Fuori da qui Migranti

Barcellona, appello all’empatia: dobbiamo creare una rete di ‘città-rifugio’ per i migranti

2 Settembre 2015 5 min lettura

author:

Barcellona, appello all’empatia: dobbiamo creare una rete di ‘città-rifugio’ per i migranti

Iscriviti alla nostra Newsletter

4 min lettura

Creare una rete di “città-rifugio” disposte ad accogliere i migranti che fuggono dalla Siria. È la proposta del sindaco di Barcellona, Ada Colau, che dal suo profilo Facebook ha lanciato un appello all’empatia, aprendo un dibattito che si è velocemente esteso a tutto il paese.

Europa, europei, apriamo gli occhi. Non ci saranno sufficienti muri, né filo spinato che blocchino tutto questo. Né gas lacrimogeni, né proiettili di gomma. O affrontiamo questo dramma umano partendo dalla capacità di amare che ci rende umani, o finiremo tutti disumanizzati. E ci saranno altri morti, molti altri. Questa non è una battaglia per proteggerci ‘dagli altri’. In questo istante, questa è una guerra per la vita […] Ciò di cui ha bisogno l’Europa, urgentemente, è una ‘chiamata’ all’affetto, una chiamata all’empatia. Potrebbero essere i nostri figli, le nostre sorelle o le nostre madri. Potremmo essere noi, come tanti dei nostri nonni che furono esiliati.

Antes de ayer 50 personas murieron asfixiadas en la bodega de un barco. Ayer más de 70 muertos en el interior de un cami...

Posted by Ada Colau Ballano on Venerdì 28 agosto 2015

Colau non risparmia le critiche, seppure indirette, al Partito Popolare catalano, che negli ultimi mesi ha messo in atto una vera e propria campagna d'odio verso i migranti.

Alcuni promuovono irresponsabilmente la paura 'degli altri', 'gli illegali', 'quelli che vengono senza permesso', 'a usare la nostra Sanità', 'a prendersi i nostri aiuti', 'a occupare le nostre scuole', 'a chiedere', 'a mendicare', 'a delinquere'... Però la paura è solamente questo: paura. La nostra paura di vivere un poco peggio, contro la loro paura di non sopravvivere. La nostra paura di dover condividere una piccola parte del benessere, contro la loro paura della fame e della morte, così profonda che gli ha dato il coraggio di rischiare tutto, per venire senza nessun bagaglio se non la propria paura.

migranti-rifugiati

L'unico partito che ha reagito con ostilità alla proposta del sindaco è proprio il Partito Popolare, che la considera “irresponsabile”, mentre le altre formazioni politiche locali hanno dato il proprio sostegno al progetto, ricordando però che per realizzarlo sarà necessaria la collaborazione del Governo e dell’Unione Europea. Una condizione di cui la stessa Ada Colau è consapevole, e infatti concludeva il suo messaggio con queste parole:

Anche se si tratta di un tema di competenza statale ed europea, Barcellona farà tutto quello che potrà per partecipare a una rete di città-rifugio. Vogliamo città impegnate nei diritti umani, città delle quali sentirci orgogliosi.

Il desiderio che Barcellona recuperi centralità attraverso la cooperazione internazionale e l’accoglienza ai rifugiati, affonda radici nei primi anni ’90, quando la città delle Olimpiadi tendeva la mano a una Bosnia dissanguata dal più feroce genocidio registratosi dopo l'Olocausto. Questa storia di solidarietà è nota agli spagnoli, ma quasi sconosciuta in Italia.

Ricordando "l'undicesimo distretto"

Barcellona ha 10 distretti, però ci fu un tempo in cui venne incluso un undicesimo: Sarajevo. Oltre alla relazione diretta e istituzionale tra le due città e all’aiuto economico alle ONG che sviluppavano progetti umanitari sul territorio, si calcola che durante la guerra in Bosnia vennero accolti in Catalogna oltre 2.000 rifugiati. In alcuni casi il governo centrale usò le navi della Marina per portarli in Spagna, come testimonia questo reportage dell’epoca.

Oggi la Catalogna mette a disposizione appena 28 posti d'accoglienza. Una cifra che contrasta con le oltre 400.000 persone che hanno chiesto asilo all’Unione Europea nei primi sei mesi del 2015.

L’esecutivo di Mariano Rajoy ha messo in chiaro pochi giorni fa che è disposto ad accogliere solamente 2.000 dei 6.000 rifugiati che gli corrispondono (secondo il piano europeo di ricollocamento). Il presidente sostiene che il paese è al limite ed è impossibile accogliere più persone, ma le associazioni umanitarie controbattono che la Spagna dei primi anni ’90 era una Spagna povera, molto più povera di oggi, con un tasso di disoccupazione più alto, che attraversava la sua prima grande crisi economica, ma questo non ha impedito di essere solidali davanti alla tragedia balcanica.

Anche per questo è importante che la proposta delle città-rifugio nasca da realtà politiche locali. Secondo alcuni rappresentanti di associazioni umanitarie, un impegno politico locale potrebbe essere determinante per sensibilizzare i cittadini su scala nazionale.

Come si crea una rete di città-rifugio

El País informa che il Comune catalano ha già iniziato un dialogo con associazioni come Asil.cat e UNHCR, l’agenzia ONU per i rifugiati, per tracciare le linee guida del piano d’accoglienza. Mentre è notizia di poche ore fa lo stanziamento di 200.000 euro per rafforzare il lavoro del Servizio di Attenzione agli Immigrati, Emigrati e Rifugiati (SAIER).

Sul piano politico, sono state annunciate riunioni imminenti con il Governo regionale e il Fondo Catalano di Cooperazione e Sviluppo. E il consiglio comunale ha intenzione di estendere la discussione ai comuni spagnoli governati da altre liste cittadine (che i giornali italiani identificano erroneamente con Podemos, ma che in realtà racchiudono diverse realtà e movimenti locali). I consiglieri comunali e i sindaci di Madrid, Cadice, Santiago di Compostela, La Coruña, Badalona, Saragozza, e Pamplona affronteranno la questione venerdì 4 settembre, durante l'incontro “Città per il Bene Comune”.

Il sindaco di Valencia, Joan Ribó, e quello di Madrid, Manuela Carmena, hanno già manifestato il proprio sostegno all’idea di Ada Colau. La capitale spagnola, governata dalla lista cittadina Ahora Madrid, ha adottato una postura ufficiale al rispetto attraverso un comunicato stampa pubblicato martedì.

Il dramma dei rifugiati è una questione di diritti umani che non può lasciare impassibile una città diversa e accogliente come Madrid. Per affrontarlo il Governo centrale deve assumersi le sue responsabilità con urgenza. Il Comune si unisce alla rete di città di accoglienza e studierà misure per cooperare nell’attenzione alle persone rifugiate.

La prossima settimana il sindaco di Barcellona si riunirà con i rappresentanti di UNHCR, della Croce Rossa e della Commissione Spagnola di Aiuto al Rifugiato (CEAR), per dare la sua disponibilità all’accoglienza di un numero di rifugiati molto maggiore all’attuale e coordinare l'offerta di asilo. All’incontro parteciperanno anche tecnici e avvocati del comune che analizzeranno il margine legale d’azione di cui dispone la città.

Quattro giorni dopo il suo appello, Ada Colau è tornata su Facebook per annunciare con "emozione" di aver ricevuto "moltissime lettere da parte di famiglie che si offrono di accogliere i rifugiati nelle loro case". Forse qualcosa di grande si è messo in moto. Forse siamo ancora in tempo per restare umani.

Segnala un errore

Leave a comment