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A lezione dai “pirati”: ripensare il copyright nell’Unione europea

30 Gennaio 2015 8 min lettura

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A lezione dai “pirati”: ripensare il copyright nell’Unione europea

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I problemi dell'attuale normativa sul copyright sono tutti in una battuta dell'ex vicepresidente della Commissione europea Neelie Kroes, che a luglio dello scorso anno aprì un discorso in questo modo:

Buon compleanno a tutti voi presso l'Istituto di diritto dell'informazione. Vorrei cantare Happy Birthday, ma tecnicamente penso che la canzone sia ancora sotto copyright, non voglio dover pagare i diritti

Happy birthday to you”, probabilmente la canzone inglese più conosciuta, è il risultato della combinazione di un testo e della melodia di altra canzone (Good morning to all) del 1893. La prima esecuzione di Happy birthday risale al 1912, la registrazione per copyright è del 1935 e nel 1988 l'acquisisce la Warner Music. La Warner, basandosi sulla registrazione del '35, sostiene che negli Usa il copyright della canzone scade nel 2030 (in Europa scade nel 2016), per cui ogni esecuzione pubblica è soggetta al pagamento dei diritti, attualmente fissati in circa 700 dollari. Ricordiamo che “esecuzione pubblica” è anche canticchiare la canzone ad un compleanno se ci sono ospiti ulteriori rispetto al solo nucleo familiare.

Tralasciando che molti ritengono che in realtà la canzone sia ormai nel pubblico dominio, appare evidente che oggi, nell'epoca della condivisione di massa attraverso Internet e i social network, uno dei problemi fondamentali è appunto l'incertezza legale sulle scadenze dei diritti e in generale su ciò che è permesso e ciò che non lo è in materia di copyright.

Rapporto sulla revisione della direttiva europea
Per l'Unione europea la materia è regolata principalmente dalla direttiva Infosoc (2001/29/CE), nata in un periodo nel quale internet non era ancora sviluppato, e che quindi mostra evidenti carenze.
La Commissione europea da tempo ha avviato il processo di revisione della normativa sul copyright e diritti collegati, sfociato in una consultazione.
Julia Reda, vice presidente del Gruppo dei Verdi,  Rapporteur del Parlamento sulla revisione della Direttiva Copyright, ed esponente dell'European Pirate Party, è stata incaricata di analizzare l'attuale normativa per rinnovarla e renderla al passo coi tempi. Nel gennaio del 2015 ha pubblicato il suo parere sulla revisione della direttiva Infosoc, parere che dovrebbe essere il contributo chiave per la riforma dell'intero settore.

Data l'origine dell'estensore, è essenziale specificare che il parere non presenta idee radicali, o ipotesi di abolizione del copyright, tutt'altro, si concentra su problemi pratici dai quali parte per ipotizzare forme di aggiornamento della legislazione alla realtà. Si potrà notare che alcune delle proposte sono già state anticipate da sentenze della Corte di Giustizia europea, che la Reda si propone soltanto di rendere chiare ed obbligatorie per tutta l'Unione. L'origine “pirata” del rapporto lo si legge, invece, nella visione ottimistica delle nuove tecnologie e nell'idea che Internet può migliorare l'accesso alla cultura e l'esercizio dei diritti.

Julia Reda

Adeguamento e eliminazione delle barriere
Il parere della Reda è una presa d'atto che l'adeguamento delle norme alla mutata realtà è ormai indifferibile. Parte dalla considerazione che la direttiva Infosoc nasce con lo scopo di armonizzare alcuni aspetti del copyright e relativi diritti, introducendo un livello minimo di protezione per le opere dell'ingegno, ma non fissa alcuno standard per la protezione degli interessi pubblici e dei singoli utenti-cittadini.
Secondo il parere, la natura opzionale delle eccezioni al copyright ha portato ad una crescente frammentazione delle legislazioni nazionali in materia, così creando barriere tra i paesi dell'Unione nello scambio di cultura e conoscenza.
Si citano espressamente i casi della Germania e della Spagna, paesi che hanno introdotto diritti accessori a favore degli editori, e specificamente diretti contro gli aggregatori di notizie (Google News), come esempio di regole che esacerbano la frammentazione del diritto europeo, creando ostacoli agli scambi transfrontalieri, in contrasto con lo scopo della legislazione comunitaria, che è, invece, di facilitare tali scambi.

Nel parere si evidenzia che l'uso trasformativo di opere protette è attualmente ostacolato da una forte incertezza legale determinata proprio dalle differenze tra le legislazioni nazionali. Altro aspetto stigmatizzato è la complessità nella determinazione dei termini di copyright, considerato che in alcuni Stati al fine di stabilire se un'opera è nel pubblico dominio, è necessario conoscere la data di decesso dell'autore e la situazione degli eredi, informazioni non sempre disponibili ai privati cittadini.

Le proposte e le raccomandazioni della Reda al legislatore europeo sono molteplici e tutte nella medesima ottica di eliminazione delle barriere, territoriali ma non solo, con l'intento palese di realizzare una normativa unica per tutta l'Europa.
Raccomanda, quindi, di eliminare gli ostacoli alla libera circolazione delle opere e al riuso trasformativo delle stesse. Ad esempio si propone di estendere la libertà di citazione, oggi limitata alle opere scritte, anche a materiale audio-video, garantendo la liceità delle gif animate e del riuso di snippett di opere cinematografiche e televisive.
Chiede di riscrivere i termini di tutela delle opere, fissandoli in base agli standard minimi della convenzione di Berna (cioè 50 anni dopo la morte dell'autore invece degli attuali 70 dopo la morte dell'autore).
Sottolinea la necessità di rimuovere le restrizioni territoriali (quante volte avete letto l'avviso “questo video non è disponibile nel tuo paese”?), di incoraggiare l'accessibilità dei servizi in tutta l'Unione, favorendo l'uso di formati aperti che garantiscano l'interoperabilità dei servizi, e ridurre le barriere all'ingresso per i nuovi provider di servizi (il blocco dei siti web attuato a mezzo dei provider può essere considerato una barriera all'ingresso in quanto necessità di spese organizzative da parte dei provider).

