mai trasmesso. I cittadini italiani non hanno potuto vedere questo lavoro trasmesso dal servizio pubblico perché un potere rancoroso e vendicativo ha deciso di usare la propria forza per questioni personali: Saviano è fortemente inviso a questa maggioranza e a questo governo. Hanno usato la Rai per una resa dei conti con uno scrittore.

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3) Gli anticorpi. Ai tempi della censura di Insider, non abbiamo assistito alla stessa mobilitazione a cui per fortuna abbiamo assistito per Scurati. Come non abbiamo assistito a una mobilitazione strutturata e incisiva per il caso Domani-Crosetto. Tre giornalisti indagati per aver scritto la verità sul conflitto di interessi del ministro della difesa Crosetto, con accuse che sono partite proprio da un esposto del ministro alla magistratura e che a mio avviso vanno fatte cadere. Non dobbiamo meravigliarci se il potere cerca di contrastare la libertà di informazione, di pensiero, il giornalismo di inchiesta. È nella dinamica / scontro media-potere. Dobbiamo preoccuparci quando questa dinamica non suscita reazioni. Quando la società civile stanca, sfibrata, sfilacciata, con una opposizione politica incapace di essere un punto di riferimento per una protesta solida e strutturata, non solo non reagisce più, ma non è nemmeno più in grado di vedere la gravità dei fatti. Perché quelle azioni di sopraffazione e repressione sono state processate e normalizzate. Ma ognuna di quelle azioni mina un po' alla volta la forza di una democrazia. Che rimane tale, ma sempre più indebolita col rischio di essere svuotata.

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4) “Sono stati più realisti del re”. Questa versione può fare molto comodo. Ma è falsa. Nessuno ha obbligato la presidente Meloni a pubblicare sui social il monologo di Scurati, aggiungendo il compenso richiesto e commentando che si tratta dello stipendio medio di un cittadino italiano. In questo modo la presidente Meloni ha in pratica avallato la scelta di censurare il monologo. Esponendo al tempo stesso a gogna pubblica uno scrittore. Il potere di uno scrittore è infinitamente inferiore a quello della presidente del Consiglio, e la presidente del Consiglio farebbe bene a usare quel potere con saggezza e misura. La presidente del Consiglio dovrebbe avere cose più urgenti e importanti di cui occuparsi rispetto a un monologo di uno scrittore sulla TV pubblica. Leggere retroscena di questi giorni su telefonate per stabilire o meno la strategia per gestire il caso (avremmo dovuto puntare sulla questione economica e non editoriale - ci sono mail allo stesso Scurati da parte della dirigenza Rai che parlano di problemi editoriali legati al contenuto del monologo e non di problemi di compenso), è di una tristezza immensa. Uno scempio che poteva essere risparmiato a noi cittadini.

5) Il problema dell’occupazione da parte dei partiti della Rai. Sciaguratamente hanno partecipato e partecipano tutti: destra, sinistra, centro. Sono anni che diciamo che i partiti devono uscire dalla Rai. La presenza e le ingerenze politiche sul servizio radio-televisivo umiliano e sviliscono il lavoro dei professionisti e delle professioniste della più importante azienda culturale del paese. Fuori partiti dalla Rai. È l’unica soluzione a questo problema che ci trasciniamo da sempre.

Cosa non ho potuto dire

La giornalista de La Verità interviene sottolineando che Repubblica ha dedicato 8 pagine alla vicenda Scurati, tralasciando altre notizie di cui i lettori avrebbero voluto leggere. In coda ha il tempo di denigrare Saviano definendolo “piangina” per la sua legittima protesta contro la censura avvenuta sulla sua pelle. Avevo chiesto alla regia di intervenire, ma dopo poco mi hanno detto che potevo chiudere il collegamento. Ho chiesto successivamente spiegazioni e mi è stato chiarito che c’erano troppi ospiti e non avevano tempo per un altro giro. Allora uso questo spazio su Valigia Blu per dire quello che non ho potuto dire.

  1. Non ha alcun senso lamentarsi di Repubblica e delle otto pagine su Scurati ai danni di altre notizie che avrebbero meritato più spazio. Repubblica è un privato che fa quello che vuole e gestisce i suoi spazi come vuole, e la sua linea editoriale come meglio crede. Ma davvero vogliamo paragonare la Rai a Repubblica? È semplicemente ridicolo. La Rai è servizio pubblico, pagata dai cittadini col canone. Repubblica, ripeto, è una azienda privata, se alla giornalista non piace come seleziona e gestisce le notizie è liberissima di non comprarla più e di non leggerla. Qui stiamo parlando del servizio pubblico radio-televisivo che subisce ingerenze dalla politica. Inutile cercare di confondere le acque con paragoni insostenibili.
  2. La battuta su Saviano che farebbe la “piangina” perché denuncia la censura da parte del potere politico che occupa la TV di Stato non solo è odiosa e ingiusta, ma è una vera e propria vigliaccata con l'aggravante che a farla sarebbe una giornalista che dovrebbe difendere, a prescindere da personali antipatie o simpatie, il principio secondo cui chiunque possa esprimere la propria opinione o fare informazione senza rischiare censure o vendette da parte della politica.

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