Eccezioni al copyright
Propone di rendere obbligatorie tutte le eccezioni al copyright di cui alla direttiva Infosoc, per consentire la parità di accesso alla diversità culturale, raccomandando che l'esercizio di tali eccezioni non sia ostacolato da misure tecnologiche (DRM). Quindi raccomanda l'estensione della libertà di panorama (foto e video di spazi pubblici) in modo che si possa fotografare la Torre Eiffel senza essere citati in giudizio per violazione del copyright (attualmente è illecito fotografare la Torre Eiffel di notte per il copyright sui giochi di luci). Propone di precisare che il link, quale mezzo di navigazione in Internet, deve essere ritenuto lecito e non può costituire una violazione del copyright (in tal senso ci sono recenti sentenze della Corte di Giustizia europea). La revisione prevede eccezioni per fini di insegnamento o di ricerca (oggi può essere considerata violazione del copyright la copia di materiale protetto anche se presentato in classe).
Si prevede anche una deroga per le biblioteche al fine di prestare i libri in formato digitale, senza alcuna limitazione di formato. Chiede di esentare dal copyright le opere del settore pubblico per favorire la diffusione della cultura, così estendendo il pubblico dominio. Si propone l'esclusione di misure di protezione digitali (DRM) per i lavori non soggetti a copyright (un modo per aggirare l'assenza di tutela del copyright).

Di fatto, conclude il rapporto, occorre un nuovo bilanciamento tra diritti dei titolari e gli interessi della collettività alla diffusione e alla circolazione della cultura, nonché i diritti dei cittadini.

Non si tratta ovviamente di permettere la copia indiscriminata delle opere tutelate, quanto piuttosto di garantire che la tutela del copyright non sfoci in un privilegio monopolistico della cultura che sicuramente è deleterio anche per l'innovazione. È pacifico quindi che l'armonizzazione delle norme in materia di eccezioni e limitazioni al copyright debba passare per una rigida fissazione di regole interpretative del Three Step Test, regole che da un lato garantiranno adeguatamente i titolari dei diritti, ma al contempo elimineranno l'incertezza giuridica relativa al riuso delle opere, così finalmente permettendo ai cittadini di esercitare i propri diritti con cognizione di causa e senza timore di commettere degli illeciti.
Le regole, infatti, non possono essere incerte o impraticabili, non è ammissibile che ogni giorno un cittadino per fare qualcosa di comune e banale rischi di violare la legge. Quante persone vogliono riutilizzare un'opera, un remix, e non sanno se possono farlo e in che termini farlo? E ciò non danneggia l'innovazione? Quanti insegnanti non sanno se e come condividere il materiale didattico? Quante aziende si arrendono all'espansione in nuovi mercati per le barriere territoriali del copyright?

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È fondamentale, quindi, realizzare l'armonizzazione delle legislazioni nazionali espungendo le barriere che si frappongono tra gli artisti e il loro pubblico, barriere territoriali, ma anche barriere di formato di file, di assenza di interoperabilità tra servizi, tutte situazioni che contrastano il Mercato Digitale Unico Europeo, a cui tende la legislazione comunitaria.

Copyright per l'innovazione non per le rendite di posizione
Al di là delle considerazione della Reda, occorre ricordare che il sistema di copyright nasce come incentivo per l'innovazione, ma nel tempo, con l'estensione dei termini di tutela, e con la realizzazione di finestre temporali e territoriali, si sta trasformando sempre di più in un sistema di welfare per gli artisti e per i produttori.
Oggi grazie a nuovi servizi su internet (Youtube, Kickstarter, ecc...), quello stesso internet che viene costantemente accusato di favorire la pirateria e quindi di “uccidere” la creatività e l'innovazione, una massa sempre più grande di artisti minori riesce finalmente ad ottenere una remunerazione per le loro opere, che, notizia, generalmente non è affatto basata sul copyright, a provare che il copyright non è l'unica via percorribile.

Passi successivi della riforma
Il 16 aprile la Commissione Affari Legali voterà il parere della Reda e gli eventuali emendamenti, dopo di ché passerà al voto del Parlamento europeo il 20 maggio. Ovviamente non è detto che il parere della Reda sarà accolto così come è, dovrà passare il fuoco di sbarramento delle lobby (qui le prime reazioni al rapporto), ma questo rapporto certifica che l'iniziativa legislativa non è più solo nelle mani delle lobby, che si preoccupano principalmente di profitti e dividendi azionari, ma anche, e forse per la prima volta, nelle mani di attivisti che si interessano di diritti civili e libertà dei cittadini.
In questa prospettiva occorre ricordare che il Partito Pirata sta svolgendo un ruolo fondamentale nel Parlamento Europeo per strutturare la discussione sul copyright in maniera quanto più trasparente possibile (nonostante la scarsissima copertura dei media tradizionali!), coinvolgendo i cittadini e le associazioni per i diritti civili, sebbene l'industria, specialmente quella francese, sia ancora estremamente condizionante e tenda a difendere i principi pensati nello scorso secolo.
Un discorso aperto che, purtroppo, non si nota ancora negli Usa.

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